Riassunto: Il lavoro si inserisce nella più ampia prospettiva di ricerca dell’Archeologia Ambientale, volta proprio a chiarire le dinamiche di interazione tra l’Ambiente e l’Uomo. Nello specifico, lo studio si configura come un’indagine di carattere paleoambientale finalizzata alla definizione dei fattori vegetali e climatici e alla loro interdipendenza con gli elementi antropici nella Puglia dell’età del Bronzo (II millennio a.C). La regione pugliese rappresenta un ambito particolarmente confacente alle esigenze delle ricerche paleoambientali: essa contempla al suo interno, infatti, una tale varietà di patch ecologici da essere considerata uno dei principali archivi naturali del Mediterraneo. La scelta di prendere in esame l’età del Bronzo risiede, invece, nell’importanza che questo periodo ha nella formazione dei “paesaggi storici” della Puglia: secondo molti autori è proprio a partire dal II millennio a.C. che l’impatto antropico sull’ambiente diviene più intenso, a tal punto da influire in modo visibile sull’assetto paesaggistico. In questo periodo la regione è, infatti, interessata da un importante processo di cambiamento culturale che vede l’affermarsi di forme di complessità sociale ed economiche alla base dello sviluppo di nuove strategie di sfruttamento, di gestione e di trasformazione del territorio. Da qui, dunque, la necessità di definire alcuni dei fattori ambientali (il clima e la vegetazione) alla base della configurazione stessa dei paesaggi protostorici pugliesi. Lo studio paleoambientale ha adottato un approccio di tipo multidisciplinare che ha affiancato i metodi dell’archeobotanica tradizionale a una nuova applicazione in campo archeologico della biochimica isotopica, ovvero l’analisi degli isotopi stabili del Carbonio presenti nei macroresti vegetali di origine archeologica. L’aspetto innovativo della ricerca è rappresentato, dunque, dall’utilizzo delle analisi biochimiche a supporto delle letture paleoambientali dei contesti archeologici, basate principalmente su dati vegetazionali. L’impiego di dati isotopici come proxies paleoambientali ha consentito, inoltre, di superare i limiti dovuti alla rappresentatività del record archeobotanico, fortemente influenzato dalla selezione operata dall’uomo, restituendo informazioni puntuali sulle caratteristiche ambientali e sui trend paleoclimatici che hanno caratterizzato la storia dei singoli siti presi in esame. I valori degli isotopi stabili del Carbonio nei resti vegetali costituiscono, infatti, una fonte di informazione diretta sulle condizioni ambientali (apporto idrico, caratteristiche del suolo, luminosità) nelle quali si è sviluppata la pianta indipendentemente dall’azione umana.

Dinamiche di interazione tra Uomo e Ambiente nella Puglia dell’età del Bronzo: il contributo delle analisi archeobotaniche e isotopiche / Aprile, Giorgia. - (2015 Jun 25). [10.14274/UNIFG/FAIR/338388]

Dinamiche di interazione tra Uomo e Ambiente nella Puglia dell’età del Bronzo: il contributo delle analisi archeobotaniche e isotopiche

APRILE, GIORGIA
2015-06-25

Abstract

Riassunto: Il lavoro si inserisce nella più ampia prospettiva di ricerca dell’Archeologia Ambientale, volta proprio a chiarire le dinamiche di interazione tra l’Ambiente e l’Uomo. Nello specifico, lo studio si configura come un’indagine di carattere paleoambientale finalizzata alla definizione dei fattori vegetali e climatici e alla loro interdipendenza con gli elementi antropici nella Puglia dell’età del Bronzo (II millennio a.C). La regione pugliese rappresenta un ambito particolarmente confacente alle esigenze delle ricerche paleoambientali: essa contempla al suo interno, infatti, una tale varietà di patch ecologici da essere considerata uno dei principali archivi naturali del Mediterraneo. La scelta di prendere in esame l’età del Bronzo risiede, invece, nell’importanza che questo periodo ha nella formazione dei “paesaggi storici” della Puglia: secondo molti autori è proprio a partire dal II millennio a.C. che l’impatto antropico sull’ambiente diviene più intenso, a tal punto da influire in modo visibile sull’assetto paesaggistico. In questo periodo la regione è, infatti, interessata da un importante processo di cambiamento culturale che vede l’affermarsi di forme di complessità sociale ed economiche alla base dello sviluppo di nuove strategie di sfruttamento, di gestione e di trasformazione del territorio. Da qui, dunque, la necessità di definire alcuni dei fattori ambientali (il clima e la vegetazione) alla base della configurazione stessa dei paesaggi protostorici pugliesi. Lo studio paleoambientale ha adottato un approccio di tipo multidisciplinare che ha affiancato i metodi dell’archeobotanica tradizionale a una nuova applicazione in campo archeologico della biochimica isotopica, ovvero l’analisi degli isotopi stabili del Carbonio presenti nei macroresti vegetali di origine archeologica. L’aspetto innovativo della ricerca è rappresentato, dunque, dall’utilizzo delle analisi biochimiche a supporto delle letture paleoambientali dei contesti archeologici, basate principalmente su dati vegetazionali. L’impiego di dati isotopici come proxies paleoambientali ha consentito, inoltre, di superare i limiti dovuti alla rappresentatività del record archeobotanico, fortemente influenzato dalla selezione operata dall’uomo, restituendo informazioni puntuali sulle caratteristiche ambientali e sui trend paleoclimatici che hanno caratterizzato la storia dei singoli siti presi in esame. I valori degli isotopi stabili del Carbonio nei resti vegetali costituiscono, infatti, una fonte di informazione diretta sulle condizioni ambientali (apporto idrico, caratteristiche del suolo, luminosità) nelle quali si è sviluppata la pianta indipendentemente dall’azione umana.
25-giu-2015
Archeologia Ambientale, Età del Bronzo, isotopi stabili, Archeobotanica.
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