Parlare della relazione tra donne e spazio urbano esige un cambio di paradigma, una “rivoluzione epistemologica”, capace di decostruire il modello eteronormativo e maschio-centrico su cui si è generata l’idea di spazio urbano sin dalla polis greca. La città contemporanea si presenta come una realtà a misura di maschio: dall’illuminazione delle strade ai trasporti pubblici, dalla “zonizzazione” della città ai servizi. Rispetto a ciò, la critica femminista – rifacendosi ai queer studies e alla loro analisi del modello eteronormativo – ha denunciato la falsa neutralità dello spazio urbano, sempre meno attento ai bisogni e ai desideri dei corpi che in quello spazio abitano e vivono. Ma cosa rende difficile pianificare gli spazi della città in una prospettiva di genere? Il mondo dell’educazione, in tal senso, è chiamato a riflettere sul suo ruolo nel processo di decostruzione del modello maschiocentrico, abile e occidentale su cui si fonda l’organizzazione urbana, nella consapevolezza che questa decostruzione può rendere le città più inclusive, per tutti.

Riprogettare lo spazio urbano in un'ottica di genere

Anna Grazia Lopez
2024-01-01

Abstract

Parlare della relazione tra donne e spazio urbano esige un cambio di paradigma, una “rivoluzione epistemologica”, capace di decostruire il modello eteronormativo e maschio-centrico su cui si è generata l’idea di spazio urbano sin dalla polis greca. La città contemporanea si presenta come una realtà a misura di maschio: dall’illuminazione delle strade ai trasporti pubblici, dalla “zonizzazione” della città ai servizi. Rispetto a ciò, la critica femminista – rifacendosi ai queer studies e alla loro analisi del modello eteronormativo – ha denunciato la falsa neutralità dello spazio urbano, sempre meno attento ai bisogni e ai desideri dei corpi che in quello spazio abitano e vivono. Ma cosa rende difficile pianificare gli spazi della città in una prospettiva di genere? Il mondo dell’educazione, in tal senso, è chiamato a riflettere sul suo ruolo nel processo di decostruzione del modello maschiocentrico, abile e occidentale su cui si fonda l’organizzazione urbana, nella consapevolezza che questa decostruzione può rendere le città più inclusive, per tutti.
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