Questo articolo dedica ampio spazio all’analisi del meccanismo del passaggio degli Stati membri UE nell’area dell’euro. Di tale meccanismo l’A. fornisce una trattazione sistematica, integrata da rilievi critici. La riflessione va però ben oltre il suddetto argomento, coinvolgendo l’intero impianto della costruzione di Maastricht. Da qui la proposta di una nuova Maastricht, più attenta non solo all’ingegneria economica e finanziaria, ma anche alle problematiche sociali. Riscrivere Maastricht vuol dire necessariamente molte cose: porre, nello Statuto del SEBC e della BCE, l’obiettivo della stabilità dei prezzi sullo stesso piano dell’obiettivo dello sviluppo dell’economia e dell’occupazione; ridefinire ed allargare il vecchio quadro della “convergenza”, aggiungendo i criteri sulla convergenza sociale e su quella fiscale; ripensare l’intero impianto del Patto di stabilità e crescita, anche per risolvere il problema del debito pubblico nei Paesi membri in cui esso è esuberante. Vuol dire altresì: approvare norme che impediscano o almeno attenuino il “dumping sociale” tra i Paesi comunitari; potenziare l’imprenditore di tipo schumpeteriano (destinato ad essere soffocato sotto “Basilea 2”); riformare l’attuale assetto istituzionale dell’Unione Europea. Naturalmente, è questo un elenco non esaustivo. L’A., conscio di esprimere posizioni che rientrano in una corrente minoritaria di pensiero, auspica che il presente lavoro possa contribuire a stimolare una serena discussione critica sugli attuali pilastri dell’Unione economica e monetaria europea. Non bisogna ammantare di sacralità le norme create dagli uomini.

L'allargamento UE del 2004 e l'Unione monetaria. Riflessioni per una nuova Maastricht

DE GIROLAMO, UMBERTO ANTONIO ANGELO
2006-01-01

Abstract

Questo articolo dedica ampio spazio all’analisi del meccanismo del passaggio degli Stati membri UE nell’area dell’euro. Di tale meccanismo l’A. fornisce una trattazione sistematica, integrata da rilievi critici. La riflessione va però ben oltre il suddetto argomento, coinvolgendo l’intero impianto della costruzione di Maastricht. Da qui la proposta di una nuova Maastricht, più attenta non solo all’ingegneria economica e finanziaria, ma anche alle problematiche sociali. Riscrivere Maastricht vuol dire necessariamente molte cose: porre, nello Statuto del SEBC e della BCE, l’obiettivo della stabilità dei prezzi sullo stesso piano dell’obiettivo dello sviluppo dell’economia e dell’occupazione; ridefinire ed allargare il vecchio quadro della “convergenza”, aggiungendo i criteri sulla convergenza sociale e su quella fiscale; ripensare l’intero impianto del Patto di stabilità e crescita, anche per risolvere il problema del debito pubblico nei Paesi membri in cui esso è esuberante. Vuol dire altresì: approvare norme che impediscano o almeno attenuino il “dumping sociale” tra i Paesi comunitari; potenziare l’imprenditore di tipo schumpeteriano (destinato ad essere soffocato sotto “Basilea 2”); riformare l’attuale assetto istituzionale dell’Unione Europea. Naturalmente, è questo un elenco non esaustivo. L’A., conscio di esprimere posizioni che rientrano in una corrente minoritaria di pensiero, auspica che il presente lavoro possa contribuire a stimolare una serena discussione critica sugli attuali pilastri dell’Unione economica e monetaria europea. Non bisogna ammantare di sacralità le norme create dagli uomini.
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