Questo saggio costituisce una prima riflessione sui pellegrinaggi della Puglia centro-meridionale , soprattutto dei pellegrinaggi cosiddetti minori, perché di interesse locale, ma non per questo meno importanti per la gente che ogni anno partecipa ai festeggiamenti in onore del Santo, delle Sante o delle Madonne a cui sono dedicati i santuari. Esso è diviso in due parti: nella prima propongo una lettura dei pellegrinaggi non nella loro singolarità ma nella loro struttura complessiva, una sorta di “cartografia devota” di cui parla Marino Niola (2004). Anche per la Puglia, infatti, così come per la Campania si può dire che la distribuzione territoriale dei santuari e le linee cultuali che li legano formano una vera e propria cartografia devota, una geografia specificamente popolare che sottopone anche devozioni più ufficiali a una riplasmazione sincretica che ne determina una notevole autonomia di significati . Una cartografia certamente non completa ma utile come canovaccio per una ricerca futura. Nella seconda parte ho cercato di analizzare, a partire da una breve ricerca etnografica, alcuni aspetti del complesso sistema di rituali che si sviluppano intorno al culto della Madonna del Pozzo di Capurso, mettendo in evidenza il rapporto tra corpo-devoto e comunità di fedeli nel contesto della processione che si svolge l’ultima domenica di agosto a conclusione del pellegrinaggio, durante la quale i fedeli trasportano a spalla per le vie del paese dei grossi ceri accesi. La cera bollente che cola sui corpi dei pellegrini mette in scena un corpo devoto sofferente, dove il rapporto con la divinità viene incisa, inscritta sul corpo e, attraverso il corpo, resa visibile e comunicabile in una sorta di “memoria della carne” che istituisce il rapporto fra devoto e divinità nel contesto di una «genealogia credente».

Pellegrinaggi in Puglia: dalla «cartografia devota» alla memoria della carne

PARISI, ROSA
2014-01-01

Abstract

Questo saggio costituisce una prima riflessione sui pellegrinaggi della Puglia centro-meridionale , soprattutto dei pellegrinaggi cosiddetti minori, perché di interesse locale, ma non per questo meno importanti per la gente che ogni anno partecipa ai festeggiamenti in onore del Santo, delle Sante o delle Madonne a cui sono dedicati i santuari. Esso è diviso in due parti: nella prima propongo una lettura dei pellegrinaggi non nella loro singolarità ma nella loro struttura complessiva, una sorta di “cartografia devota” di cui parla Marino Niola (2004). Anche per la Puglia, infatti, così come per la Campania si può dire che la distribuzione territoriale dei santuari e le linee cultuali che li legano formano una vera e propria cartografia devota, una geografia specificamente popolare che sottopone anche devozioni più ufficiali a una riplasmazione sincretica che ne determina una notevole autonomia di significati . Una cartografia certamente non completa ma utile come canovaccio per una ricerca futura. Nella seconda parte ho cercato di analizzare, a partire da una breve ricerca etnografica, alcuni aspetti del complesso sistema di rituali che si sviluppano intorno al culto della Madonna del Pozzo di Capurso, mettendo in evidenza il rapporto tra corpo-devoto e comunità di fedeli nel contesto della processione che si svolge l’ultima domenica di agosto a conclusione del pellegrinaggio, durante la quale i fedeli trasportano a spalla per le vie del paese dei grossi ceri accesi. La cera bollente che cola sui corpi dei pellegrini mette in scena un corpo devoto sofferente, dove il rapporto con la divinità viene incisa, inscritta sul corpo e, attraverso il corpo, resa visibile e comunicabile in una sorta di “memoria della carne” che istituisce il rapporto fra devoto e divinità nel contesto di una «genealogia credente».
2014
9788864851006
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