ABSTRACT Il progetto che si presenta in questa sede ha come problematica di ricerca lo studio dei resti vegetali combusti provenienti da contesti archeologici di età medievale indagati in Capitanata, con lo scopo di ottenere informazioni sui rapporti che sono intercorsi tra le comunità umane di quel dato comprensorio geografico in quello spettro temporale e le risorse vegetali. L’obiettivo è stato, dunque, quello di analizzare i dati di tipo archeobotanico per un contributo alla ricostruzione del paesaggio medievale di Capitanata, allo studio dell’integrazione fra insediamenti demici e contesto ambientale e in particolare all’analisi dello sfruttamento agropastorale. I materiali sono stati prelevati nel corso di indagini stratigrafiche sistematiche compiute in anni recenti nei siti di Montecorvino (Volturino, FG); San Lorenzo in Carminiano (Foggia) e San Giovanni a Canosa (BAT). Si è scelto di utilizzare questi tre siti come campione d’analisi perché, oltre ad essere al centro di progetti pluriennali di ricerca sistematica da parte del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia, circostanza che garantisce così una quantità statisticamente significativa di reperti e la relativa corretta procedura di prelevamento, essi presentano tutti una fase insediativa di epoca medievale fortemente strutturata e intensa. Tali insediamenti presentano una significativa e variegata gamma tipologica dal punto di vista insediativo e ambientale: Montecorvino è infatti un insediamento urbano minore – sito incastellato sulle pendici subappenniniche, in un contesto d’altura a forte presenza boschiva; San Lorenzo in Carminiano è un castrum situato a poca distanza da Foggia, in pieno Tavoliere e in un ambiente a forte connotazione umido-paludosa; San Giovanni di Canosa rappresenta la rioccupazione medievale di un complesso religioso paleocristiano in un contesto urbano a continuità di vita. La tipologia dei siti selezionati e la loro caratteristica di insediamenti in habitat differenziati deriva, dunque, da un criterio di scelta meditato e mirato, in rapporto a una serie di domande storiche che ci si è posti su di un ampio raggio. Primario obiettivo di studio è stato il tentativo di comprensione dei caratteri del rinnovamento dell’assetto insediativo nella Capitanata medievale, tra XI e XIV secolo, marcato rispetto al passato, e il grado di connessione di tali cambiamenti con le opportunità che il territorio offrì, sia da un punto di vista strategico sia da un punto di vista economico.Inoltre è importante ricordare, per comprendere meglio le reali potenzialità e il possibile valore di questo studio, che l’odierno paesaggio della Puglia settentrionale è mutato in maniera massiccia già a partire dal Settecento. Il bosco, elemento dinamico e non statico, ha un’importanza fondamentale nella vita di tutti gli insediamenti medievali; ciò avviene, verosimilmente, anche in Capitanata. Così, capirne l’articolazione, la formazione vegetazionale e le molteplici forme di uso, partendo dal campione “Montecorvino”, diventa strategico per la comprensione delle dinamiche insediative del contesto territoriale. Al contempo, è stato necessario un tentativo di comprensione di come si articolassero nello stesso periodo i paesaggi naturali e coltivati della piana del Tavoliere, passaggio fondamentale per cercare di capire se anche qui il bosco potesse avere una funzione importante nella vita quotidiana delle comunità locali e per avviare una riflessione su quali tipi di rapporti socio-economici intercorrevano tra gli insediamenti di pianura e quelli d’altura. Il lavoro si presenta diviso in due parti. La prima è sviluppata nei primi tre capitoli: nel primo si esaminano le tematiche e le problematizzazioni proprie dell’Archeologia Ambientale; nel secondo i caratteri e la nascita della branca disciplinare dell’Archeobotanica, soffermandosi in modo più dettagliato sulle analisi compiute nei contesti medievali nel panorama nazionale; nel terzo l’ambiente naturale e l’ambiente antropizzato attraverso un inquadramento generale del settore settentrionale della Puglia, oggetto di analisi. La seconda parte, dal capitolo IV al capitolo VII, è dedicata alla raccolta e discussione dei dati utilizzati per la ricostruzione finale. I capitoli IV, V e VI sono dedicati allo studio dei resti archeobotanici rinvenuti rispettivamente a Montecorvino, San Lorenzo in Carminiano e a Piano San Giovanni a Canosa. Per ogni contesto preso in esame si è proceduto alla contestualizzazione del sito all’interno dell’comprensorio territoriale e alla lettura delle informazioni dei dati di scavo, soffermandosi sui contesti campionati e oggetto di questo lavoro. Le analisi archeobotaniche hanno riguardato, per tutti i contesti studiati, le due principali categorie di macroresti: sono stati analizzati in totale 5081 antracoresti e 4699 carporesti. La lunga fase di analisi in laboratorio, necessaria