Lo studio trae spunto dalla disciplina europea della responsabilità dell’internet provider, articolata in diversi regimi, che dipendono dal tipo di servizio fornito (mero accesso alla rete; servizio di ospitalità di contenuti - di ogni genere: testuali, musicali, grafici, ecc. - predisposti da terzi; servizio di fornitura di contenuti predisposti in proprio). Particolare attenzione è dedicata ai servizi di hosting, a cui proposito la giurisprudenza ha oscillato tra decisioni severe, che attribuiscono al fornitore la responsabilità per la diffusione di materiale illecito altrui sulla base di un obbligo di vigilanza sul ‘materiale’ che circola presso le proprie infrastrutture (si impone quindi un obbligo di predisporre appositi filtri, che impediscano la diffusione) e decisioni che invece riconoscono la responsabilità dello stesso solo se, a conoscenza (conoscenza effettiva, non possibile) della presenza di contenuti illeciti presso le proprie strutture, non ha messo in atto alcuna azione di rimozione. Lo studio aderisce a queste ultime decisioni, rilevando la difficoltà tecnico-economica di predisporre filtri adeguati ed il rischio che si giunga ad un’oggettivizzazione della responsabilità del fornitore di servizi di hosting. Prendendo spunto dalla giurisprudenza statunitense che fa leva sul rischio di chilling effects (effetti restrittivi sulla libertà di circolazione delle informazioni in internet) di un regime di responsabilità severo, lo studio rileva che, ove l’hosting provider dovesse esser reso arbitro - sotto propria responsabilità - della decisione di rimuovere contenuti apparentemente illeciti, egli finirebbe per rimuovere tutto quanto si presenti come tale per evitare il rischio di esborsi risarcitori. Al contrario, un regime appropriato di responsabilità civile, che si faccia carico dell’esigenza di favorire la libera circolazione delle informazioni in internet, dovrebbe limitarsi a sancire la responsabilità dell’hosting provider solo quando questi sia stato avvertito dal danneggiato della presenza di contenuti illeciti, detta comunicazione abbia fondamento concreto agevolmente rilevabile e, infine, nonostante ciò, l’hosting provider non provveda ad una tempestiva rimozione.
L' IMPRESA DI CONTENT, HOST ED ACCESS PROVIDING
TROIANO, ONOFRIO
2007-01-01
Abstract
Lo studio trae spunto dalla disciplina europea della responsabilità dell’internet provider, articolata in diversi regimi, che dipendono dal tipo di servizio fornito (mero accesso alla rete; servizio di ospitalità di contenuti - di ogni genere: testuali, musicali, grafici, ecc. - predisposti da terzi; servizio di fornitura di contenuti predisposti in proprio). Particolare attenzione è dedicata ai servizi di hosting, a cui proposito la giurisprudenza ha oscillato tra decisioni severe, che attribuiscono al fornitore la responsabilità per la diffusione di materiale illecito altrui sulla base di un obbligo di vigilanza sul ‘materiale’ che circola presso le proprie infrastrutture (si impone quindi un obbligo di predisporre appositi filtri, che impediscano la diffusione) e decisioni che invece riconoscono la responsabilità dello stesso solo se, a conoscenza (conoscenza effettiva, non possibile) della presenza di contenuti illeciti presso le proprie strutture, non ha messo in atto alcuna azione di rimozione. Lo studio aderisce a queste ultime decisioni, rilevando la difficoltà tecnico-economica di predisporre filtri adeguati ed il rischio che si giunga ad un’oggettivizzazione della responsabilità del fornitore di servizi di hosting. Prendendo spunto dalla giurisprudenza statunitense che fa leva sul rischio di chilling effects (effetti restrittivi sulla libertà di circolazione delle informazioni in internet) di un regime di responsabilità severo, lo studio rileva che, ove l’hosting provider dovesse esser reso arbitro - sotto propria responsabilità - della decisione di rimuovere contenuti apparentemente illeciti, egli finirebbe per rimuovere tutto quanto si presenti come tale per evitare il rischio di esborsi risarcitori. Al contrario, un regime appropriato di responsabilità civile, che si faccia carico dell’esigenza di favorire la libera circolazione delle informazioni in internet, dovrebbe limitarsi a sancire la responsabilità dell’hosting provider solo quando questi sia stato avvertito dal danneggiato della presenza di contenuti illeciti, detta comunicazione abbia fondamento concreto agevolmente rilevabile e, infine, nonostante ciò, l’hosting provider non provveda ad una tempestiva rimozione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.