Ha avuto l’effetto di uno shock sul nostro processo penale il d.l. 17 marzo 2020, n. 18 , convertito con modificazioni nella l. 24 aprile 2020, n. 27. L’ampliamento a trecentosessanta gradi del dibattimento a distanza, trasformato ormai in processo a distanza, ha quasi il sapore di un’evangelizzazione digitale del sistema processuale penale e delle sue dinamiche procedimentali, o comunque di una sua avanguardia, si presenta come uno snodo irreversibile tipico di quei passaggi – talora silenti – che segnano la transizione da un’età ad un’altra. Quella riforma epocale più volte impropriamente evocata negli ultimi decenni a mo’ di spot politico-elettorale da tanti governi sembra concretizzarsi all’improvviso – seppur ancora in nuce – fra le pieghe di un testo normativo nato per tutt’altri scopi, in seguito ad un’emergenza globale che ha colto tutti impreparati. Il cigno nero – quell’evento imprevedibile (rectius, a prevedibilità retrospettiva), raro e di enorme impatto secondo la visione di Nassim Nicholas Taleb – ha investito anche il nostro processo e non si può ignorare quanto accaduto. Occorre prenderne atto, valutarne le conseguenze, ipotizzare possibili rimedi al suo inatteso comparire che coniughino l’uso (ormai ineludibile) dei mezzi tecnologici con le garanzie costituzionali. Altrimenti, si rischia di abdicare cedendo supinamente lo scettro della giustizia penale al “mondo nuovo”.

Il cigno nero del processo penale

sergio lorusso
2020-01-01

Abstract

Ha avuto l’effetto di uno shock sul nostro processo penale il d.l. 17 marzo 2020, n. 18 , convertito con modificazioni nella l. 24 aprile 2020, n. 27. L’ampliamento a trecentosessanta gradi del dibattimento a distanza, trasformato ormai in processo a distanza, ha quasi il sapore di un’evangelizzazione digitale del sistema processuale penale e delle sue dinamiche procedimentali, o comunque di una sua avanguardia, si presenta come uno snodo irreversibile tipico di quei passaggi – talora silenti – che segnano la transizione da un’età ad un’altra. Quella riforma epocale più volte impropriamente evocata negli ultimi decenni a mo’ di spot politico-elettorale da tanti governi sembra concretizzarsi all’improvviso – seppur ancora in nuce – fra le pieghe di un testo normativo nato per tutt’altri scopi, in seguito ad un’emergenza globale che ha colto tutti impreparati. Il cigno nero – quell’evento imprevedibile (rectius, a prevedibilità retrospettiva), raro e di enorme impatto secondo la visione di Nassim Nicholas Taleb – ha investito anche il nostro processo e non si può ignorare quanto accaduto. Occorre prenderne atto, valutarne le conseguenze, ipotizzare possibili rimedi al suo inatteso comparire che coniughino l’uso (ormai ineludibile) dei mezzi tecnologici con le garanzie costituzionali. Altrimenti, si rischia di abdicare cedendo supinamente lo scettro della giustizia penale al “mondo nuovo”.
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