L'anno simbolo della contestazione giovanile ha conosciuto una "rivolta contro i padri" che non ha avuto natura esclusivamente laica, politica, extraparlamentare. Un grande fermento ha attraversato anche il mondo dei cattolici. Il saggio colloca il fenomeno del cosiddetto dissenso cattolico nel movimento sessantottesco, e ne rintraccia i protagonisti, le origini, i motivi, le finalità. Il mondo cattolico ha vissuto il rivolgimento del ’68 in modo complesso e per certi versi contraddittorio. Alcuni credenti ne sono stati protagonisti, altri ne sono stati travolti; la Chiesa istituzionale ha conosciuto una stagione di crisi acuta ma al contempo di vitale rinnovamento. Ci fu un ’68 cattolico? È difficile parlare di una particolare «originalità» cattolica nel Sessantotto: non è esistito un Sessantotto cattolico diverso e separato dal “Sessantotto di tutti”. Non si deve inoltre sopravvalutare l’importanza dell’apporto cattolico alla contestazione, come invece fanno alcuni protagonisti”: sarebbe piuttosto stato il primo ad influire sui secondi. Immagini, spinte, esigenze, suggestioni proprie del movimento del ’68, hanno un forte impatto sul cattolicesimo occidentale, determinando talvolta un orientamento politico più radicale ed una prospettiva ecclesiale antistituzionale. Anzi, come nota p. Congar, ad un certo punto si viene a formare quasi una miscela tra il rinnovamento conciliare e la spinta del ’68. Alcuni giovani, in quel diffuso desiderio di orfananza, hanno paradossalmente riscoperto la figliolanza e un riferimento imprescindibile nella Scrittura, nel Vangelo, nella Chiesa stessa. Il Concilio Vaticano II aveva “restituito” ai credenti la Parola di Dio quale elemento centrale della fede cristiana, insieme a una modalità nuova, simpatetica, di rapportarsi con la modernità, la società e l’uomo contemporaneo, laico, secolarizzato e plurale. Proprio dalla novità conciliare e dal tentativo di tradurla in pratica occorre partire per comprendere il ’68 cattolico. Il Concilio generò una decompressione. E con il ’68 iniziò un processo di diaspora. La Chiesa di Pio XII si pensava e si presentava come un blocco compatto attorno al magistero del papa e al governo centrale della Chiesa. Ora invece, molte realtà cattoliche si impegnavano in un confronto con la realtà politica e sociale, in un incontro con gli altri, al di fuori di una logica di blocchi. Studiando e prendendo in considerazione anche le chiavi di lettura che appartenevano al “grande nemico”, il marxismo, il socialismo. L’impulso conciliare aveva fatto sentire responsabile il laicato, spesso in maniera pulviscolare, valorizzando il senso personale dell’esperienza, fuori da una logica massificata. Si sviluppava in questo modo un notevole protagonismo in tutte le componenti della vita della Chiesa cattolica, che si sentivano coinvolte in un processo di responsabilizzazione di fronte al mondo. Questo era il clima nel quale presero forma, nella seconda metà degli anni Sessanta, in Italia, esperienze ecclesiali nuove, provenienti – parola magica dell’epoca – dalla “base”. Esse tenevano molto alla propria spontaneità, al fatto di non essere state suscitate dalla gerarchia, nei confronti della quale si ponevano spesso in una posizione apertamente critica. Cominciarono ad essere chiamati “cattolici del dissenso”, e questa definizione divenne presto un’etichetta – non sempre condivisa dai protagonisti – che accomunava esperienze diversissime tra loro. Vi furono cristiani del dissenso in seno ad organizzazioni ufficiali, come ACLI, CISL, Gioventù Studentesca; vi furono, gruppi puramente religiosi, ecclesiali e altri che portano avanti un preciso impegno socio-politico; gruppi che si ispirano alla teologia della rivoluzione e altri che la rifiutano in nome di un’integrale laicità dell’impegno politico; gruppi che hanno come scopo principale la denuncia attiva e clamorosa della chiesa ufficiale, altri che se ne disinteressano completamente. Di fronte a tutto ciò, la ricerca di Stefano Picciaredda si avvale di una serie di testimonianze inedite raccolte tra i protagonisti di quella stagione.