per l’individuazione e l’attribuzione dei taxa, è stata condotta presso il Laboratorio di Archeobotanica e Paleoclimatologia dell’Università del Salento, diretto dal prof. Girolamo Fiorentino, con il quale ormai da diversi anni il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli studi di Foggia ha avviato uno stretto rapporto di collaborazione scientifica. Nel capitolo VII, invece, sono state raccolte le informazioni sul paesaggio naturale e agrario desunte dallo spoglio sistematico dei 50 volumi dei Registri della Cancelleria Angioina, la cui importanza è data dal fatto che essi rappresentano un corpus uniforme di testi redatti da uno stesso organismo politico-amministrativo e in un medesimo contesto socio-culturale, che sono testi disponibili in forma edita e filologicamente ricostruita, e che sono cronologicamente affini al periodo in esame. Infine, nel capitolo conclusivo si è cercato di ricostruire alcune dinamiche storiche attraverso l’integrazione e interazione dei dati raccolti dalle diverse fonti a disposizione. La rilettura del paesaggio di Capitanata in età Basso Medievale è stata affrontata per tematiche legate ai principali elementi ambientali quali il bosco, i fiumi, le coste e i terreni coltivi, cercando di offrire, in base ai dati raccolti, spunti di approfondimento per la ricostruzione del paesaggio storico e delle forme di modificazioni ivi occorse durante gli ultimi sei secoli (per le quali le vicende culturali e ambientali bassomedievali rappresentano sia la concausa che il presupposto). In ultima analisi, inoltre, si è cercato di non prescindere dall’utilizzo, ai fini di comprensione e ricostruzione dell’ambiente in oggetto, di alcuni elementi documentabili di “percezione del paesaggio”, rilevabili ancora oggi tra le pieghe della tradizione antropologica e culturale delle comunità locali e capaci di suggerire alcuni suggestivi spunti di riflessione sulla continuità di uso e di legame emotivo con l’ambiente, nella convinzione, ormai acquisita anche nell’ambito delle ricerche di archeologia globale, che un paesaggio possa essere insieme natura, cultura e percezione collettiva.
Ricerche archeobotaniche per la ricostruzione dei paesaggi vegetali e dell’uso delle risorse naturali e agricole della Capitanata medievale: analisi di resti antracologici e carpologici da scavi nella Puglia settentrionale / Corvino, Cinzia. - (2015 Jun 25). [10.14274/UNIFG/FAIR/338385]
Ricerche archeobotaniche per la ricostruzione dei paesaggi vegetali e dell’uso delle risorse naturali e agricole della Capitanata medievale: analisi di resti antracologici e carpologici da scavi nella Puglia settentrionale
CORVINO, CINZIA
2015-06-25
Abstract
ABSTRACT Il progetto che si presenta in questa sede ha come problematica di ricerca lo studio dei resti vegetali combusti provenienti da contesti archeologici di età medievale indagati in Capitanata, con lo scopo di ottenere informazioni sui rapporti che sono intercorsi tra le comunità umane di quel dato comprensorio geografico in quello spettro temporale e le risorse vegetali. L’obiettivo è stato, dunque, quello di analizzare i dati di tipo archeobotanico per un contributo alla ricostruzione del paesaggio medievale di Capitanata, allo studio dell’integrazione fra insediamenti demici e contesto ambientale e in particolare all’analisi dello sfruttamento agropastorale. I materiali sono stati prelevati nel corso di indagini stratigrafiche sistematiche compiute in anni recenti nei siti di Montecorvino (Volturino, FG); San Lorenzo in Carminiano (Foggia) e San Giovanni a Canosa (BAT). Si è scelto di utilizzare questi tre siti come campione d’analisi perché, oltre ad essere al centro di progetti pluriennali di ricerca sistematica da parte del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia, circostanza che garantisce così una quantità statisticamente significativa di reperti e la relativa corretta procedura di prelevamento, essi presentano tutti una fase insediativa di epoca medievale fortemente strutturata e intensa. Tali insediamenti presentano una significativa e variegata gamma tipologica dal punto di vista insediativo e ambientale: Montecorvino è infatti un insediamento urbano minore – sito incastellato sulle pendici subappenniniche, in un contesto d’altura a forte presenza boschiva; San Lorenzo in Carminiano è un castrum situato a poca distanza da Foggia, in pieno Tavoliere e in un ambiente a forte connotazione umido-paludosa; San Giovanni di Canosa rappresenta la rioccupazione medievale di un complesso religioso paleocristiano in un contesto urbano a continuità di vita. La tipologia dei siti selezionati e la loro caratteristica di insediamenti in habitat differenziati deriva, dunque, da un criterio di scelta meditato e mirato, in rapporto a una serie di domande storiche che ci si è posti su di un ampio raggio. Primario obiettivo di studio è stato il tentativo di comprensione dei