Questo studio conclude un percorso di ricerca avviato nel 2002 con il Convegno internazionale di studi “Medioevo: i modelli” svoltosi a Parma e curato da A.C. Quintavalle, relativo allo studio di questo importante edificio che con i resti ormai in rovina delle strutture conventuali e della domus hospitalis, è una delle poche testimonianze sopravvissute dei numerosi monasteri, hospitia e xenodochia che sorsero sulle pendici ed ai piedi del Monte Gargano lungo la via di pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo. Oggetto di questo contributo sono le sculture realizzate nella fase di completamento dell’edificio, ovvero la finestra absidale, firmata da Guilielmus sacerdos, con le mensole di coronamento, le mensole del tamburo della prima cupola ad ovest, il baldacchino che incornicia il portale del lato nord, molto verosimilmente ai tempi del terzo priore di nome Pietro, tra il 1197 ed il 1223. Al sorgere del nuovo secolo, quando si erano appena conclusi o si avviavano a conclusione i lavori di fabbriche prestigiose come Troia, Bari e Trani, la cui fama si estendeva ormai al di là dei ristretti limiti della regione, la cultura degli artisti che subentrarono in quest’ultima fase appare profondamente radicate nelle correnti del maturo romanico pugliese, di cui colgono i caratteri più originali e gli elementi di maggiore freschezza e vitalità. Con gradi e modi diversi, come è logico che sia, dal momento che le sculture in esame non sono frutto di un unico intervento, come nel caso del portale nord, ma di un lavoro di equipe, in cui un ruolo di una certa importanza fu probabilmente quello ricoperto dal Guilielmus che si firma sull’abside. I confronti proposti in questa sede rimandano principalmente ad opere risalenti ai primi decenni del XIII secolo, come il finestrone della chiesa tranese di Ognissanti, le mensole del Santo Sepolcro di Barletta, nonché quelle che reggono la cupola della cattedrale barese. Le aperture verso la scultura francese e aquitanica dell’artista che realizza il portale principale dell’edificio dimostrano un orientamento verso esperienze di arte europea che scompaiono in questo secondo cantiere. Tali opere segnano probabilmente la conclusione dei lavori della fabbrica, ripresa ed in parte trasformata dai Teutonici ma poi riparata, restaurata e rimaneggiata fino all’età moderna.
La scultura di San Leonardo di Siponto e Magister Guilielmus
DEROSA L.
2005-01-01
Abstract
Questo studio conclude un percorso di ricerca avviato nel 2002 con il Convegno internazionale di studi “Medioevo: i modelli” svoltosi a Parma e curato da A.C. Quintavalle, relativo allo studio di questo importante edificio che con i resti ormai in rovina delle strutture conventuali e della domus hospitalis, è una delle poche testimonianze sopravvissute dei numerosi monasteri, hospitia e xenodochia che sorsero sulle pendici ed ai piedi del Monte Gargano lungo la via di pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo. Oggetto di questo contributo sono le sculture realizzate nella fase di completamento dell’edificio, ovvero la finestra absidale, firmata da Guilielmus sacerdos, con le mensole di coronamento, le mensole del tamburo della prima cupola ad ovest, il baldacchino che incornicia il portale del lato nord, molto verosimilmente ai tempi del terzo priore di nome Pietro, tra il 1197 ed il 1223. Al sorgere del nuovo secolo, quando si erano appena conclusi o si avviavano a conclusione i lavori di fabbriche prestigiose come Troia, Bari e Trani, la cui fama si estendeva ormai al di là dei ristretti limiti della regione, la cultura degli artisti che subentrarono in quest’ultima fase appare profondamente radicate nelle correnti del maturo romanico pugliese, di cui colgono i caratteri più originali e gli elementi di maggiore freschezza e vitalità. Con gradi e modi diversi, come è logico che sia, dal momento che le sculture in esame non sono frutto di un unico intervento, come nel caso del portale nord, ma di un lavoro di equipe, in cui un ruolo di una certa importanza fu probabilmente quello ricoperto dal Guilielmus che si firma sull’abside. I confronti proposti in questa sede rimandano principalmente ad opere risalenti ai primi decenni del XIII secolo, come il finestrone della chiesa tranese di Ognissanti, le mensole del Santo Sepolcro di Barletta, nonché quelle che reggono la cupola della cattedrale barese. Le aperture verso la scultura francese e aquitanica dell’artista che realizza il portale principale dell’edificio dimostrano un orientamento verso esperienze di arte europea che scompaiono in questo secondo cantiere. Tali opere segnano probabilmente la conclusione dei lavori della fabbrica, ripresa ed in parte trasformata dai Teutonici ma poi riparata, restaurata e rimaneggiata fino all’età moderna.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.