Il '68 dei cattolici

PICCIAREDDA, STEFANO
2009-01-01

Abstract

L'anno simbolo della contestazione giovanile ha conosciuto una "rivolta contro i padri" che non ha avuto natura esclusivamente laica, politica, extraparlamentare. Un grande fermento ha attraversato anche il mondo dei cattolici. Il saggio colloca il fenomeno del cosiddetto dissenso cattolico nel movimento sessantottesco, e ne rintraccia i protagonisti, le origini, i motivi, le finalità. Il mondo cattolico ha vissuto il rivolgimento del ’68 in modo complesso e per certi versi contraddittorio. Alcuni credenti ne sono stati protagonisti, altri ne sono stati travolti; la Chiesa istituzionale ha conosciuto una stagione di crisi acuta ma al contempo di vitale rinnovamento. Ci fu un ’68 cattolico? È difficile parlare di una particolare «originalità» cattolica nel Sessantotto: non è esistito un Sessantotto cattolico diverso e separato dal “Sessantotto di tutti”. Non si deve inoltre sopravvalutare l’importanza dell’apporto cattolico alla contestazione, come invece fanno alcuni protagonisti”: sarebbe piuttosto stato il primo ad influire sui secondi. Immagini, spinte, esigenze, suggestioni proprie del movimento del ’68, hanno un forte impatto sul cattolicesimo occidentale, determinando talvolta un orientamento politico più radicale ed una prospettiva ecclesiale antistituzionale. Anzi, come nota p. Congar, ad un certo punto si viene a formare quasi una miscela tra il rinnovamento conciliare e la spinta del ’68. Alcuni giovani, in quel diffuso desiderio di orfananza, hanno paradossalmente riscoperto la figliolanza e un riferimento imprescindibile nella Scrittura, nel Vangelo, nella Chiesa stessa. Il Concilio Vaticano II aveva “restituito” ai credenti la Parola di Dio quale elemento centrale della fede cristiana, insieme a una modalità nuova, simpatetica, di rapportarsi con la modernità, la società e l’uomo contemporaneo, laico, secolarizzato e plurale. Proprio dalla novità conciliare e dal tentativo di tradurla in pratica occorre partire per comprendere il ’68 cattolico. Il Concilio generò una decompressione. E con il ’68 iniziò un processo di diaspora. La Chiesa di Pio XII si pensava e si presentava come un blocco compatto attorno al magistero del papa e al governo centrale della Chiesa. Ora invece, molte realtà cattoliche si impegnavano in un confronto con la realtà politica e sociale, in un incontro con gli altri, al di fuori di una logica di blocchi. Studiando e prendendo in considerazione anche le chiavi di lettura che appartenevano al “grande nemico”, il marxismo, il socialismo. L’impulso conciliare aveva fatto sentire responsabile il laicato, spesso in maniera pulviscolare, valorizzando il senso personale dell’esperienza, fuori da una logica massificata. Si sviluppava in questo modo un notevole protagonismo in tutte le componenti della vita della Chiesa cattolica, che si sentivano coinvolte in un processo di responsabilizzazione di fronte al mondo. Questo era il clima nel quale presero forma, nella seconda metà degli anni Sessanta, in Italia, esperienze ecclesiali nuove, provenienti – parola magica dell’epoca – dalla “base”. Esse tenevano molto alla propria spontaneità, al fatto di non essere state suscitate dalla gerarchia, nei confronti della quale si ponevano spesso in una posizione apertamente critica. Cominciarono ad essere chiamati “cattolici del dissenso”, e questa definizione divenne presto un’etichetta – non sempre condivisa dai protagonisti – che accomunava esperienze diversissime tra loro. Vi furono cristiani del dissenso in seno ad organizzazioni ufficiali, come ACLI, CISL, Gioventù Studentesca; vi furono, gruppi puramente religiosi, ecclesiali e altri che portano avanti un preciso impegno socio-politico; gruppi che si ispirano alla teologia della rivoluzione e altri che la rifiutano in nome di un’integrale laicità dell’impegno politico; gruppi che hanno come scopo principale la denuncia attiva e clamorosa della chiesa ufficiale, altri che se ne disinteressano completamente. Di fronte a tutto ciò, la ricerca di Stefano Picciaredda si avvale di una serie di testimonianze inedite raccolte tra i protagonisti di quella stagione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/17150
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