L’intervento promuove una rilettura della frastagliata vicenda artistica di Yvette Guilbert (1865-1943), celebre diseuse fin de siècle (Hugues Le Roux), la quale, posta fine all’age d’or della sua carriera “concertante” (1890-1899), ripensa il proprio ruolo di artista. Guilbert fin dagli esordi distinse con grande artificio la propria presenza scenica, risentendo pesantemente delle arti visive coeve, tra citazioni di modelli e applicazione di vere e proprie tecniche artistiche. Valorizzando una evidente difettosità fisica, la chanteuse plasmò un corpo “da manifesto”, rispondendo ai canoni estetici di una linea che sfidava sempre più i comportamenti quotidiani. Rilevando la nozione di mise-en silhouette formulata da Georges Vigarello, il contributo procede a dispiegare il contesto di riferimenti visivi e critico-letterari, immaginari culturali e tecniche del corpo che contribuirono alla definizione della sua icastica silhouette nella continua osmosi tra (auto)rappresentazione e percezione intima del corpo, tra soggetto riguardante e soggetto (femminile) rappresentato, culture somatiche e tecniche artistiche, arte dell’attore e dispositivi tecnologici, in un segmento di tempo in cui vari regimi culturali (come l’evoluzione della moda, la scienza dei colori, i dispositivi ottici) concorrevano a una diversa percezione e rappresentazione di se stessi e dei propri gesti, e in quello spazio incubatore dei linguaggi, “avanguardia non dichiarata” (Giovanni Lista), quale il café concert della Parigi Belle époque.

La linea d’Yvette Guilbert. Genesi di una silhouette tra arte, moda e spettacolo

MEI S
2018-01-01

Abstract

L’intervento promuove una rilettura della frastagliata vicenda artistica di Yvette Guilbert (1865-1943), celebre diseuse fin de siècle (Hugues Le Roux), la quale, posta fine all’age d’or della sua carriera “concertante” (1890-1899), ripensa il proprio ruolo di artista. Guilbert fin dagli esordi distinse con grande artificio la propria presenza scenica, risentendo pesantemente delle arti visive coeve, tra citazioni di modelli e applicazione di vere e proprie tecniche artistiche. Valorizzando una evidente difettosità fisica, la chanteuse plasmò un corpo “da manifesto”, rispondendo ai canoni estetici di una linea che sfidava sempre più i comportamenti quotidiani. Rilevando la nozione di mise-en silhouette formulata da Georges Vigarello, il contributo procede a dispiegare il contesto di riferimenti visivi e critico-letterari, immaginari culturali e tecniche del corpo che contribuirono alla definizione della sua icastica silhouette nella continua osmosi tra (auto)rappresentazione e percezione intima del corpo, tra soggetto riguardante e soggetto (femminile) rappresentato, culture somatiche e tecniche artistiche, arte dell’attore e dispositivi tecnologici, in un segmento di tempo in cui vari regimi culturali (come l’evoluzione della moda, la scienza dei colori, i dispositivi ottici) concorrevano a una diversa percezione e rappresentazione di se stessi e dei propri gesti, e in quello spazio incubatore dei linguaggi, “avanguardia non dichiarata” (Giovanni Lista), quale il café concert della Parigi Belle époque.
2018
9788898010752
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