Il presente saggio è parte del volume “L’agro-alimentare tra economia della qualità ed economia dei servizi”, a cura di Michele Distaso. I principali segni della qualità nel settore agroalimentare presentano alcuni punti critici legati alla loro numerosità, alla loro frammentazione ed alla loro continua evoluzione normativa. Tali criticità, come messo in evidenza anche dall’elaborazione dei questionari somministrati ai consumatori della provincia di Foggia, creano spesso confusione nei confronti sia dei produttori sia dei consumatori, controbilanciata da una rivendicazione di maggiori informazioni. Nonostante questa limitata conoscenza, una parte consistente di consumatori si dichiara disponibile a pagare un prezzo maggiore per un prodotto contraddistinto da un segno di qualità. Appare chiaro, nell’ottica dei produttori, che l’interesse alla certificazione nasce in virtù della possibilità di conseguire un maggior valore aggiunto, ma se il consumatore finale non è in grado di valutare i vantaggi della certificazione, viene meno il presupposto sul quale si fonda il meccanismo stesso. Tale principio è reso più importante dal fatto che i consumatori, nonostante l’importanza che affidano al prezzo, dimostrano un certo interesse anche verso altri elementi che partecipano alla qualità di un alimento: la composizione degli ingredienti, i valori nutrizionali, la data di scadenza, le caratteristiche igienico-sanitarie. Una significativa percentuale di essi, tuttavia, non ritiene influente a caratterizzare la qualità di un prodotto altri elementi importanti come l’origine geografica, la produzione biologica ecc. Da uno scenario così evidenziato, in cui emergono chiaramente i punti di forza e di debolezza per le produzioni agro-alimentari di qualità, si evince che il superamento, negli ultimi tempi, della pesante crisi che il settore primario si trova ad affrontare dipenderà necessariamente dalla capacità di migliorare la qualità, di caratterizzare meglio i prodotti e di contribuire ad una maggiore consapevolezza dei consumatori finali nei confronti di tali produzioni. Bisogna, prima di tutto, liberarsi dalla convinzione che le produzioni tipiche possono essere valorizzate soltanto con la sola istituzione di una costellazione di strumenti di certificazione. Questi, infatti, possono esprimere la loro massima efficacia solo se accompagnati da campagne informative sui vantaggi che prospettano. Tale contesto divulgativo potrebbe, così, convincere i consumatori che non è possibile un miglioramento della qualità senza un corrispondente aumento di prezzo e potrebbe fornire informazioni utili a riconoscere la qualità e la tipicità di un alimento. In questo modo sarà possibile persuadere una parte di coloro che ancora mostrano una certa diffidenza verso prodotti contraddistinti da segni ed aiutare il consumatore ad uscire da uno stato di generale confusione e disinformazione, atteggiamenti emersi anche in questo studio. Questo dovrebbe avvenire se non si vuole che il consumatore durante i propri acquisti, specie nella grande distribuzione, si rivolga frettolosamente verso un prodotto lasciandosi suggestionare dalla pressante pubblicità o dalla confezione accattivante, senza effettuare un’attenta lettura della sua carta d’identità e dei segni a questo correlati.

Sulla percezione del significato dei segni di qualità dei prodotti agro-alimentari. