La sentenza di inammissibilità n. 47 del 2023 si apprezza per le importanti affermazioni di principio sul diritto del contribuente alla partecipazione procedimentale quale espressione di «una esigenza di carattere costituzionale» e per il monito al legislatore per «un tempestivo intervento normativo che colmi la lacuna» censurata che ne garantisca l’estensione a tutte le modalità di accertamento in rettifica anche «se effettuate “a tavolino”» ovverosia sulla base di documentazione direttamente disponibile presso gli uffici dell’Agenzia delle entrate. Peraltro, la concomitanza del deposito della sentenza con il dibattito sulla legge delega n. 111 del 2023 per la riforma fiscale sollecita alcune riflessioni sistematiche in prospettiva.
La Corte riconosce il diritto al contraddittorio preventivo del contribuente, ma per l’attuazione cede il passo al legislatore
Valeria Mastroiacovo
2023-01-01
Abstract
La sentenza di inammissibilità n. 47 del 2023 si apprezza per le importanti affermazioni di principio sul diritto del contribuente alla partecipazione procedimentale quale espressione di «una esigenza di carattere costituzionale» e per il monito al legislatore per «un tempestivo intervento normativo che colmi la lacuna» censurata che ne garantisca l’estensione a tutte le modalità di accertamento in rettifica anche «se effettuate “a tavolino”» ovverosia sulla base di documentazione direttamente disponibile presso gli uffici dell’Agenzia delle entrate. Peraltro, la concomitanza del deposito della sentenza con il dibattito sulla legge delega n. 111 del 2023 per la riforma fiscale sollecita alcune riflessioni sistematiche in prospettiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
