All’inizio del terzo millennio, il cristianesimo è diventato la religione più diffusa in Africa. È la prima volta che si verifica tale “scavalcamento”, che cioè il numero dei cristiani supera quello degli appartenenti alle altre religioni. Il “sorpasso” è dovuto al profondo mutamento della geografia religiosa del continente avvenuto nel Novecento. Agli inizi del secolo, gli africani erano 110 milioni, e di questi più della metà professavano le religioni tradizionali, mentre un altro terzo era musulmano L’islam, presenza secolare nel continente, era fortemente radicato, oltreché nel Maghreb, in vaste regioni dell’Africa centrale, occidentale e orientale. La minoranza cristiana era costituita dalle antiche Chiese di Egitto e di Etiopia: le missioni dei religiosi cattolici europei, fino ad allora, non erano state capaci di incidere in profondità. Nessun altro continente ha conosciuto una trasformazione delle appartenenze religiose tanto radicale. Essa ha coinciso con lo scramble for Africa. La “missione civilizzatrice” dei bianchi si è risolta, tra l’altro, in una corsa tra le diverse confessioni cristiane per accaparrarsi le parti di territorio e le postazioni missionarie migliori. Nella conferenza internazionale di Berlino, voluta da Bismarck nel 1884 per concordare i criteri di spartizione del continente, le potenze presero l’impegno di favorire nella loro missione tutte le istituzioni e imprese religiose, senza distinzione di nazionalità o di culti. Molti, all’epoca, sperarono che la cristianizzazione del continente sarebbe stata altrettanto completa quanto lo era stata la conquista del territorio da parte delle potenze europee. Così non è stato. L’Africa non è diventata tutta cristiana. All’inizio del terzo millennio l’Africa presenta scenari complessi e diversificati. Lungi dall’essere scomparsi, i culti e le religioni tradizionali sono sopravvissuti, ed in alcuni paesi (Mozambico, Zimbabwe, Centrafrica, Liberia ed altri) la maggioranza della popolazione continua, e presumibilmente continuerà a riconoscersi in essi ancora a lungo, nonostante la crescente urbanizzazione e modernizzazione. L’islam ha continuato la sua espansione, ed oggi è la prima religione in nove Stati: Ciad, Gambia, Guinea, Mali, Mauritania, Niger, Senegal, Somalia e Sudan, mentre la comunità più numerosa si trova in Nigeria. I cristiani, maggioritari nell’Africa orientale meridionale, appartengono a molte confessioni, spesso in concorrenza reciproca, e dialogano con difficoltà. Inoltre, più di diecimila sette pseudo-cristiane sparse nel continente hanno forte presa sulla popolazione, e manifestano una capacità di risposta alle aspettative degli strati più deboli che le Chiese istituzionali non conoscono. La contesa per la conversione e la riconversione dell’Africa sembra insomma non avere un vincitore. A sud del Sahara gerarchie e fedeli sperimentano la necessità della coabitazione ed i modi di affrontarla, mentre sono di altro genere le appartenenze che provocano conflitti e rigetti. Questo articolo analizza, in una prospettiva storica, lo stato di salute delle grandi religioni presenti nell'Africa subsahariana: cristianesimo, islam, religioni tradizionali.

Ogni Dio vuole il suo spazio

PICCIAREDDA, STEFANO
1997-01-01

Abstract

All’inizio del terzo millennio, il cristianesimo è diventato la religione più diffusa in Africa. È la prima volta che si verifica tale “scavalcamento”, che cioè il numero dei cristiani supera quello degli appartenenti alle altre religioni. Il “sorpasso” è dovuto al profondo mutamento della geografia religiosa del continente avvenuto nel Novecento. Agli inizi del secolo, gli africani erano 110 milioni, e di questi più della metà professavano le religioni tradizionali, mentre un altro terzo era musulmano L’islam, presenza secolare nel continente, era fortemente radicato, oltreché nel Maghreb, in vaste regioni dell’Africa centrale, occidentale e orientale. La minoranza cristiana era costituita dalle antiche Chiese di Egitto e di Etiopia: le missioni dei religiosi cattolici europei, fino ad allora, non erano state capaci di incidere in profondità. Nessun altro continente ha conosciuto una trasformazione delle appartenenze religiose tanto radicale. Essa ha coinciso con lo scramble for Africa. La “missione civilizzatrice” dei bianchi si è risolta, tra l’altro, in una corsa tra le diverse confessioni cristiane per accaparrarsi le parti di territorio e le postazioni missionarie migliori. Nella conferenza internazionale di Berlino, voluta da Bismarck nel 1884 per concordare i criteri di spartizione del continente, le potenze presero l’impegno di favorire nella loro missione tutte le istituzioni e imprese religiose, senza distinzione di nazionalità o di culti. Molti, all’epoca, sperarono che la cristianizzazione del continente sarebbe stata altrettanto completa quanto lo era stata la conquista del territorio da parte delle potenze europee. Così non è stato. L’Africa non è diventata tutta cristiana. All’inizio del terzo millennio l’Africa presenta scenari complessi e diversificati. Lungi dall’essere scomparsi, i culti e le religioni tradizionali sono sopravvissuti, ed in alcuni paesi (Mozambico, Zimbabwe, Centrafrica, Liberia ed altri) la maggioranza della popolazione continua, e presumibilmente continuerà a riconoscersi in essi ancora a lungo, nonostante la crescente urbanizzazione e modernizzazione. L’islam ha continuato la sua espansione, ed oggi è la prima religione in nove Stati: Ciad, Gambia, Guinea, Mali, Mauritania, Niger, Senegal, Somalia e Sudan, mentre la comunità più numerosa si trova in Nigeria. I cristiani, maggioritari nell’Africa orientale meridionale, appartengono a molte confessioni, spesso in concorrenza reciproca, e dialogano con difficoltà. Inoltre, più di diecimila sette pseudo-cristiane sparse nel continente hanno forte presa sulla popolazione, e manifestano una capacità di risposta alle aspettative degli strati più deboli che le Chiese istituzionali non conoscono. La contesa per la conversione e la riconversione dell’Africa sembra insomma non avere un vincitore. A sud del Sahara gerarchie e fedeli sperimentano la necessità della coabitazione ed i modi di affrontarla, mentre sono di altro genere le appartenenze che provocano conflitti e rigetti. Questo articolo analizza, in una prospettiva storica, lo stato di salute delle grandi religioni presenti nell'Africa subsahariana: cristianesimo, islam, religioni tradizionali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/17144
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