Considerati gli eventi epocali degli ultimi anni e le molteplici e pluriformi crisi che, ormai da decenni, permeano la realtà, è intuibile il motivo per cui la parola resilienza sia entrata a far parte del linguaggio quotidiano: talvolta intesa come sinonimo di resistenza, talaltra come capacità di adattamento – non necessariamente attivo e trasformativo – ai mutamenti della realtà e/o di superamento delle difficoltà, la resilienza viene generalmente concepita come abilità, propria dell’individuo, utile a far fronte agli eventi avversi e ad attuare le strategie necessarie a preservarsi dalle loro conseguenze negative. In tal senso, la sua origine si troverebbe all’interno del singolo soggetto e il suo effetto si manifesterebbe nella capacità di quest’ultimo di resistere, adattarsi, superare il momento di crisi non lasciandosi scalfire. I paradigmi della complessità, tuttavia, hanno messo in luce che l’essere-in-relazione è condizione d’esistenza del vivente e che crisi e cambiamento sono istanze connaturate al suo sviluppo. E se, dunque, la resilienza riguardasse in primis il modo di pensare? Ovvero, nello specifico, i paradigmi interpretativi della realtà, del cambiamento e della crisi? E se, allo stesso tempo, la resilienza fosse altresì caratteristica distintiva del dispiegamento sistemico, proprio del vivente? Il volume propone una lettura pedagogica del costrutto e dei processi di resilienza ecosistemica, intendendoli in termini epistemici e relazionali. Per tale ragione è rivolto a studiose e studiosi dell’educazione, insegnanti, pedagogiste e pedagogisti, educatori ed educatrici interessati/e a pensieri e azioni, sguardi e posture, relazioni e processi educativi complessi e trasformativi.

Educare alla crisi. La resilienza in prospettiva ecosistemica

Angelica Disalvo
2025-01-01

Abstract

Considerati gli eventi epocali degli ultimi anni e le molteplici e pluriformi crisi che, ormai da decenni, permeano la realtà, è intuibile il motivo per cui la parola resilienza sia entrata a far parte del linguaggio quotidiano: talvolta intesa come sinonimo di resistenza, talaltra come capacità di adattamento – non necessariamente attivo e trasformativo – ai mutamenti della realtà e/o di superamento delle difficoltà, la resilienza viene generalmente concepita come abilità, propria dell’individuo, utile a far fronte agli eventi avversi e ad attuare le strategie necessarie a preservarsi dalle loro conseguenze negative. In tal senso, la sua origine si troverebbe all’interno del singolo soggetto e il suo effetto si manifesterebbe nella capacità di quest’ultimo di resistere, adattarsi, superare il momento di crisi non lasciandosi scalfire. I paradigmi della complessità, tuttavia, hanno messo in luce che l’essere-in-relazione è condizione d’esistenza del vivente e che crisi e cambiamento sono istanze connaturate al suo sviluppo. E se, dunque, la resilienza riguardasse in primis il modo di pensare? Ovvero, nello specifico, i paradigmi interpretativi della realtà, del cambiamento e della crisi? E se, allo stesso tempo, la resilienza fosse altresì caratteristica distintiva del dispiegamento sistemico, proprio del vivente? Il volume propone una lettura pedagogica del costrutto e dei processi di resilienza ecosistemica, intendendoli in termini epistemici e relazionali. Per tale ragione è rivolto a studiose e studiosi dell’educazione, insegnanti, pedagogiste e pedagogisti, educatori ed educatrici interessati/e a pensieri e azioni, sguardi e posture, relazioni e processi educativi complessi e trasformativi.
2025
9788835174448
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/472652
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