Premessa e obiettivi: La sepsi è ora definita, secondo la Surviving Sepsis Campaign del 2016, come disfunzione d'organo pericolosa per la vita causata da una risposta disregolata dell'ospite a seguito di un'infezione. Lo shock settico è un sottoinsieme della sepsi con disfunzione circolatoria e cellulare/metabolica associata a un rischio più elevato di mortalità. Nonostante la ricerca, la patogenesi della sepsi rimane poco chiara. In effetti, la teoria ampiamente accettata che ha riportato la sepsi come una risposta infiammatoria incontrollata a un patogeno che era più uno spettatore che il vero insulto, è stata messa in discussione. Un crescente corpo di prove suggerisce che l'incapacità della cellula di consumare ossigeno potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella patogenesi della sepsi. Pertanto, il presente progetto di ricerca si propone di valutare, attraverso uno studio immunoistochimico, l'esistenza e/o l'entità dello stress ossidativo in tessuto miocardico e nervoso di soggetti deceduti per sepsi, per supportare l'uso di farmaci volti a correggere le anomalie redox nella gestione dei pazienti settici. Materiali e metodi: Sono stati selezionati come casi di studio 10 casi di soggetti deceduti in strutture sanitarie con segni clinico-laboratoristici ante-mortem che hanno permesso la diagnosi di shock settico e 1 caso di un soggetto deceduto immediatamente dopo un incidente stradale è stato utilizzato come controllo negativo. Sono stati quindi prelevati campioni di ventricolo sinistro e corteccia cerebrale, fissati in formalina e sottoposti a sezioni su cui è stato eseguito uno studio immunoistochimico utilizzando anticorpi anti-NOX-2, NT, iNOS e 8-OHdG. Risultati: I risultati emersi dal presente studio dimostrano che, nonostante un'espressività variabile per i marcatori NT, iNOS e NOX2, i campioni di cervello hanno dimostrato univoca ed elevata positività per il marcatore 8-OHdG. Conclusioni: Ciò consentirebbe di ipotizzare come, indipendentemente dal meccanismo di produzione di ROS e NOS (mediato da iNOS o NOX2) e dai meccanismi patofisiologici che si innescano durante la sepsi, il danno ossidativo al DNA rappresenti l'evento a cui conduce tutto questo processo e, di fatto, in letteratura, sia direttamente correlato alla mortalità dipendente dalla sepsi. I neuroni, al contrario, sembrano essere più sensibili allo stress ossidativo a causa di un basso numero di molecole protettive o scavenger (catalasi, glutatione perossidasi, GSH o vitamina E). Pertanto, nonostante la ridotta produzione, la manifestazione del danno rimane elevata. Questa evidenza, insieme a quella dello studio precedente, non può che supportare l'introduzione di sostanze con funzione antiossidante nelle linee guida per il trattamento della sepsi.
Oxidative Stress in Sepsis: heart and brain involvement / Bertozzi, Giuseppe. - (2024).
Oxidative Stress in Sepsis: heart and brain involvement
BERTOZZI, GIUSEPPE
2024-01-01
Abstract
Premessa e obiettivi: La sepsi è ora definita, secondo la Surviving Sepsis Campaign del 2016, come disfunzione d'organo pericolosa per la vita causata da una risposta disregolata dell'ospite a seguito di un'infezione. Lo shock settico è un sottoinsieme della sepsi con disfunzione circolatoria e cellulare/metabolica associata a un rischio più elevato di mortalità. Nonostante la ricerca, la patogenesi della sepsi rimane poco chiara. In effetti, la teoria ampiamente accettata che ha riportato la sepsi come una risposta infiammatoria incontrollata a un patogeno che era più uno spettatore che il vero insulto, è stata messa in discussione. Un crescente corpo di prove suggerisce che l'incapacità della cellula di consumare ossigeno potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella patogenesi della sepsi. Pertanto, il presente progetto di ricerca si propone di valutare, attraverso uno studio immunoistochimico, l'esistenza e/o l'entità dello stress ossidativo in tessuto miocardico e nervoso di soggetti deceduti per sepsi, per supportare l'uso di farmaci volti a correggere le anomalie redox nella gestione dei pazienti settici. Materiali e metodi: Sono stati selezionati come casi di studio 10 casi di soggetti deceduti in strutture sanitarie con segni clinico-laboratoristici ante-mortem che hanno permesso la diagnosi di shock settico e 1 caso di un soggetto deceduto immediatamente dopo un incidente stradale è stato utilizzato come controllo negativo. Sono stati quindi prelevati campioni di ventricolo sinistro e corteccia cerebrale, fissati in formalina e sottoposti a sezioni su cui è stato eseguito uno studio immunoistochimico utilizzando anticorpi anti-NOX-2, NT, iNOS e 8-OHdG. Risultati: I risultati emersi dal presente studio dimostrano che, nonostante un'espressività variabile per i marcatori NT, iNOS e NOX2, i campioni di cervello hanno dimostrato univoca ed elevata positività per il marcatore 8-OHdG. Conclusioni: Ciò consentirebbe di ipotizzare come, indipendentemente dal meccanismo di produzione di ROS e NOS (mediato da iNOS o NOX2) e dai meccanismi patofisiologici che si innescano durante la sepsi, il danno ossidativo al DNA rappresenti l'evento a cui conduce tutto questo processo e, di fatto, in letteratura, sia direttamente correlato alla mortalità dipendente dalla sepsi. I neuroni, al contrario, sembrano essere più sensibili allo stress ossidativo a causa di un basso numero di molecole protettive o scavenger (catalasi, glutatione perossidasi, GSH o vitamina E). Pertanto, nonostante la ridotta produzione, la manifestazione del danno rimane elevata. Questa evidenza, insieme a quella dello studio precedente, non può che supportare l'introduzione di sostanze con funzione antiossidante nelle linee guida per il trattamento della sepsi.File | Dimensione | Formato | |
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