Le tesi dell’Amministrazione finanziaria italiana sul trust - che individuano nella mera presenza di poteri riservati al disponente una causa di inesistenza giuridica dell’istituto, prescindendo dal loro complessivo bilanciamento - appaiono disallineate rispetto alla tradizione anglosassone in cui viene attribuita al disponente la facoltà di riservarsi taluni poteri di indirizzo e controllo, essendo ciò compatibile con la c.d. “certezza dell’intenzione” di dare vita al trust. Invero, la sussistenza di questi poteri non osta alla istituzione di un trust effettivo e genuino, purché il trustee sia comunque posto nelle condizioni di poter disporre ed impiegare i beni in trust con sufficiente grado di autonomia.
I poteri riservati al disponente. riflessioni comparate circa la posizione dell’amministrazione finanziaria italiana
lorenzo Pennesi
2024-01-01
Abstract
Le tesi dell’Amministrazione finanziaria italiana sul trust - che individuano nella mera presenza di poteri riservati al disponente una causa di inesistenza giuridica dell’istituto, prescindendo dal loro complessivo bilanciamento - appaiono disallineate rispetto alla tradizione anglosassone in cui viene attribuita al disponente la facoltà di riservarsi taluni poteri di indirizzo e controllo, essendo ciò compatibile con la c.d. “certezza dell’intenzione” di dare vita al trust. Invero, la sussistenza di questi poteri non osta alla istituzione di un trust effettivo e genuino, purché il trustee sia comunque posto nelle condizioni di poter disporre ed impiegare i beni in trust con sufficiente grado di autonomia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.