Negli ultimi decenni l’ampliamento del campo di osservazione a tutti quei sistemi di informazione che possono allargare la domanda storica ha comportato la dilatazione del concetto di ‘fonte archeologica’. Un ‘organismo edilizio’ racchiude in sé una varietà di indicatori specifici, indagabili attraverso distinti linguaggi e metodologie, che costituiscono spesso una delle più immediate espressioni dell’economia, delle trasformazioni sociali e della mobilità, umana e materiale, a livello territoriale. Nell’ambito di un progetto finalizzato alla ricostruzione storica del paesaggio ‘globale’ medievale della Capitanata e rivolto in particolare all’analisi dei siti fortificati, in quanto luoghi privilegiati da cui osservare i processi di trasformazione insediativa e da cui indagare le basi economiche della vita sociale, il complesso fortificato svevo-angioino di Lucera (FG) è stato oggetto di mirate indagini archeologiche finalizzate ad individuare gli indicatori materiali presenti nelle murature. La costruzione in laterizio di gran parte della cinta fortificata angioina del complesso lucerino ha promosso l’osservazione, attraverso il metodo della mensioconologia, delle dinamiche di sfruttamento dell’argilla quale risorsa edilizia nel centro di Lucera. Si è posto in evidenza come il mattone a partire dalla seconda metà del XIII secolo, proprio con la costruzione della fortificazione angioina, sembri assumere fino ad età moderna. La ricca disponibilità di fonti indirette tratte dai Registri della Cancelleria angioina in relazione al cantiere della fortificazione lucerina, una serie documentaria (384 documenti) riferibile ad un preciso arco cronologico (1269-1284) e relativa alle decisioni, ai modi e ai ruoli del costruire, ha tuttavia ampliato lo spettro multidisciplinare della ricerca e contribuito a porre in connessione i dati statistici relativi alla produzione dei mattoni nel XIII secolo con le probabili maestranze preposte alla fabbricazione. La pluralità di fonti, che connota l’architettura medievale, consente di identificare differenti elementi e di porli in relazione, individuando un percorso privilegiato per una ricostruzione dell’intero ciclo economico dell’edilizia, dallo sfruttamento delle risorse alla diffusione delle tecniche. A tal fine il comparto territoriale prescelto sta progressivamente rivelando un potenziale osservatorio privilegiato per innescare un rinnovamento negli studi sulla edilizia storica in Italia meridionale.

La fortezza di Lucera: un cantiere tra svevi e angioini, attraverso un sistema integrato di fonti. Il contributo archeologico delle fonti indirette

MANGIALARDI, NUNZIA MARIA
2012-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni l’ampliamento del campo di osservazione a tutti quei sistemi di informazione che possono allargare la domanda storica ha comportato la dilatazione del concetto di ‘fonte archeologica’. Un ‘organismo edilizio’ racchiude in sé una varietà di indicatori specifici, indagabili attraverso distinti linguaggi e metodologie, che costituiscono spesso una delle più immediate espressioni dell’economia, delle trasformazioni sociali e della mobilità, umana e materiale, a livello territoriale. Nell’ambito di un progetto finalizzato alla ricostruzione storica del paesaggio ‘globale’ medievale della Capitanata e rivolto in particolare all’analisi dei siti fortificati, in quanto luoghi privilegiati da cui osservare i processi di trasformazione insediativa e da cui indagare le basi economiche della vita sociale, il complesso fortificato svevo-angioino di Lucera (FG) è stato oggetto di mirate indagini archeologiche finalizzate ad individuare gli indicatori materiali presenti nelle murature. La costruzione in laterizio di gran parte della cinta fortificata angioina del complesso lucerino ha promosso l’osservazione, attraverso il metodo della mensioconologia, delle dinamiche di sfruttamento dell’argilla quale risorsa edilizia nel centro di Lucera. Si è posto in evidenza come il mattone a partire dalla seconda metà del XIII secolo, proprio con la costruzione della fortificazione angioina, sembri assumere fino ad età moderna. La ricca disponibilità di fonti indirette tratte dai Registri della Cancelleria angioina in relazione al cantiere della fortificazione lucerina, una serie documentaria (384 documenti) riferibile ad un preciso arco cronologico (1269-1284) e relativa alle decisioni, ai modi e ai ruoli del costruire, ha tuttavia ampliato lo spettro multidisciplinare della ricerca e contribuito a porre in connessione i dati statistici relativi alla produzione dei mattoni nel XIII secolo con le probabili maestranze preposte alla fabbricazione. La pluralità di fonti, che connota l’architettura medievale, consente di identificare differenti elementi e di porli in relazione, individuando un percorso privilegiato per una ricostruzione dell’intero ciclo economico dell’edilizia, dallo sfruttamento delle risorse alla diffusione delle tecniche. A tal fine il comparto territoriale prescelto sta progressivamente rivelando un potenziale osservatorio privilegiato per innescare un rinnovamento negli studi sulla edilizia storica in Italia meridionale.
2012
9788880869887
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