Scopo. Fattori di rischio vascolare, come ipertensione, diabete, aterosclerosi, fumo, e cardiopatia ischemica, sono altresì fattori di rischio per malattia di Alzheimer e demenza vascolare. Tatemichi et al. hanno dimostrato che il rischio di sviluppare demenza a seguito di uno stroke è del 25-30 % circa, dopo tre mesi dall’evento ischemico acuto. Lo sviluppo del deficit cognitivo è legato alla localizzazione dell’evento ischemico. La severità del deficit cognitivo sviluppato sembra invece essere correlato sia alla durata della fase ischemica che all’inizio della fase riperfusiva. Non è chiaro perché alcuni soggetti sviluppino deficit cognitivi nell’immediato post-stroke, mentre altri (circa il 70%) recuperano le proprie capacità cognitive. I modelli sperimentali di stroke sono basati sull’occlusione delle arterie carotidi e/o vertebrali al fine di creare un danno ischemico/ipoperfusivo con vari gradi di severità e sono generalmente impiegati per studiare gli effetti dell’occlusione vascolare acuta e i possibili interventi preventivi attuabili. Le cosiddette “brain bank” costituiscono una fonte preziosa di tessuti cerebrali umani su cui è possibile effettuare studi di biologia molecolare. Lo scopo del presente studio è stato quello di caratterizzare le modificazioni in termini di angiogenesi, neurogenesi e plasticità sinaptica di animali sottoposti a un modello cronico di ipoperfusione cerebrale e correlare tali osservazioni con i dati ottenuti dall’analisi di tessuti cerebrali autoptici di soggetti affetti da Stroke, malattia di Alzheimer e demenza vascolare. Materiali e metodi. Sono stati impiegati ratti Wistar maschi del peso di circa 200g; gli animali sono stati suddivisi in un gruppo controllo e un gruppo trattamento (2VO): gli animali trattati sono stati sottoposti a un intervento di legatura bilaterale del’arteria carotide comune e lasciati sopravvivere per tre mesi in accordo con il modello di demenza vascolare di Farksas, quindi sacrificati e i cervelli enucleati per le determinazioni di biologia molecolare. Studio umano: sono stati analizzati campioni di 73 individui. Di questi: 48 pazienti erano affetti da patologie cerebrovascolari (9 pz Demenza Vascolare-VaD, 9 pz Demenza Vascolare sottocorticale-SiVaD, 22 mixed VaD/AD e 8 Stroke senza demenza-SND), 10 affetti da Alzheimer-AD e 15 controlli. Sono stati analizzati campioni cerebrali provenienti dalla corteccia prefrontale (area BA 9 di Brodmann) e temporale (BA 20), ottenuti dalla Brain Bank della Newcastle Brain Tissue Resource, Newcastle University (UK). Gli individui che hanno aderito al progetto sono stati arruolati in uno studio clinico longitudinale durante il quale sono state effettuate valutazioni standardizzate dello stato cognitivo (CAMCOG); per la gran parte dei soggetti l’exitus è stato determinato da broncopolmonite, nessun degli individui era in trattamento con anticolinesterasici, memantina o farmaci antiparkinson. I tessuti animali e quelli umani sono stati processati mediante western blot mediante markers di neuro genesi (doublecortin-DCX), angiogenesi (VEGF) e plasticità sinaptica (Synaptophysin). Risultati. Riportiamo tra i risultati preliminari il dato della concentrazione del VEGF nella corteccia temporale; questo è risultato essere significativamente più elevato nei soggetti affetti da demenza cerebrovascolare ad eccezione dei soggetti con forme miste VaD-AD e negli animali trattati con legatura carotidea (1-way ANOVA, F=47,2, p < 0,001). Non ci sono state differenze significative relativamente alle regioni della corteccia frontale. Conclusione. Il VEGF è il fattore di crescita endoteliale che stimola l’angiogenesi. L’analisi dei campioni disponibili ha messo in luce l’esistenza di una risposta angiogenetica particolarmente per le demenze su base vascolare pura ma anche in risposta al semplice stroke non seguito da demenza. Relativamente al gruppo 2VO, è ipotizzabile che la mancata risposta sia dipendente dal ridotto intervallo post-ischemico (3 mesi). Sono in corso ulteriori valutazioni relativamente le pathway di sinaptogenesi e neurogenesi.

