The European Commission’s Bioeconomy Strategy, in open contradiction with the Bioeconomics theorized by Georgescu Roegen, is based on an industrial strategy aimed at economic growth and the substitution of fossil sources with organic ones for the large-scale production of bio-based products and bioenergy. It has been implemented by Member States (including Italy) and presented as a panacea to support economic growth and create jobs while protecting the environment. However, ten years after the implementation of the Bioeconomy Strategy, analysis of official data shows a reality opposite to both forecasts and the official narrative based on the “environment-labour” binomial. It is to say a net loss of jobs (against an increase in turnover) affecting above all activities in the primary sector (and, thus, the southern European countries); a significant contraction in the number of small and medium-sized enterprises; the intensification of deforestation with consequent and obvious negative impacts on biodiversity, soil, water, ecosystem balances and climate. The analysis, based on the data of the Joint Research Centre (JRC) of the European Commission, is developed on both European and national scale (Italy).

La Strategia di bioeconomia della Commissione europea, in aperta contraddizione con la Bioeconomia in armonia con la vita e le leggi della natura teorizzata da Georgescu-Roegen, si sostanzia in una strategia industriale finalizzata alla crescita economica e basata sulla sostituzione di fonti fossili con quelle organiche per la produzione su larga scala di prodotti bio-based e bioenergia. Essa è stata implementata dagli Stati membri fra cui l’Italia e presentata come la panacea capace di supportare la crescita economica e creare posti di lavoro proteggendo, allo stesso tempo, l’ambiente. Tuttavia, a dieci anni dall’implementazione della Strategia di bioeconomia, l’analisi dei dati ufficiali mostra una realtà opposta sia alle previsioni sia alla narrativa ufficiale fondata sul binomio “ambiente-lavoro”, ovverosia: una perdita netta di posti di lavoro (a fronte di un aumento del volume d’affari) che riguarda, soprattutto, le attività del settore primario (e, dunque, i Paesi dell’Europa meridionale); una contrazione significativa del numero delle piccole e medie imprese; l’intensificazione della deforestazione con conseguenti e ovvi impatti negativi su biodiversità, suolo, acqua, equilibri ecosistemici e clima. L’analisi, condotta sui dati del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, è sviluppata sia a scala europea che nazionale (con riferimento all’Italia).

La Strategia di bioeconomia. A dieci anni dalla sua approvazione

Margherita Ciervo
2023-01-01

Abstract

The European Commission’s Bioeconomy Strategy, in open contradiction with the Bioeconomics theorized by Georgescu Roegen, is based on an industrial strategy aimed at economic growth and the substitution of fossil sources with organic ones for the large-scale production of bio-based products and bioenergy. It has been implemented by Member States (including Italy) and presented as a panacea to support economic growth and create jobs while protecting the environment. However, ten years after the implementation of the Bioeconomy Strategy, analysis of official data shows a reality opposite to both forecasts and the official narrative based on the “environment-labour” binomial. It is to say a net loss of jobs (against an increase in turnover) affecting above all activities in the primary sector (and, thus, the southern European countries); a significant contraction in the number of small and medium-sized enterprises; the intensification of deforestation with consequent and obvious negative impacts on biodiversity, soil, water, ecosystem balances and climate. The analysis, based on the data of the Joint Research Centre (JRC) of the European Commission, is developed on both European and national scale (Italy).
2023
La Strategia di bioeconomia della Commissione europea, in aperta contraddizione con la Bioeconomia in armonia con la vita e le leggi della natura teorizzata da Georgescu-Roegen, si sostanzia in una strategia industriale finalizzata alla crescita economica e basata sulla sostituzione di fonti fossili con quelle organiche per la produzione su larga scala di prodotti bio-based e bioenergia. Essa è stata implementata dagli Stati membri fra cui l’Italia e presentata come la panacea capace di supportare la crescita economica e creare posti di lavoro proteggendo, allo stesso tempo, l’ambiente. Tuttavia, a dieci anni dall’implementazione della Strategia di bioeconomia, l’analisi dei dati ufficiali mostra una realtà opposta sia alle previsioni sia alla narrativa ufficiale fondata sul binomio “ambiente-lavoro”, ovverosia: una perdita netta di posti di lavoro (a fronte di un aumento del volume d’affari) che riguarda, soprattutto, le attività del settore primario (e, dunque, i Paesi dell’Europa meridionale); una contrazione significativa del numero delle piccole e medie imprese; l’intensificazione della deforestazione con conseguenti e ovvi impatti negativi su biodiversità, suolo, acqua, equilibri ecosistemici e clima. L’analisi, condotta sui dati del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, è sviluppata sia a scala europea che nazionale (con riferimento all’Italia).
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