A partire dall’analisi del significato comunemente attribuito alla “banca del tempo”, intesa come un sistema in cui le persone scambiano reciprocamente servizi e saperi, per aiutarsi nelle piccole necessità quotidiane, il contributo intende riflettere su un primordiale modello di banca del tempo, contemplato nel progetto di istituzione delle Case dei Bambini, proposto da Maria Montessori nel lontano 1907. Coerentemente con il programma di ristrutturazione edilizia portato avanti in quegli stessi anni da Edoardo Talamo, direttore dell’Istituto dei Beni Stabili di Roma, la Montessori, non solo fece propria l’idea dell’igiene come mezzo di “incivilimento”, ma colse nella cura dell’ambiente, privato e pubblico, lo strumento per convincere le madri ad accettare di mandare i bambini a scuola e a collaborare alla gestione delle case dei bambini da lei istituite: la Montessori e le sue educatrici si sarebbero occupate della salute fisica, psichica e morale dei bambini di San Lorenzo e le madri avrebbero messo a disposizione della comunità scolastica le loro capacità femminili, collaborando con le educatrici nella cura degli ambienti. In altri termini, educatrici e madri erano ugualmente chiamate a donare le une alle altre una parte del proprio tempo giornaliero, per il benessere dei bambini. Quello stesso tempo che, non a caso, fa da filo conduttore del metodo Montessori, perché considerato un prezioso strumento di educazione alla cura dell’altro, nell’ottica del modello della “pedagogia dilatatrice”.

Un primordiale modello di “banca del tempo” nel progetto montessoriano di istituzione delle case dei bambini

B. De Serio
2020-01-01

Abstract

A partire dall’analisi del significato comunemente attribuito alla “banca del tempo”, intesa come un sistema in cui le persone scambiano reciprocamente servizi e saperi, per aiutarsi nelle piccole necessità quotidiane, il contributo intende riflettere su un primordiale modello di banca del tempo, contemplato nel progetto di istituzione delle Case dei Bambini, proposto da Maria Montessori nel lontano 1907. Coerentemente con il programma di ristrutturazione edilizia portato avanti in quegli stessi anni da Edoardo Talamo, direttore dell’Istituto dei Beni Stabili di Roma, la Montessori, non solo fece propria l’idea dell’igiene come mezzo di “incivilimento”, ma colse nella cura dell’ambiente, privato e pubblico, lo strumento per convincere le madri ad accettare di mandare i bambini a scuola e a collaborare alla gestione delle case dei bambini da lei istituite: la Montessori e le sue educatrici si sarebbero occupate della salute fisica, psichica e morale dei bambini di San Lorenzo e le madri avrebbero messo a disposizione della comunità scolastica le loro capacità femminili, collaborando con le educatrici nella cura degli ambienti. In altri termini, educatrici e madri erano ugualmente chiamate a donare le une alle altre una parte del proprio tempo giornaliero, per il benessere dei bambini. Quello stesso tempo che, non a caso, fa da filo conduttore del metodo Montessori, perché considerato un prezioso strumento di educazione alla cura dell’altro, nell’ottica del modello della “pedagogia dilatatrice”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/398396
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