Il piccolo edificio dedicato a San Giorgio Martire, ubicato lungo la strada omonima, alle porte della città di Bari, fa parte di un antico insediamento agricolo e rurale che sorgeva lungo un importante asse viario, snodo tra direttrici che portavano da una parte al casale di Lucignano (oggi nei pressi di Modugno) e dall’altra a Bitetto, in un’area ricca di strutture rurali, alcune dotate anche di ipogei come S. Maria del Deserto, S. Caterina, la masseria Due Torri (oggi Madia Diana), la chiesa di S. Maria delle Grotte, antico asceterio di S. Corrado di Hildesheim. L’insediamento, dotato anch’esso di un vasto ipogeo e di una masseria, appare per la prima volta nella documentazione scritta nella Legenda sancti Guilielmi, un testo agiografico relativo alla vita del santo eremita vercellese, uno dei massimi rappresentanti della spiritualità religiosa del Mezzogiorno normanno insieme a Giovanni da Matera, di cui fu amico e compagno. A partire dal XII secolo e fino al ‘200 la chiesa risulta tra le dipendenze del monastero di San Salvatore al Goleto. Nel presente contributo, oltre all’analisi dell’area in cui sorge l’insediamento, curata da Maurizio Triggiani, viene analizzata la storia, inedita, di questo interessante sito alla luce della documentazione conservatasi. L’indagine si è incentrata principalmente sull’edificio di culto, che presenta una pianta a croce contratta secondo un modello diffuso negli edifici rurali del territorio di Bari. L’antica chiesa è stata poi radicalmente rivisitata nel corso dei lavori di restauro eseguiti nel 1920, secondo un gusto tipico del revival medievale ottocentesco, affermatosi in Puglia principalmente come ripresa di elementi caratteristici del periodo romanico. Dai dati rinvenuti è stato possibile ipotizzare che l’edificio conserva ancora forma e dimensioni del suo impianto originario. Lo dimostrano anche alcuni tratti della muratura originaria che emergono sotto uno spesso strato di intonaco. L’insediamento di San Giorgio rientra a pieno titolo in quel fenomeno che si sviluppa tra IX ed XI secolo, in modo particolare nella Terra di Bari, dove il crescente miglioramento delle condizioni economiche, favorito dalla politica dei bizantini, determina un’intensa occupazione dei territori rurali, soprattutto ad opera di piccole comunità che edificano nuovi casali in luoghi incolti, riutilizzando quelli abbandonati risalenti prevalentemente all’età romana, occupando e modificando grotte naturali, fianchi di gravine e lame.
S. Giorgio Martire: un esempio di chiesa rurale alle porte di Bari
DEROSA L.
;
2005-01-01
Abstract
Il piccolo edificio dedicato a San Giorgio Martire, ubicato lungo la strada omonima, alle porte della città di Bari, fa parte di un antico insediamento agricolo e rurale che sorgeva lungo un importante asse viario, snodo tra direttrici che portavano da una parte al casale di Lucignano (oggi nei pressi di Modugno) e dall’altra a Bitetto, in un’area ricca di strutture rurali, alcune dotate anche di ipogei come S. Maria del Deserto, S. Caterina, la masseria Due Torri (oggi Madia Diana), la chiesa di S. Maria delle Grotte, antico asceterio di S. Corrado di Hildesheim. L’insediamento, dotato anch’esso di un vasto ipogeo e di una masseria, appare per la prima volta nella documentazione scritta nella Legenda sancti Guilielmi, un testo agiografico relativo alla vita del santo eremita vercellese, uno dei massimi rappresentanti della spiritualità religiosa del Mezzogiorno normanno insieme a Giovanni da Matera, di cui fu amico e compagno. A partire dal XII secolo e fino al ‘200 la chiesa risulta tra le dipendenze del monastero di San Salvatore al Goleto. Nel presente contributo, oltre all’analisi dell’area in cui sorge l’insediamento, curata da Maurizio Triggiani, viene analizzata la storia, inedita, di questo interessante sito alla luce della documentazione conservatasi. L’indagine si è incentrata principalmente sull’edificio di culto, che presenta una pianta a croce contratta secondo un modello diffuso negli edifici rurali del territorio di Bari. L’antica chiesa è stata poi radicalmente rivisitata nel corso dei lavori di restauro eseguiti nel 1920, secondo un gusto tipico del revival medievale ottocentesco, affermatosi in Puglia principalmente come ripresa di elementi caratteristici del periodo romanico. Dai dati rinvenuti è stato possibile ipotizzare che l’edificio conserva ancora forma e dimensioni del suo impianto originario. Lo dimostrano anche alcuni tratti della muratura originaria che emergono sotto uno spesso strato di intonaco. L’insediamento di San Giorgio rientra a pieno titolo in quel fenomeno che si sviluppa tra IX ed XI secolo, in modo particolare nella Terra di Bari, dove il crescente miglioramento delle condizioni economiche, favorito dalla politica dei bizantini, determina un’intensa occupazione dei territori rurali, soprattutto ad opera di piccole comunità che edificano nuovi casali in luoghi incolti, riutilizzando quelli abbandonati risalenti prevalentemente all’età romana, occupando e modificando grotte naturali, fianchi di gravine e lame.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.