Il bel libro di Aldo Barba e Massimo Pivetti, "Merci senza frontiere. Come il libero scambio deprime occupazione e salari" (Roma, Rogas Edizioni, 2022, pp. 223), è il secondo di una trilogia che offre una mirata riflessione sulle tre dimensioni dei processi di internazionalizzazione: le migrazioni, gli scambi commerciali e i movimenti di capitale. Con riferimento a questo volume, che è quello dedicato al commercio internazionale, la tesi degli Autori è già anticipata nel titolo: la liberalizzazione degli scambi commerciali sul piano internazionale ha sfavorito pesantemente i lavoratori sia in termini occupazionali che dal punto di vista salariale. Ovviamente, questa affermazione va qualificata guardando alla prospettiva analitica da cui muovono gli Autori, che non è certo quella degli economisti mainstream che già agli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso avevano esplorato gli effetti del commercio internazionale tra paesi avanzati e paesi emergenti sui mercati del lavoro, concentrandosi soprattutto sulle ripercussioni in termini di composizione dell’occupazione e di distribuzione del reddito tra lavoro qualificato/non qualificato, non abbandonando mai le ipotesi della teoria neoclassica (come, per esempio, quella di pieno impiego.

La libera circolazione internazionale delle merci. L’impatto su occupazione e salari nella riflessione di Aldo Barba e Massimo Pivetti

Giuseppe Celi
2023-01-01

Abstract

Il bel libro di Aldo Barba e Massimo Pivetti, "Merci senza frontiere. Come il libero scambio deprime occupazione e salari" (Roma, Rogas Edizioni, 2022, pp. 223), è il secondo di una trilogia che offre una mirata riflessione sulle tre dimensioni dei processi di internazionalizzazione: le migrazioni, gli scambi commerciali e i movimenti di capitale. Con riferimento a questo volume, che è quello dedicato al commercio internazionale, la tesi degli Autori è già anticipata nel titolo: la liberalizzazione degli scambi commerciali sul piano internazionale ha sfavorito pesantemente i lavoratori sia in termini occupazionali che dal punto di vista salariale. Ovviamente, questa affermazione va qualificata guardando alla prospettiva analitica da cui muovono gli Autori, che non è certo quella degli economisti mainstream che già agli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso avevano esplorato gli effetti del commercio internazionale tra paesi avanzati e paesi emergenti sui mercati del lavoro, concentrandosi soprattutto sulle ripercussioni in termini di composizione dell’occupazione e di distribuzione del reddito tra lavoro qualificato/non qualificato, non abbandonando mai le ipotesi della teoria neoclassica (come, per esempio, quella di pieno impiego.
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