caratteri del rinnovamento dell’assetto insediativo nella Capitanata medievale, tra XI e XIV secolo, marcato rispetto al passato, e il grado di connessione di tali cambiamenti con le opportunità che il territorio offrì, sia da un punto di vista strategico sia da un punto di vista economico.Inoltre è importante ricordare, per comprendere meglio le reali potenzialità e il possibile valore di questo studio, che l’odierno paesaggio della Puglia settentrionale è mutato in maniera massiccia già a partire dal Settecento. Il bosco, elemento dinamico e non statico, ha un’importanza fondamentale nella vita di tutti gli insediamenti medievali; ciò avviene, verosimilmente, anche in Capitanata. Così, capirne l’articolazione, la formazione vegetazionale e le molteplici forme di uso, partendo dal campione “Montecorvino”, diventa strategico per la comprensione delle dinamiche insediative del contesto territoriale. Al contempo, è stato necessario un tentativo di comprensione di come si articolassero nello stesso periodo i paesaggi naturali e coltivati della piana del Tavoliere, passaggio fondamentale per cercare di capire se anche qui il bosco potesse avere una funzione importante nella vita quotidiana delle comunità locali e per avviare una riflessione su quali tipi di rapporti socio-economici intercorrevano tra gli insediamenti di pianura e quelli d’altura. Il lavoro si presenta diviso in due parti. La prima è sviluppata nei primi tre capitoli: nel primo si esaminano le tematiche e le problematizzazioni proprie dell’Archeologia Ambientale; nel secondo i caratteri e la nascita della branca disciplinare dell’Archeobotanica, soffermandosi in modo più dettagliato sulle analisi compiute nei contesti medievali nel panorama nazionale; nel terzo l’ambiente naturale e l’ambiente antropizzato attraverso un inquadramento generale del settore settentrionale della Puglia, oggetto di analisi. La seconda parte, dal capitolo IV al capitolo VII, è dedicata alla raccolta e discussione dei dati utilizzati per la ricostruzione finale. I capitoli IV, V e VI sono dedicati allo studio dei resti archeobotanici rinvenuti rispettivamente a Montecorvino, San Lorenzo in Carminiano e a Piano San Giovanni a Canosa. Per ogni contesto preso in esame si è proceduto alla contestualizzazione del sito all’interno dell’comprensorio territoriale e alla lettura delle informazioni dei dati di scavo, soffermandosi sui contesti campionati e oggetto di questo lavoro. Le analisi archeobotaniche hanno riguardato, per tutti i contesti studiati, le due principali categorie di macroresti: sono stati analizzati in totale 5081 antracoresti e 4699 carporesti. La lunga fase di analisi in laboratorio, necessaria per l’individuazione e l’attribuzione dei taxa, è stata condotta presso il Laboratorio di Archeobotanica e Paleoclimatologia dell’Università del Salento, diretto dal prof. Girolamo Fiorentino, con il quale ormai da diversi anni il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli studi di Foggia ha avviato uno stretto rapporto di collaborazione scientifica. Nel capitolo VII, invece, sono state raccolte le informazioni sul paesaggio naturale e agrario desunte dallo spoglio sistematico dei 50 volumi dei Registri della Cancelleria Angioina, la cui importanza è data dal fatto che essi rappresentano un corpus uniforme di testi redatti da uno stesso organismo politico-amministrativo e in un medesimo contesto socio-culturale, che sono testi disponibili in forma edita e filologicamente ricostruita, e che sono cronologicamente affini al periodo in esame. Infine, nel capitolo conclusivo si è cercato di ricostruire alcune dinamiche storiche attraverso l’integrazione e interazione dei dati raccolti dalle diverse fonti a disposizione. La rilettura del paesaggio di Capitanata in età Basso Medievale è stata affrontata per tematiche legate ai principali elementi ambientali quali il bosco, i fiumi, le coste e i terreni coltivi, cercando di offrire, in base ai dati raccolti, spunti di approfondimento per la ricostruzione del paesaggio storico e delle forme di modificazioni ivi occorse durante gli ultimi sei secoli (per le quali le vicende culturali e ambientali bassomedievali rappresentano sia la concausa che il presupposto). In ultima analisi, inoltre, si è cercato di non prescindere dall’utilizzo, ai fini di comprensione e ricostruzione dell’ambiente in oggetto, di alcuni elementi documentabili di “percezione del paesaggio”, rilevabili ancora oggi tra le pieghe della tradizione antropologica e culturale delle comunità locali e capaci di suggerire alcuni suggestivi spunti di riflessione sulla continuità di uso e di legame emotivo con l’ambiente, nella convinzione, ormai acquisita anche nell’ambito delle ricerche di archeologia globale, che un paesaggio possa essere insieme natura, cultura e percezione collettiva.File | Dimensione | Formato | |
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