Scopo. Allo stato attuale, numerose evidenze cliniche ed epidemiologiche hanno dimostrato che i fattori di rischio vascolari possono essere importanti nello sviluppo del “mild cognitive impairment” (MCI), della demenza e della malattia di Alzheimer (AD) 1 2. Tra i fattori di rischio vascolari, la sindrome metabolica (S.Met.) è stata associata al rischio di declino cognitivo e di demenza 3-5. In questo lavoro abbiamo analizzato la relazione tra la S.Met. e le sue componenti individuali con l’incidenza di demenza in uno studio prospettico population-based. Materiali e metodi. Da un campione population-based di 5.632 soggetti di età compresa tra i 65 e gli 84 anni dell’Italian Longitudinal Study on Aging (ILSA) abbiamo studiato un totale di 2.097 soggetti, con un follow-up di 3,5 anni. La S.Met. è stata definita in base ai criteri del Third Adults Treatment Panel of the National Cholesterol Education Program (NCEP-ATPIII). La demenza, la AD e la demenza vascolare (VaD) sono state diagnosticate sulla base degli attuali criteri pubblicati. Risultati. I soggetti affetti da S.Met. (n° = 918) rispetto ai soggetti non affetti (n° = 1179) avevano un rischio aumentato di sviluppare VaD (1,63% vs. 0,85%, analisi multivariata corretta HR 2,95, 95% CI 1,19- 7,32). Dopo aver escluso 338 soggetti che al baseline erano malnutriti (indice di massa corporea < 22 e/o livelli sierici di albumina < 3,2 mg/dL), i soggetti con S.Met. (n° = 838) rispetto ai non affetti (n° = 921) avevano un rischio elevato di VaD (1,79% vs. 0,65%, analisi multivariata corretta HR, 3,82; 95% CI, 1,32-11,06). Inoltre, stratificando il campione per lo status infiammatorio, i soggetti con S.Met. ed elevato status infiammatorio (n° = 481) avevano un rischio ancor più elevato di VaD (1,66% vs. 0,44%, analisi multivariata corretta HR, 8,31; 95% CI, 1,12-61,51) se confrontati con coloro senza S.Met. ma con status infiammatorio elevato (n° = 457). Nell’altro braccio del campione esaminato, i soggetti con S.Met. e basso status infiammatorio (n° = 357) confrontati con soggetti senza S.Met. e basso status infiammatorio (n° = 464), non mostravano avere un rischio aumentato di VaD (2,00% vs. 0,87%, analisi multivariata corretta HR, 3,31, 95% CI 0,91-12,14). In conclusione, è stato verificato un effetto sinergico dovuto alla S.Met. nel suo insieme (≥ 3 componenti della S.Met.) rispetto all’effetto di ciascuna sua singola componente sul rischio di sviluppare VaD. Conclusione. Nella nostra popolazione ILSA, i soggetti con S.Met. avevano un elevato rischio di VaD che aumentava dopo esclusione dei pazienti che risultavano malnutriti al baseline e selezionato i pazienti con S.Met. ed elevato status infiammatorio.

Sindrome metabolica e rischio di demenza vascolare. The Italian Longitudinal Study on Aging.

V. Solfrizzi;C. Capurso;G. Vendemiale;
2008-01-01

Abstract

Scopo. Allo stato attuale, numerose evidenze cliniche ed epidemiologiche hanno dimostrato che i fattori di rischio vascolari possono essere importanti nello sviluppo del “mild cognitive impairment” (MCI), della demenza e della malattia di Alzheimer (AD) 1 2. Tra i fattori di rischio vascolari, la sindrome metabolica (S.Met.) è stata associata al rischio di declino cognitivo e di demenza 3-5. In questo lavoro abbiamo analizzato la relazione tra la S.Met. e le sue componenti individuali con l’incidenza di demenza in uno studio prospettico population-based. Materiali e metodi. Da un campione population-based di 5.632 soggetti di età compresa tra i 65 e gli 84 anni dell’Italian Longitudinal Study on Aging (ILSA) abbiamo studiato un totale di 2.097 soggetti, con un follow-up di 3,5 anni. La S.Met. è stata definita in base ai criteri del Third Adults Treatment Panel of the National Cholesterol Education Program (NCEP-ATPIII). La demenza, la AD e la demenza vascolare (VaD) sono state diagnosticate sulla base degli attuali criteri pubblicati. Risultati. I soggetti affetti da S.Met. (n° = 918) rispetto ai soggetti non affetti (n° = 1179) avevano un rischio aumentato di sviluppare VaD (1,63% vs. 0,85%, analisi multivariata corretta HR 2,95, 95% CI 1,19- 7,32). Dopo aver escluso 338 soggetti che al baseline erano malnutriti (indice di massa corporea < 22 e/o livelli sierici di albumina < 3,2 mg/dL), i soggetti con S.Met. (n° = 838) rispetto ai non affetti (n° = 921) avevano un rischio elevato di VaD (1,79% vs. 0,65%, analisi multivariata corretta HR, 3,82; 95% CI, 1,32-11,06). Inoltre, stratificando il campione per lo status infiammatorio, i soggetti con S.Met. ed elevato status infiammatorio (n° = 481) avevano un rischio ancor più elevato di VaD (1,66% vs. 0,44%, analisi multivariata corretta HR, 8,31; 95% CI, 1,12-61,51) se confrontati con coloro senza S.Met. ma con status infiammatorio elevato (n° = 457). Nell’altro braccio del campione esaminato, i soggetti con S.Met. e basso status infiammatorio (n° = 357) confrontati con soggetti senza S.Met. e basso status infiammatorio (n° = 464), non mostravano avere un rischio aumentato di VaD (2,00% vs. 0,87%, analisi multivariata corretta HR, 3,31, 95% CI 0,91-12,14). In conclusione, è stato verificato un effetto sinergico dovuto alla S.Met. nel suo insieme (≥ 3 componenti della S.Met.) rispetto all’effetto di ciascuna sua singola componente sul rischio di sviluppare VaD. Conclusione. Nella nostra popolazione ILSA, i soggetti con S.Met. avevano un elevato rischio di VaD che aumentava dopo esclusione dei pazienti che risultavano malnutriti al baseline e selezionato i pazienti con S.Met. ed elevato status infiammatorio.
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