Studio di un modello animale di demenza vascolare: confronto con casistica autoptica e risultati preliminari

A. D. Romano;G. Serviddio;M. Lauriola;C. Capurso;G. Vendemiale
2011-01-01

Abstract

Scopo. Fattori di rischio vascolare, come ipertensione, diabete, aterosclerosi, fumo, e cardiopatia ischemica, sono altresì fattori di rischio per malattia di Alzheimer e demenza vascolare. Tatemichi et al. hanno dimostrato che il rischio di sviluppare demenza a seguito di uno stroke è del 25-30 % circa, dopo tre mesi dall’evento ischemico acuto. Lo sviluppo del deficit cognitivo è legato alla localizzazione dell’evento ischemico. La severità del deficit cognitivo sviluppato sembra invece essere correlato sia alla durata della fase ischemica che all’inizio della fase riperfusiva. Non è chiaro perché alcuni soggetti sviluppino deficit cognitivi nell’immediato post-stroke, mentre altri (circa il 70%) recuperano le proprie capacità cognitive. I modelli sperimentali di stroke sono basati sull’occlusione delle arterie carotidi e/o vertebrali al fine di creare un danno ischemico/ipoperfusivo con vari gradi di severità e sono generalmente impiegati per studiare gli effetti dell’occlusione vascolare acuta e i possibili interventi preventivi attuabili. Le cosiddette “brain bank” costituiscono una fonte preziosa di tessuti cerebrali umani su cui è possibile effettuare studi di biologia molecolare. Lo scopo del presente studio è stato quello di caratterizzare le modificazioni in termini di angiogenesi, neurogenesi e plasticità sinaptica di animali sottoposti a un modello cronico di ipoperfusione cerebrale e correlare tali osservazioni con i dati ottenuti dall’analisi di tessuti cerebrali autoptici di soggetti affetti da Stroke, malattia di Alzheimer e demenza vascolare. Materiali e metodi. Sono stati impiegati ratti Wistar maschi del peso di circa 200g; gli animali sono stati suddivisi in un gruppo controllo e un gruppo trattamento (2VO): gli animali trattati sono stati sottoposti a un intervento di legatura bilaterale del’arteria carotide comune e lasciati sopravvivere per tre mesi in accordo con il modello di demenza vascolare di Farksas, quindi sacrificati e i cervelli enucleati per le determinazioni di biologia molecolare. Studio umano: sono stati analizzati campioni di 73 individui. Di questi: 48 pazienti erano affetti da patologie cerebrovascolari (9 pz Demenza Vascolare-VaD, 9 pz Demenza Vascolare sottocorticale-SiVaD, 22 mixed VaD/AD e 8 Stroke senza demenza-SND), 10 affetti da Alzheimer-AD e 15 controlli. Sono stati analizzati campioni cerebrali provenienti dalla corteccia prefrontale (area BA 9 di Brodmann) e temporale (BA 20), ottenuti dalla Brain Bank della Newcastle Brain Tissue Resource, Newcastle University (UK). Gli individui che hanno aderito al progetto sono stati arruolati in uno studio clinico longitudinale durante il quale sono state effettuate valutazioni standardizzate dello stato cognitivo (CAMCOG); per la gran parte dei soggetti l’exitus è stato determinato da broncopolmonite, nessun degli individui era in trattamento con anticolinesterasici, memantina o farmaci antiparkinson. I tessuti animali e quelli umani sono stati processati mediante western blot mediante markers di neuro genesi (doublecortin-DCX), angiogenesi (VEGF) e plasticità sinaptica (Synaptophysin). Risultati. Riportiamo tra i risultati preliminari il dato della concentrazione del VEGF nella corteccia temporale; questo è risultato essere significativamente più elevato nei soggetti affetti da demenza cerebrovascolare ad eccezione dei soggetti con forme miste VaD-AD e negli animali trattati con legatura carotidea (1-way ANOVA, F=47,2, p < 0,001). Non ci sono state differenze significative relativamente alle regioni della corteccia frontale. Conclusione. Il VEGF è il fattore di crescita endoteliale che stimola l’angiogenesi. L’analisi dei campioni disponibili ha messo in luce l’esistenza di una risposta angiogenetica particolarmente per le demenze su base vascolare pura ma anche in risposta al semplice stroke non seguito da demenza. Relativamente al gruppo 2VO, è ipotizzabile che la mancata risposta sia dipendente dal ridotto intervallo post-ischemico (3 mesi). Sono in corso ulteriori valutazioni relativamente le pathway di sinaptogenesi e neurogenesi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/371587
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