L’articolo presenta il primo di una serie di “Atelier di pedagogia dell’emergenza” organizzato dall’Università del Salento con la collaborazione dell’Università Roma Tre e dell’Università dell’Aquila e con la partecipazione del fondatore della ONG PenPath operativa in Afghanistan e da qui collegato. L’iniziativa è stata realizzata per proporre e verificare l’efficacia e la funzionalità di un format pensato nel contesto del gruppo di lavoro sulla Pedagogia dell’emergenza della Siped. L’iniziativa ha inteso integrare la dimensione più tradizionalmente seminariale di approfondimento e divulgazione di tematiche educative con quella dell’apertura di uno spazio-tempo di contatto diretto e vivo con i soggetti e le realtà in emergenza. Grazie al loro intervento diretto si è inteso focalizzare specifiche tematiche che, particolarmente sentite nel contesto in emergenza, sono però di rilevante interesse generale. Tre, dunque, i passaggi centrali del presente contributo: 1) la precisazione, nel primo paragrafo, dell’orizzonte formale (le lenti con le quali guardare il fenomeno oggetto dell’Atelier in more pedagogico) e, dunque, la precisazione dell’opportunità di pensare e impegnarsi in un campo di riflessione e pratica pedagogica intitolati specificata-mente all’emergenza; 2) la definizione, nel secondo paragrafo, di un modello rivedibile e implementabile per la realizzazione dell’in-contro dove centrali sono la presenza di testimonianze, documentazioni, spaccati di vita in emergenza, non meno che l’attivazione di sistemi di monitoraggio dell’esperienza da parte degli utenti finali; 3) la centratura, a partire anche dal quadro istituzionale di azione dei testimoni privilegiati (paragrafo tre), di focalizzate tematiche (questioni di genere ed educazione delle bambine) di partico-lare rilievo non solo per il contesto ospitato ma anche, per trasposizione, per realtà a noi più prossime (paragrafo quattro) e comunque non estranee alle questioni trattate per lo specifico contesto in emergenza.
The Emergency Pedagogy Atelier: the Afghanistan case. A first practice of social engagement starting from the voices of the protagonists
Annacontini, Giuseppe;Paiano, Anna Paola;
2021-01-01
Abstract
L’articolo presenta il primo di una serie di “Atelier di pedagogia dell’emergenza” organizzato dall’Università del Salento con la collaborazione dell’Università Roma Tre e dell’Università dell’Aquila e con la partecipazione del fondatore della ONG PenPath operativa in Afghanistan e da qui collegato. L’iniziativa è stata realizzata per proporre e verificare l’efficacia e la funzionalità di un format pensato nel contesto del gruppo di lavoro sulla Pedagogia dell’emergenza della Siped. L’iniziativa ha inteso integrare la dimensione più tradizionalmente seminariale di approfondimento e divulgazione di tematiche educative con quella dell’apertura di uno spazio-tempo di contatto diretto e vivo con i soggetti e le realtà in emergenza. Grazie al loro intervento diretto si è inteso focalizzare specifiche tematiche che, particolarmente sentite nel contesto in emergenza, sono però di rilevante interesse generale. Tre, dunque, i passaggi centrali del presente contributo: 1) la precisazione, nel primo paragrafo, dell’orizzonte formale (le lenti con le quali guardare il fenomeno oggetto dell’Atelier in more pedagogico) e, dunque, la precisazione dell’opportunità di pensare e impegnarsi in un campo di riflessione e pratica pedagogica intitolati specificata-mente all’emergenza; 2) la definizione, nel secondo paragrafo, di un modello rivedibile e implementabile per la realizzazione dell’in-contro dove centrali sono la presenza di testimonianze, documentazioni, spaccati di vita in emergenza, non meno che l’attivazione di sistemi di monitoraggio dell’esperienza da parte degli utenti finali; 3) la centratura, a partire anche dal quadro istituzionale di azione dei testimoni privilegiati (paragrafo tre), di focalizzate tematiche (questioni di genere ed educazione delle bambine) di partico-lare rilievo non solo per il contesto ospitato ma anche, per trasposizione, per realtà a noi più prossime (paragrafo quattro) e comunque non estranee alle questioni trattate per lo specifico contesto in emergenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.