La regolamentazione della complessiva operazione negoziale che conduce alla consegna e messa in ven-dita, presso le edicole, dei giornali quotidiani e periodici deriva da una pluralità di fonti legislative e pattizie, che rende difficilmente inquadrabile il fenomeno e riconducibile entro schemi predeterminati. Trattasi, in verità, di un settore del tutto peculiare, che si connota propriamente per la presenza di una disciplina vincolistica, a carattere imperativo, che limita fortemente l’autonomia privata e la libertà d’impresa delle parti in funzione del perseguimento dei superiori principi della libera manifestazione del pensiero, della libertà di stampa e del pluralismo e facile accesso al "bene-informazione". Tale settore imprenditoriale - caratterizzato, di fatto, da una serie di “esclusive di zona” in favore dei singoli distributori locali - costituisce terreno elettivo di possibili abusi contrattuali, essendovi un evidente squilibrio di forze tra le varie parti della filiera distributiva (editori, distributori, edicolanti). Squilibrio che finisce, in ultima analisi, con il ripercuotersi sul soggetto posto “a valle” della catena, ossia sull’edicolante, il quale, di fatto, per poter ricevere e porre in vendita i giornali, si trova a dover “interloquire” necessariamente con un unico partner, ossia il distributore locale incaricato dagli editori di diffondere il prodotto nella zona di pertinenza. Elevato è dunque il rischio della predisposizione unilaterale, da parte del distributore, di un contratto fortemente "sbilanciato" in proprio favore, con la conseguenza che l'edicolante, ove rifiuti la stipula ed in assenza di alcun potere di negoziazione, si trovi privo della fornitura di giornali. Fatte queste premesse, e ricostruita l'operazione economica complessa, l'autore si interroga circa la possibilità di rinvenire, nel nostro ordinamento positivo, strumenti giuridici attraverso i quali, in un’ottica di giustizia dei rapporti contrattuali di mercato, operare un sindacato sull'equilibrio contrattuale al fine di correggere le asimmetrie esistenti tra le parti ed offrire tutela alla parte debole del rapporto

L'ABUSO DEL POTERE NEGOZIALE NEL CONTRATTO DI DISTRIBUZIONE DELLA STAMPA QUOTIDIANA E PERIODICA

DI BIASE Antonio
2015-01-01

Abstract

La regolamentazione della complessiva operazione negoziale che conduce alla consegna e messa in ven-dita, presso le edicole, dei giornali quotidiani e periodici deriva da una pluralità di fonti legislative e pattizie, che rende difficilmente inquadrabile il fenomeno e riconducibile entro schemi predeterminati. Trattasi, in verità, di un settore del tutto peculiare, che si connota propriamente per la presenza di una disciplina vincolistica, a carattere imperativo, che limita fortemente l’autonomia privata e la libertà d’impresa delle parti in funzione del perseguimento dei superiori principi della libera manifestazione del pensiero, della libertà di stampa e del pluralismo e facile accesso al "bene-informazione". Tale settore imprenditoriale - caratterizzato, di fatto, da una serie di “esclusive di zona” in favore dei singoli distributori locali - costituisce terreno elettivo di possibili abusi contrattuali, essendovi un evidente squilibrio di forze tra le varie parti della filiera distributiva (editori, distributori, edicolanti). Squilibrio che finisce, in ultima analisi, con il ripercuotersi sul soggetto posto “a valle” della catena, ossia sull’edicolante, il quale, di fatto, per poter ricevere e porre in vendita i giornali, si trova a dover “interloquire” necessariamente con un unico partner, ossia il distributore locale incaricato dagli editori di diffondere il prodotto nella zona di pertinenza. Elevato è dunque il rischio della predisposizione unilaterale, da parte del distributore, di un contratto fortemente "sbilanciato" in proprio favore, con la conseguenza che l'edicolante, ove rifiuti la stipula ed in assenza di alcun potere di negoziazione, si trovi privo della fornitura di giornali. Fatte queste premesse, e ricostruita l'operazione economica complessa, l'autore si interroga circa la possibilità di rinvenire, nel nostro ordinamento positivo, strumenti giuridici attraverso i quali, in un’ottica di giustizia dei rapporti contrattuali di mercato, operare un sindacato sull'equilibrio contrattuale al fine di correggere le asimmetrie esistenti tra le parti ed offrire tutela alla parte debole del rapporto
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