Partendo dal dato ormai conclamato secondo cui il carcere rappresenta oggi uno dei nuovi luoghi di addestramento al terrorismo di matrice islamica, la relazione individua il primo contatto con l’Amministrazione Penitenziaria come un momento particolarmente a rischio: la fase dell’assegnazione, così come delineata dall’art. 14 o.p., lungi dall’essere un mero adempimento logistico e burocratico, rappresenta invece il primo step del trattamento rieducativo, potendo condizionare positivamente o negativamente tutto il successivo cursus carcerario. L’individualizzazione dell’assegnazione, così, diviene un crocevia essenziale per qualsiasi percorso riabilitativo e rieducativo, chiamando in causa tutte le forze dell’Amministrazione Penitenziaria, non solo la polizia, ma anche esperti, mediatori, ministri di culto, in un’ottica di gestione multidisciplinare e condivisa. Mentre l’Europa invita gli Stati membri ad adottare procedure di valutazione del rischio standardizzate, sul versante interno queste indicazioni si scontrano con le criticità del nostro sistema penitenziario: il sovraffollamento, se pur in fase di riassorbimento, costituisce ancora una tara del sistema e, in parte qua, orienta – se non addirittura dirige – le scelte allocative. Le esigenze pratiche, così, declassano la collocazione del nuovo arrivato ad un’operazione meramente burocratica, interamente affidata all’improvvisazione e che, per giunta, sfugge ad ogni controllo di tipo giurisdizionale.

Il detenuto a rischio radicalizzazione e i rimedi della prevenzione terziaria. Triage iniziale, scelta allocativa e ruolo degli operatori penitenziari

Delvecchio F
2017-01-01

Abstract

Partendo dal dato ormai conclamato secondo cui il carcere rappresenta oggi uno dei nuovi luoghi di addestramento al terrorismo di matrice islamica, la relazione individua il primo contatto con l’Amministrazione Penitenziaria come un momento particolarmente a rischio: la fase dell’assegnazione, così come delineata dall’art. 14 o.p., lungi dall’essere un mero adempimento logistico e burocratico, rappresenta invece il primo step del trattamento rieducativo, potendo condizionare positivamente o negativamente tutto il successivo cursus carcerario. L’individualizzazione dell’assegnazione, così, diviene un crocevia essenziale per qualsiasi percorso riabilitativo e rieducativo, chiamando in causa tutte le forze dell’Amministrazione Penitenziaria, non solo la polizia, ma anche esperti, mediatori, ministri di culto, in un’ottica di gestione multidisciplinare e condivisa. Mentre l’Europa invita gli Stati membri ad adottare procedure di valutazione del rischio standardizzate, sul versante interno queste indicazioni si scontrano con le criticità del nostro sistema penitenziario: il sovraffollamento, se pur in fase di riassorbimento, costituisce ancora una tara del sistema e, in parte qua, orienta – se non addirittura dirige – le scelte allocative. Le esigenze pratiche, così, declassano la collocazione del nuovo arrivato ad un’operazione meramente burocratica, interamente affidata all’improvvisazione e che, per giunta, sfugge ad ogni controllo di tipo giurisdizionale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/392927
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