Il lavoro nasce dall'esigenza di tentare di risolvere i molteplici problemi e i gravi dubbi legati alla lacunosa e incerta regolamentazione dell'estinzione del processo societario. Oggetto di esame sono le singole fattispecie estintive previste nel d.lgs. n. 5/2003 e i meccanismi che sovrintendono al loro funzionamento. Particolare rilievo, soprattutto in considerazione degli innovativi risultati cui si perviene, assume l'analisi delle conseguenze correlate alla mancata o tardiva costituzione in giudizio di entrambe le parti, alla violazione dei termini di cui all'art. 8 d.lgs. n. 5/2003 e al tardivo deposito dell'istanza di fissazione di udienza. Le conclusioni dello studio sono riservate a valutazioni di carattere sistematico sull'operato del legislatore: si pone in evidenza che le norme che regolano la mors litis nel processo societario hanno contribuito non già a valorizzare il potere dispositivo delle parti (obiettivo che pure rappresentava uno dei punti nodali della riforma) bensì ad arginarlo. Viene altresì segnalato che la matrice di quelle disposizioni è palesemente autoritaria, affonda le proprie radici nel c.p.c. del 1940 e mal si concilia con un modello processuale liberale e garantista (quale quello del procedimento formale del 1865, cui il legislatore del 2003 si è dichiaratamente ispirato), con la conseguenza che il rito societario può dirsi fondato sul compromesso fra due ideologie agli antipodi.
L'estinzione del processo societario
FUIANO, MARIO PIO
2006-01-01
Abstract
Il lavoro nasce dall'esigenza di tentare di risolvere i molteplici problemi e i gravi dubbi legati alla lacunosa e incerta regolamentazione dell'estinzione del processo societario. Oggetto di esame sono le singole fattispecie estintive previste nel d.lgs. n. 5/2003 e i meccanismi che sovrintendono al loro funzionamento. Particolare rilievo, soprattutto in considerazione degli innovativi risultati cui si perviene, assume l'analisi delle conseguenze correlate alla mancata o tardiva costituzione in giudizio di entrambe le parti, alla violazione dei termini di cui all'art. 8 d.lgs. n. 5/2003 e al tardivo deposito dell'istanza di fissazione di udienza. Le conclusioni dello studio sono riservate a valutazioni di carattere sistematico sull'operato del legislatore: si pone in evidenza che le norme che regolano la mors litis nel processo societario hanno contribuito non già a valorizzare il potere dispositivo delle parti (obiettivo che pure rappresentava uno dei punti nodali della riforma) bensì ad arginarlo. Viene altresì segnalato che la matrice di quelle disposizioni è palesemente autoritaria, affonda le proprie radici nel c.p.c. del 1940 e mal si concilia con un modello processuale liberale e garantista (quale quello del procedimento formale del 1865, cui il legislatore del 2003 si è dichiaratamente ispirato), con la conseguenza che il rito societario può dirsi fondato sul compromesso fra due ideologie agli antipodi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.