ABSTRACT Il lavoro di ricerca è stato focalizzato su nuovi spunti d’indagine e di approfondimento della ricezione di opere classiche nella letteratura moderna, in particolare partendo dalla figura del MILES GLORIOSUS, passando per l’Illusion Comique di Corneille e giungendo al Vantone di Pasolini. Plauto fu un uno dei maestri del teatro per il brio straordinario che non teme neppure la trivialità, e per il grande senso dell'osservazione delle tipologie umane che arricchì frequentando mercati, gli schiavi, i soldati, le prostitute che gli ispirarono gran parte delle commedie. Egli fu maestro del riso, se ne servì in maniera sferzante, usando i mezzi propri del teatro. Fu abile nell'annodare intrecci e nel dipingere i personaggi messi in scena in modo preciso. Le sue commedie avevano un prologo lunghissimo, sproporzionato, era una vero discorso rivolto al popolo sull'argomento della commedia stessa, i dialoghi erano espressi da parole saporite di pura fonte latina, la musica e il canto erano felicemente integrate. Da Plauto parte con più forza rispetto ad altri autori l’avventura comica del soldato nella letteratura di tutti i tempi: i suoi contorni si marcano con maggior evidenza si prepara la strada per un soggetto comico multifunzionale, destinato a ibridarsi con la tradizione dell’epica classica e a disperdersi nei rivi complicati dei suoi diversi allotropi. Da qui la “contaminatio” e l’influenza che Plauto ebbe su Terenzio. Il personaggio del miles diventa topico all’interno della palliata e si stabilizza sui binari della comicità plautina. Il grande insegnamento del teatro di Plauto perdura, infatti, per più di mezzo secolo dalla sua morte. Sebbene l'opera di Corneille differisca nei contenuti e nella trama da quella di Plauto, si possono trovare molti elementi che, singolarmente o organicamente, l'avvicinano ad essa. Corneille scrive nel 1635 quella che sarà la sua ultima commedia, L'Illusion Comique, che, a detta dello stesso autore, si compone dei generi più svariati racchiudendo quindi una mescolanza degli stili più diversi. Corneille utilizza molte delle maschere tipiche del teatro plautino, a cominciare dalla figura del miles stesso, che, da protagonista – o quasi – della commedia di Plauto, diviene una semplice comparsa nell'opera di Corneille, ma ne mantiene i tratti distintivi. Di contro, il Vantone non è certo un esercizio intellettuale ma assume un preciso ruolo, tenta di far rinascere il genere drammatico, dopo la crisi del dramma borghese. Lungo le pagine dello studio che andrò a presentare ci renderemo conto di quanto Pasolini abbia creduto nel suo lavoro di traduzione, condotto con un atteggiamento di grande rispetto per il drammaturgo. Pasolini si confronta con l’autore classico e ne recupera tutti gli elementi della sua commedia, dalla fabula, incentrata intorno alla beffa, all’assetto linguistico, nonostante il traduttore ambienti le storie del suo Miles nella Roma delle borgate: alla nobiltà del latino plautino corrisponde l’utilizzo del martelliano, il verso del grande teatro del settecento cui rifarsi per la rinascita del dramma borghese, mediante il quale filtrare il romanesco adoperato da Pasolini. Pasolini può essere considerato, a pieno titolo, allievo di Plauto, sa di disporre di un universo linguistico nascente La ricerca, dunque, ha messo in risalto la figura del Miles nell’arco dei secoli e la sua rappresentazione teatrale.
DAL MILES GLORIOSUS AL VANTONE DI PASOLINI / Cicolella, Rosa. - (2014 Jun 23). [10.14274/UNIFG/FAIR/331866]
DAL MILES GLORIOSUS AL VANTONE DI PASOLINI
CICOLELLA, ROSA
2014-06-23
Abstract
ABSTRACT Il lavoro di ricerca è stato focalizzato su nuovi spunti d’indagine e di approfondimento della ricezione di opere classiche nella letteratura moderna, in particolare partendo dalla figura del MILES GLORIOSUS, passando per l’Illusion Comique di Corneille e giungendo al Vantone di Pasolini. Plauto fu un uno dei maestri del teatro per il brio straordinario che non teme neppure la trivialità, e per il grande senso dell'osservazione delle tipologie umane che arricchì frequentando mercati, gli schiavi, i soldati, le prostitute che gli ispirarono gran parte delle commedie. Egli fu maestro del riso, se ne servì in maniera sferzante, usando i mezzi propri del teatro. Fu abile nell'annodare intrecci e nel dipingere i personaggi messi in scena in modo preciso. Le sue commedie avevano un prologo lunghissimo, sproporzionato, era una vero discorso rivolto al popolo sull'argomento della commedia stessa, i dialoghi erano espressi da parole saporite di pura fonte latina, la musica e il canto erano felicemente integrate. Da Plauto parte con più forza rispetto ad altri autori l’avventura comica del soldato nella letteratura di tutti i tempi: i suoi contorni si marcano con maggior evidenza si prepara la strada per un soggetto comico multifunzionale, destinato a ibridarsi con la tradizione dell’epica classica e a disperdersi nei rivi complicati dei suoi diversi allotropi. Da qui la “contaminatio” e l’influenza che Plauto ebbe su Terenzio. Il personaggio del miles diventa topico all’interno della palliata e si stabilizza sui binari della comicità plautina. Il grande insegnamento del teatro di Plauto perdura, infatti, per più di mezzo secolo dalla sua morte. Sebbene l'opera di Corneille differisca nei contenuti e nella trama da quella di Plauto, si possono trovare molti elementi che, singolarmente o organicamente, l'avvicinano ad essa. Corneille scrive nel 1635 quella che sarà la sua ultima commedia, L'Illusion Comique, che, a detta dello stesso autore, si compone dei generi più svariati racchiudendo quindi una mescolanza degli stili più diversi. Corneille utilizza molte delle maschere tipiche del teatro plautino, a cominciare dalla figura del miles stesso, che, da protagonista – o quasi – della commedia di Plauto, diviene una semplice comparsa nell'opera di Corneille, ma ne mantiene i tratti distintivi. Di contro, il Vantone non è certo un esercizio intellettuale ma assume un preciso ruolo, tenta di far rinascere il genere drammatico, dopo la crisi del dramma borghese. Lungo le pagine dello studio che andrò a presentare ci renderemo conto di quanto Pasolini abbia creduto nel suo lavoro di traduzione, condotto con un atteggiamento di grande rispetto per il drammaturgo. Pasolini si confronta con l’autore classico e ne recupera tutti gli elementi della sua commedia, dalla fabula, incentrata intorno alla beffa, all’assetto linguistico, nonostante il traduttore ambienti le storie del suo Miles nella Roma delle borgate: alla nobiltà del latino plautino corrisponde l’utilizzo del martelliano, il verso del grande teatro del settecento cui rifarsi per la rinascita del dramma borghese, mediante il quale filtrare il romanesco adoperato da Pasolini. Pasolini può essere considerato, a pieno titolo, allievo di Plauto, sa di disporre di un universo linguistico nascente La ricerca, dunque, ha messo in risalto la figura del Miles nell’arco dei secoli e la sua rappresentazione teatrale.File | Dimensione | Formato | |
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