La produzione di Fernanda Romagnoli sta tornando a suscitare attenzione critica dopo "Il tredicesimo invitato e altre poesie" a c. di D. Bisutti (2003), gli atti della giornata alla parigina Maison de l’Italie nel centenario dalla nascita (in «nuova corrente», 161, LXV, 2018, a c. di G. Bongiorno, L. Toppan e A. Zorat) e "La folle tentazione dell’eterno", a c. di P. Lagazzi e C. Raganella, nota filologica di Toppan e Zorat (2022). Le raccolte della poetessa, con particolare attenzione a "Berretto rosso", sono in questo contributo sottoposte a un’analisi tesa a delineare le reti di metafore e immagini prevalenti. Si possono individuare alcune costanti: la trascrizione di angosce metafisiche ed esistenziali in figure quali la Massaia che, al pari delle bibliche vergini stolte, non è pronta ad accogliere l’Ospite alla porta, o il distonico Tredicesimo invitato subdolamente condannato all’estraniazione dal consesso umano; il motivo dello specchio, declinato in stranianti autoritratti e riverberato nel rapporto con la figlia ("Berretto rosso"); l’icona dell’ape, in cui Romagnoli si riconosce («Che vuoi da me, ritratto (…) / pupilla come l’ape del mattino») e che, riannodandosi alla tradizione, si rinsalda all’arte poetica (in "Rosaio", sfinite dalla calura le rose «invocano il pugnale delle vespe», ma Dio invia loro «un’ape che ne serbi la memoria»); la costante presenza del mito della Genesi e, in particolar modo, della figura di Eva.
Angosce esistenziali e logica dello specchio: "Berretto rosso" e la poesia di Fernanda Romagnoli
Palumbo Gianni Antonio
2024-01-01
Abstract
La produzione di Fernanda Romagnoli sta tornando a suscitare attenzione critica dopo "Il tredicesimo invitato e altre poesie" a c. di D. Bisutti (2003), gli atti della giornata alla parigina Maison de l’Italie nel centenario dalla nascita (in «nuova corrente», 161, LXV, 2018, a c. di G. Bongiorno, L. Toppan e A. Zorat) e "La folle tentazione dell’eterno", a c. di P. Lagazzi e C. Raganella, nota filologica di Toppan e Zorat (2022). Le raccolte della poetessa, con particolare attenzione a "Berretto rosso", sono in questo contributo sottoposte a un’analisi tesa a delineare le reti di metafore e immagini prevalenti. Si possono individuare alcune costanti: la trascrizione di angosce metafisiche ed esistenziali in figure quali la Massaia che, al pari delle bibliche vergini stolte, non è pronta ad accogliere l’Ospite alla porta, o il distonico Tredicesimo invitato subdolamente condannato all’estraniazione dal consesso umano; il motivo dello specchio, declinato in stranianti autoritratti e riverberato nel rapporto con la figlia ("Berretto rosso"); l’icona dell’ape, in cui Romagnoli si riconosce («Che vuoi da me, ritratto (…) / pupilla come l’ape del mattino») e che, riannodandosi alla tradizione, si rinsalda all’arte poetica (in "Rosaio", sfinite dalla calura le rose «invocano il pugnale delle vespe», ma Dio invia loro «un’ape che ne serbi la memoria»); la costante presenza del mito della Genesi e, in particolar modo, della figura di Eva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.