Il lavoro muove da una sintetica panoramica circa le principali dinamiche evolutive dell’attuale scenario competitivo, evidenziando i driver che appaiono correlati alle maggiori opportunità di crescita e di creazione di valore. Si sofferma poi – rinviando alla copiosa letteratura in materia – sui punti di debolezza che ostacolano le piccole e medie imprese, asse portante del nostro modello di capitalismo familiare, rispetto al perseguimento di strategie che consentano loro di cogliere tali opportunità in una prospettiva che passa dal livello aziendale a quello dello sviluppo del territorio. Si passa in rapida rassegna il tema della collaborazione interorganizzativa, da sempre evocata – oltre che dalla prevalente letteratura manageriale anche dal coro unanime dei diversi policy makers pubblici – quale traiettoria, quasi auto-evidente, da imboccare e perseguire al fine di superare i punti di debolezza legati alle ridotte dimensioni e al gap di competenze manageriali e procedere, sicuri e spediti, verso modelli meta-sistemici forieri di benefici per tutti. Gli esempi di manifesti inneggianti alle virtù dell’associazionismo tra imprese, alla creazione di cabine di regia, alla istituzione di tavoli di ogni sorta – al secolo tutte fattispecie del meglio noto motto del ‘fare sistema’ – non mancheranno. Ambito elettivo di questa impostazione risulta quello del cosiddetto sviluppo del territorio, concetto pressoché onnipresente in qualsiasi discorso sullo sviluppo economico e sociale ma che, a chi volesse approfondire gli aspetti implementativi, rischia spesso di rimanere poco più di un guscio vuoto. D’altra parte, inesorabilmente, abbondano i fallimenti di simili sperimentazioni che, assai spesso, si risolvono in uno spreco di risorse, private o pubbliche. Non regge, ad esempio, il criterio dato per scontato che l’esistenza di un fine superiore, comune a tutti i fruitori di una certa condizione – ad esempio, di una denominazione territoriale – possa garantire unità di visione strategica, congruenza strutturale e processuale, commensurabilità economica, finanziaria e patrimoniale, essenziali a sostenere progetti di cooperazione imprenditoriale. Partendo dalle riflessioni in merito a tale ultimo concetto, viene presentato il modello situazionista delle organizzazioni, che pone enfasi sulle dinamiche coalizionali (orizzontali, verticali e trasversali) che animano simili visioni di azione organizzata, e se ne presentano i tratti distintivi, declinati mediante le direttrici della razionalità limitata, del potere e del quadro istituzionale.

Creazione di valore e sviluppo del territorio. Il contributo della prospettiva situazionista nell’analisi del caso dei Consorzi di Tutela nel comparto vitivinicolo.

Giuseppe Calabrese
;
Piero Mastroberardino
2021-01-01

Abstract

Il lavoro muove da una sintetica panoramica circa le principali dinamiche evolutive dell’attuale scenario competitivo, evidenziando i driver che appaiono correlati alle maggiori opportunità di crescita e di creazione di valore. Si sofferma poi – rinviando alla copiosa letteratura in materia – sui punti di debolezza che ostacolano le piccole e medie imprese, asse portante del nostro modello di capitalismo familiare, rispetto al perseguimento di strategie che consentano loro di cogliere tali opportunità in una prospettiva che passa dal livello aziendale a quello dello sviluppo del territorio. Si passa in rapida rassegna il tema della collaborazione interorganizzativa, da sempre evocata – oltre che dalla prevalente letteratura manageriale anche dal coro unanime dei diversi policy makers pubblici – quale traiettoria, quasi auto-evidente, da imboccare e perseguire al fine di superare i punti di debolezza legati alle ridotte dimensioni e al gap di competenze manageriali e procedere, sicuri e spediti, verso modelli meta-sistemici forieri di benefici per tutti. Gli esempi di manifesti inneggianti alle virtù dell’associazionismo tra imprese, alla creazione di cabine di regia, alla istituzione di tavoli di ogni sorta – al secolo tutte fattispecie del meglio noto motto del ‘fare sistema’ – non mancheranno. Ambito elettivo di questa impostazione risulta quello del cosiddetto sviluppo del territorio, concetto pressoché onnipresente in qualsiasi discorso sullo sviluppo economico e sociale ma che, a chi volesse approfondire gli aspetti implementativi, rischia spesso di rimanere poco più di un guscio vuoto. D’altra parte, inesorabilmente, abbondano i fallimenti di simili sperimentazioni che, assai spesso, si risolvono in uno spreco di risorse, private o pubbliche. Non regge, ad esempio, il criterio dato per scontato che l’esistenza di un fine superiore, comune a tutti i fruitori di una certa condizione – ad esempio, di una denominazione territoriale – possa garantire unità di visione strategica, congruenza strutturale e processuale, commensurabilità economica, finanziaria e patrimoniale, essenziali a sostenere progetti di cooperazione imprenditoriale. Partendo dalle riflessioni in merito a tale ultimo concetto, viene presentato il modello situazionista delle organizzazioni, che pone enfasi sulle dinamiche coalizionali (orizzontali, verticali e trasversali) che animano simili visioni di azione organizzata, e se ne presentano i tratti distintivi, declinati mediante le direttrici della razionalità limitata, del potere e del quadro istituzionale.
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