Il sesto libro dell’Eneide catalizza l’attenzione di un appassionato lettore dei Classici qual è Carlo Emilio Gadda, avvinto in particolare dalla sventura che si abbatte fatalmente su Palinuro, una volta approdato in Italia. I patetici e icastici versi che il timoniere pronuncia rivolgendosi a Enea nell’Oltretomba, citati in latino o in traduzione nelle pagine gaddiane, diventano espressione del dolore provocato dal senso di solitudine e di delusione che segnano le giornate del giovane alpino al fronte. Tale “riuso” dei versi epici può essere giustificato alla luce dell’ethos di Palinuro, che, lungi dall’essere un personaggio secondario, è apprezzato e valorizzato da Gadda in forza della pietas, della fedeltà e del senso del dovere che connotano la sua condotta nei confronti della patria, al punto che l’intellettuale moderno si riconosce nell’antico ed eroico “precedente”: l’inaspettato naufragio in mare dell’innocente “alpinista” virgiliano, insomma, a distanza di 2000 anni, si fa metafora del naufragio psicologico dell’autore moderno.

Virgilio a Caporetto: Gadda, la guerra e i classici latini

Cipriani G.;
2020-01-01

Abstract

Il sesto libro dell’Eneide catalizza l’attenzione di un appassionato lettore dei Classici qual è Carlo Emilio Gadda, avvinto in particolare dalla sventura che si abbatte fatalmente su Palinuro, una volta approdato in Italia. I patetici e icastici versi che il timoniere pronuncia rivolgendosi a Enea nell’Oltretomba, citati in latino o in traduzione nelle pagine gaddiane, diventano espressione del dolore provocato dal senso di solitudine e di delusione che segnano le giornate del giovane alpino al fronte. Tale “riuso” dei versi epici può essere giustificato alla luce dell’ethos di Palinuro, che, lungi dall’essere un personaggio secondario, è apprezzato e valorizzato da Gadda in forza della pietas, della fedeltà e del senso del dovere che connotano la sua condotta nei confronti della patria, al punto che l’intellettuale moderno si riconosce nell’antico ed eroico “precedente”: l’inaspettato naufragio in mare dell’innocente “alpinista” virgiliano, insomma, a distanza di 2000 anni, si fa metafora del naufragio psicologico dell’autore moderno.
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