La raccolta delle epistole latine di Antonio Galateo fu l’ultima opera a cui il letterato salentino pose mano, prima di morire nel 1517. Testimoniato in primo luogo dal cod. vat. Lat. 7584, in parte autografo, l’epistolario rappresenta una vivida testimonianza degli usi della corte e dell’accademia napoletana e poi della sua crisi. In questo senso un significato particolare lo rivestono le lettere indirizzate a Ferdinando e Federico d’Aragona, a Belisario e Andrea Matteo Acquaviva, a Marino Brancaccio, a Bona Sforza e ad altri esponenti ancora dell’accademia pontaniana e della cultura umanistica napoletana. In queste lettere spesso il Galateo fornisce uno spaccato delle discussioni accademiche, che spesso si svolgevano alla presenza dei sovrani, e rappresenta a tinte vivide le conversazioni che avevano come argomenti privilegiati i temi etici, scientifici, storici e filosofici.
Lettere alla corte aragonese. L’epistolario di Antonio Galateo, i re di Napoli e l’Accademia
sebastiano valerio
2020-01-01
Abstract
La raccolta delle epistole latine di Antonio Galateo fu l’ultima opera a cui il letterato salentino pose mano, prima di morire nel 1517. Testimoniato in primo luogo dal cod. vat. Lat. 7584, in parte autografo, l’epistolario rappresenta una vivida testimonianza degli usi della corte e dell’accademia napoletana e poi della sua crisi. In questo senso un significato particolare lo rivestono le lettere indirizzate a Ferdinando e Federico d’Aragona, a Belisario e Andrea Matteo Acquaviva, a Marino Brancaccio, a Bona Sforza e ad altri esponenti ancora dell’accademia pontaniana e della cultura umanistica napoletana. In queste lettere spesso il Galateo fornisce uno spaccato delle discussioni accademiche, che spesso si svolgevano alla presenza dei sovrani, e rappresenta a tinte vivide le conversazioni che avevano come argomenti privilegiati i temi etici, scientifici, storici e filosofici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
