Il tema relativo all’individuazione dello strumento di impugnazione idoneo ad avversare l’ordinanza coercitiva emessa ai sensi dell’art. 300, 5° comma, c.p.p. è di centrale importanza nel microcosmo della cautela. La corretta determinazione della species di ricorso esperibile consente, infatti, di evitare – a monte – la perdita di chances difensive connesse alla maggiore “appetibilità” del riesame rispetto all’appello cautelare e – a valle – il rischio di una possibile censura di inammissibilità dell’impugnazione per vizi attinenti a carenze motivazionali. Alla luce di tali considerazioni, diventa dirimente individuare il punto di rottura tra il riesame e l’appello, partendo dalla perimetrazione del concetto di “autonomia” della misura coercitiva ripristinata (rectius: disposta) dal giudice cautelare.
In tema di impugnazione delle ordinanze cautelari (ri)adottate in appello
Nocerino
2025-01-01
Abstract
Il tema relativo all’individuazione dello strumento di impugnazione idoneo ad avversare l’ordinanza coercitiva emessa ai sensi dell’art. 300, 5° comma, c.p.p. è di centrale importanza nel microcosmo della cautela. La corretta determinazione della species di ricorso esperibile consente, infatti, di evitare – a monte – la perdita di chances difensive connesse alla maggiore “appetibilità” del riesame rispetto all’appello cautelare e – a valle – il rischio di una possibile censura di inammissibilità dell’impugnazione per vizi attinenti a carenze motivazionali. Alla luce di tali considerazioni, diventa dirimente individuare il punto di rottura tra il riesame e l’appello, partendo dalla perimetrazione del concetto di “autonomia” della misura coercitiva ripristinata (rectius: disposta) dal giudice cautelare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


