Il processo di diffusione dello smart working, soprattutto in quella parte del mercato caratterizzata da un’elevata digitalizzazione e dall’esecuzione della prestazione lavorativa oltreconfine, ha di recente sollevato nuove problematiche anche di ordine fiscale, che hanno riguardato, principalmente, la corretta localizzazione del lavoratore “mobile” e le modalità di imposizione dei suoi redditi. Ciononostante, non sembra che il decreto delegato sulla fiscalità internazionale abbia apportato sul punto modifiche di rilievo, meritevoli di apprezzamento. Ne esce pertanto confermata l’esigenza di ripensare le regole di allocazione del reddito derivante dall’esercizio di lavoro da remoto e di adeguare i criteri di collegamento, così da renderli conformi “alla prassi internazionale”.
La localizzazione dello smart worker nel prisma della riforma fiscale
ZANOTTI N
2024-01-01
Abstract
Il processo di diffusione dello smart working, soprattutto in quella parte del mercato caratterizzata da un’elevata digitalizzazione e dall’esecuzione della prestazione lavorativa oltreconfine, ha di recente sollevato nuove problematiche anche di ordine fiscale, che hanno riguardato, principalmente, la corretta localizzazione del lavoratore “mobile” e le modalità di imposizione dei suoi redditi. Ciononostante, non sembra che il decreto delegato sulla fiscalità internazionale abbia apportato sul punto modifiche di rilievo, meritevoli di apprezzamento. Ne esce pertanto confermata l’esigenza di ripensare le regole di allocazione del reddito derivante dall’esercizio di lavoro da remoto e di adeguare i criteri di collegamento, così da renderli conformi “alla prassi internazionale”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.