Con gli anni Settanta e l’uscita di due dei suoi più celebri e citati saggi, "Against Interpretation" (1966, tr. it. "Contro l’interpretazione", 1967) e "Styles of radical will" (1969, tr. it. "Interpretazioni tendenziose", 1975), Susan Sontag si è imposta come rifondatrice del discorso critico sull’arte, sulla società, sul mondo. Modello negli USA di anti-intellettuale militante, progressista e dissidente, Sontag trova in Italia figure a lei assimilabili, quasi vite parallele, che, segnatamente nelle arti visive, promuovono un nuovo approccio all’esperienza artistica, come ad esempio Carla Lonzi. Quale però la ricezione della sua opera e quali le ricadute della sua “erotica dell’arte” nella nuova critica di teatro? Questa proposta di intervento intende percorrere alcune ancora poco battute piste di investigazione intorno all’influenza del suo pensiero nella critica teatrale post Ivrea 1967. Il prisma attraverso cui verrà letta la sua “fortuna” in Italia è la messinscena di Sontag, al suo debutto teatrale, nel 1979, di "Come tu mi vuoi", opera teatrale tarda di Luigi Pirandello, che lo Stabile torinese le affida su indicazione della prima attrice scritturata Adriana Asti. Attraverso gli interventi di letterati, giornalisti, critici letterari e teatrali del momento sarà possibile comprendere parte dell’assenza di riferimenti alla sua opera nella critica e negli studi di nuovo teatro italiano, nonché la progressiva irreperibilità dei suoi saggi, che solo oggi, grazie alla recente iniziativa editoriale di Nottetempo di Ginevra Bompiani, sono stati ritradotti e ripubblicati.
Chi ha paura di Susan Sontag? La fortuna nel teatro italiano di una diva in maglione
Silvia Mei
2024-01-01
Abstract
Con gli anni Settanta e l’uscita di due dei suoi più celebri e citati saggi, "Against Interpretation" (1966, tr. it. "Contro l’interpretazione", 1967) e "Styles of radical will" (1969, tr. it. "Interpretazioni tendenziose", 1975), Susan Sontag si è imposta come rifondatrice del discorso critico sull’arte, sulla società, sul mondo. Modello negli USA di anti-intellettuale militante, progressista e dissidente, Sontag trova in Italia figure a lei assimilabili, quasi vite parallele, che, segnatamente nelle arti visive, promuovono un nuovo approccio all’esperienza artistica, come ad esempio Carla Lonzi. Quale però la ricezione della sua opera e quali le ricadute della sua “erotica dell’arte” nella nuova critica di teatro? Questa proposta di intervento intende percorrere alcune ancora poco battute piste di investigazione intorno all’influenza del suo pensiero nella critica teatrale post Ivrea 1967. Il prisma attraverso cui verrà letta la sua “fortuna” in Italia è la messinscena di Sontag, al suo debutto teatrale, nel 1979, di "Come tu mi vuoi", opera teatrale tarda di Luigi Pirandello, che lo Stabile torinese le affida su indicazione della prima attrice scritturata Adriana Asti. Attraverso gli interventi di letterati, giornalisti, critici letterari e teatrali del momento sarà possibile comprendere parte dell’assenza di riferimenti alla sua opera nella critica e negli studi di nuovo teatro italiano, nonché la progressiva irreperibilità dei suoi saggi, che solo oggi, grazie alla recente iniziativa editoriale di Nottetempo di Ginevra Bompiani, sono stati ritradotti e ripubblicati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.