Il saggio analizza il tema della sicurezza negli appalti pubblici, purtroppo sempre attuale in virtù della frequenza infortunistica (specie nell’edilizia), sviluppando due prospettive di indagine. La prima si pone l’obiettivo di valutare l’efficacia dell’apparato giuridico di tutela della salute dei lavoratori nel complesso intreccio di fonti, rappresentato dalle norme sugli appalti e sui lavori edili contenute nel Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2008) e dalle disposizioni del Codice degli appalti (d.lgs. n. 163/2006, attuativo delle Direttive nn. 2004/17/CE e 2004/18/CE). Di queste alcune hanno una vocazione prevenzionistica dichiarata, mentre altre costituiscono strumenti di tutela indiretta delle condizioni di lavoro, quali indicatori sintomatici dello stato di salute della popolazione occupata nel settore degli appalti pubblici. La seconda affronta il tema concentrandosi sulla valorizzazione della dimensione sociale degli appalti pubblici, attraverso il raggiungimento di obiettivi sociali (tra cui: la tutela della salute dei lavoratori), evidenziando l’attenzione dedicata alla questione anche a livello comunitario. Le due prospettive d’indagine si sovrappongono: la prima risulta per certi versi anche funzionale alla seconda, perché attraverso l’esame delle diverse fonti si accerta la ‘vocazione sociale’ della normativa nazionale sugli appalti pubblici, propugnata a livello europeo. D’altro canto, l’approfondimento della prospettiva social-prevenzionistica consente di verificare il valore e il peso attribuito, dall’apparato normativo e regolamentare sugli appalti pubblici, alla tutela prevenzionistica dei lavoratori. Nell’àmbito della duplice prospettiva descritta, il contributo analizza diverse tecniche di regolazione sociale degli appalti pubblici in un’ottica squisitamente prevenzionistica. Si sofferma, in primis, sulla selezione degli esecutori di lavori pubblici, evidenziando i requisiti di qualificazione connessi all’attività di prevenzione e protezione; in secondo luogo, approfondisce la questione della sottrazione dei costi della sicurezza al gioco della concorrenza al ribasso tra le imprese, poiché proprio i forti ribassi rappresentano una delle principali cause degli infortuni. In terzo luogo, affronta la questione della moltiplicazione (specie nel settore cantieristico) delle differenti professionalità impegnate nell’attuazione del processo prevenzionale e nella gestione complessiva della sicurezza, accompagnata dall’attribuzione a ognuna di esse di quote di responsabilità, in merito sia alla progettazione della sicurezza, sia al rispetto effettivo nell’esecuzione dei lavori. La parte finale del saggio è dedicata all’esame delle linee di tendenza di alcuni legislatori regionali, che hanno seguito la prospettiva di potenziamento della dimensione sociale degli appalti pubblici e, in particolare, delle finalità prevenzionistiche, suggerita dal legislatore nazionale.
La valorizzazione della dimensione prevenzionistica degli appalti pubblici tra vecchie e nuove fonti normative
PASQUARELLA, VALENTINA
2009-01-01
Abstract
Il saggio analizza il tema della sicurezza negli appalti pubblici, purtroppo sempre attuale in virtù della frequenza infortunistica (specie nell’edilizia), sviluppando due prospettive di indagine. La prima si pone l’obiettivo di valutare l’efficacia dell’apparato giuridico di tutela della salute dei lavoratori nel complesso intreccio di fonti, rappresentato dalle norme sugli appalti e sui lavori edili contenute nel Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2008) e dalle disposizioni del Codice degli appalti (d.lgs. n. 163/2006, attuativo delle Direttive nn. 2004/17/CE e 2004/18/CE). Di queste alcune hanno una vocazione prevenzionistica dichiarata, mentre altre costituiscono strumenti di tutela indiretta delle condizioni di lavoro, quali indicatori sintomatici dello stato di salute della popolazione occupata nel settore degli appalti pubblici. La seconda affronta il tema concentrandosi sulla valorizzazione della dimensione sociale degli appalti pubblici, attraverso il raggiungimento di obiettivi sociali (tra cui: la tutela della salute dei lavoratori), evidenziando l’attenzione dedicata alla questione anche a livello comunitario. Le due prospettive d’indagine si sovrappongono: la prima risulta per certi versi anche funzionale alla seconda, perché attraverso l’esame delle diverse fonti si accerta la ‘vocazione sociale’ della normativa nazionale sugli appalti pubblici, propugnata a livello europeo. D’altro canto, l’approfondimento della prospettiva social-prevenzionistica consente di verificare il valore e il peso attribuito, dall’apparato normativo e regolamentare sugli appalti pubblici, alla tutela prevenzionistica dei lavoratori. Nell’àmbito della duplice prospettiva descritta, il contributo analizza diverse tecniche di regolazione sociale degli appalti pubblici in un’ottica squisitamente prevenzionistica. Si sofferma, in primis, sulla selezione degli esecutori di lavori pubblici, evidenziando i requisiti di qualificazione connessi all’attività di prevenzione e protezione; in secondo luogo, approfondisce la questione della sottrazione dei costi della sicurezza al gioco della concorrenza al ribasso tra le imprese, poiché proprio i forti ribassi rappresentano una delle principali cause degli infortuni. In terzo luogo, affronta la questione della moltiplicazione (specie nel settore cantieristico) delle differenti professionalità impegnate nell’attuazione del processo prevenzionale e nella gestione complessiva della sicurezza, accompagnata dall’attribuzione a ognuna di esse di quote di responsabilità, in merito sia alla progettazione della sicurezza, sia al rispetto effettivo nell’esecuzione dei lavori. La parte finale del saggio è dedicata all’esame delle linee di tendenza di alcuni legislatori regionali, che hanno seguito la prospettiva di potenziamento della dimensione sociale degli appalti pubblici e, in particolare, delle finalità prevenzionistiche, suggerita dal legislatore nazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.