Il saggio prende le mosse dal ruolo della nutrice all’interno della familia romana per poi esaminare le vicende che il mito costruisce intorno ad essa. Il suo contrapposto, a livello di rappresentazione popolare, è la strix, probabile risultato della trasformazione di vecchie maliarde in uccelli rapaci, che di notte penetravano nelle case per fare strazio di neonati porgendo loro le mammelle stracolme di latte avvelenato o aggredendo i luoghi del corpo deputati all’assimilazione del cibo: ma i racconti tradizionali erano anche pieni di streghe anziane dal volto spettrale o di giovani di bell’aspetto, avvezze come le nutrici a manipolare erbe, con l’intento di mettere in atto ogni tipo di sortilegio. Così, la stregoneria si relazionava in modo sempre più stringente con il veneficium. Il saggio si chiude con la disamina della lex Cornelia de sicariis et veneficis, emanata nell’81 a.C., la cui portata era stata ampliata da una serie di senatoconsulti di età imperiale, attraverso i quali era stato possibile ricomprendere all’interno della sua disciplina i crimina posti in essere con il ricorso a pratiche di svariata natura, idonee a compiere il male in modo occulto.

Nutrici e streghe tra mito e realtà

D'Amati Laura
2024-01-01

Abstract

Il saggio prende le mosse dal ruolo della nutrice all’interno della familia romana per poi esaminare le vicende che il mito costruisce intorno ad essa. Il suo contrapposto, a livello di rappresentazione popolare, è la strix, probabile risultato della trasformazione di vecchie maliarde in uccelli rapaci, che di notte penetravano nelle case per fare strazio di neonati porgendo loro le mammelle stracolme di latte avvelenato o aggredendo i luoghi del corpo deputati all’assimilazione del cibo: ma i racconti tradizionali erano anche pieni di streghe anziane dal volto spettrale o di giovani di bell’aspetto, avvezze come le nutrici a manipolare erbe, con l’intento di mettere in atto ogni tipo di sortilegio. Così, la stregoneria si relazionava in modo sempre più stringente con il veneficium. Il saggio si chiude con la disamina della lex Cornelia de sicariis et veneficis, emanata nell’81 a.C., la cui portata era stata ampliata da una serie di senatoconsulti di età imperiale, attraverso i quali era stato possibile ricomprendere all’interno della sua disciplina i crimina posti in essere con il ricorso a pratiche di svariata natura, idonee a compiere il male in modo occulto.
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