La crisi che ha colpito il settore agricolo nell’ultimo biennio ha costretto a rivalutare il peso e gli interventi messi in atto in materia al fine di definire un approccio alla questione agraria o, meglio, rurale, in termini più di politica economica che settoriale. Si avverte, pertanto, da più parti la necessità di aiutare gli operatori del settore attraverso azioni in grado di migliorare l’efficienza del sistema e ridurre i costi, anche mediante agevolazioni di natura fiscale, finanziaria ed amministrativa. Al proposito, rappresentativa può essere l’esperienza dei distretti produttivi, rilanciata dalle leggi finanziarie 2006 e 2008. La disciplina in materia tende ad un miglioramento dell’efficienza nell’organizzazione e nella produzione distrettuale, prevedendo a tal fine, vantaggi e semplificazioni tributarie, amministrative, finanziarie e di promozione della ricerca e dello sviluppo, applicabili ai distretti produttivi. Tali norme si applicano anche a favore dei distretti rurali e agroalimentari oltre che delle reti di imprese e delle catene di fornitura (filiere). L’obiettivo è promuovere lo sviluppo delle imprese rafforzando l’integrazione di filiera, favorendo lo scambio di tecnologie, di servizi, di collaborazione tra imprese. In tale contesto, il lavoro di ricerca, dopo una survey normativa ed economica del ruolo dei distretti e delle reti d’impresa, alla luce anche della riforma federale, seguita da un’analisi dell’esperienza dei partenariati di filiera, è sviluppato in due parti. Nella prima, è stato definito un modello di distretto, inteso come forma di organizzazione territoriale dello sviluppo locale, idoneo a massimizzare i vantaggi economici e fiscali previsti dalle Leggi finanziarie per il 2006 e 2008/09, dalla Legge n. 133 del 2008 e dalla c.d. legge anticrisi, nonché delle possibili opportunità derivanti dall’attuazione della riforma federale e del relativo impatto a livello locale. Tale analisi ha come riferimento territoriale l’area lucana del Metapontino, in cui sono stati promossi con grande capacità concertativa diversi partenariati nel settore agroalimentare in attuazione delle politiche di sviluppo regionali: il Distretto Agroalimentare di Qualità; i Progetti Integrati di Filiera (PIF); i Programmi di Sviluppo Locale (PSL) proposti dai Gruppi di Azione Locale (GAL). La seconda parte ha inteso verificare come, attraverso l’implementazione di un modello empirico costruito su dati dell’economia regionale della Basilicata, interventi di riduzione dell’aliquota degli oneri sociali a carico dell’impresa e del lavoratore possano, in un ottica di governo locale federale, indurre un impatto positivo sulla componente locale del valore aggiunto e, quindi, dei redditi da capitale e di lavoro. Nelle conclusioni, si sottolinea come la strada di una concertazione tra gli stakeholders del settore agroalimentare che veda anche la variabile fiscale inserita nei tavoli di contrattazione tra gli operatori pubblici e gli attori a livello locale potrebbe sicuramente rivelarsi vincente per il benessere degli operatori, sempre più ancorati da un lato a logiche di mercati globali e dall’altro a inevitabili localismi.

Fiscalità e agricoltura: nuovi strumenti per superare la crisi. Un modello di intervento in Basilicata

CONTO', FRANCESCO;LA SALA, PIERMICHELE
;
PAPAPIETRO, PAOLO;FIORE, MARIANTONIETTA
2012-01-01

Abstract

La crisi che ha colpito il settore agricolo nell’ultimo biennio ha costretto a rivalutare il peso e gli interventi messi in atto in materia al fine di definire un approccio alla questione agraria o, meglio, rurale, in termini più di politica economica che settoriale. Si avverte, pertanto, da più parti la necessità di aiutare gli operatori del settore attraverso azioni in grado di migliorare l’efficienza del sistema e ridurre i costi, anche mediante agevolazioni di natura fiscale, finanziaria ed amministrativa. Al proposito, rappresentativa può essere l’esperienza dei distretti produttivi, rilanciata dalle leggi finanziarie 2006 e 2008. La disciplina in materia tende ad un miglioramento dell’efficienza nell’organizzazione e nella produzione distrettuale, prevedendo a tal fine, vantaggi e semplificazioni tributarie, amministrative, finanziarie e di promozione della ricerca e dello sviluppo, applicabili ai distretti produttivi. Tali norme si applicano anche a favore dei distretti rurali e agroalimentari oltre che delle reti di imprese e delle catene di fornitura (filiere). L’obiettivo è promuovere lo sviluppo delle imprese rafforzando l’integrazione di filiera, favorendo lo scambio di tecnologie, di servizi, di collaborazione tra imprese. In tale contesto, il lavoro di ricerca, dopo una survey normativa ed economica del ruolo dei distretti e delle reti d’impresa, alla luce anche della riforma federale, seguita da un’analisi dell’esperienza dei partenariati di filiera, è sviluppato in due parti. Nella prima, è stato definito un modello di distretto, inteso come forma di organizzazione territoriale dello sviluppo locale, idoneo a massimizzare i vantaggi economici e fiscali previsti dalle Leggi finanziarie per il 2006 e 2008/09, dalla Legge n. 133 del 2008 e dalla c.d. legge anticrisi, nonché delle possibili opportunità derivanti dall’attuazione della riforma federale e del relativo impatto a livello locale. Tale analisi ha come riferimento territoriale l’area lucana del Metapontino, in cui sono stati promossi con grande capacità concertativa diversi partenariati nel settore agroalimentare in attuazione delle politiche di sviluppo regionali: il Distretto Agroalimentare di Qualità; i Progetti Integrati di Filiera (PIF); i Programmi di Sviluppo Locale (PSL) proposti dai Gruppi di Azione Locale (GAL). La seconda parte ha inteso verificare come, attraverso l’implementazione di un modello empirico costruito su dati dell’economia regionale della Basilicata, interventi di riduzione dell’aliquota degli oneri sociali a carico dell’impresa e del lavoratore possano, in un ottica di governo locale federale, indurre un impatto positivo sulla componente locale del valore aggiunto e, quindi, dei redditi da capitale e di lavoro. Nelle conclusioni, si sottolinea come la strada di una concertazione tra gli stakeholders del settore agroalimentare che veda anche la variabile fiscale inserita nei tavoli di contrattazione tra gli operatori pubblici e gli attori a livello locale potrebbe sicuramente rivelarsi vincente per il benessere degli operatori, sempre più ancorati da un lato a logiche di mercati globali e dall’altro a inevitabili localismi.
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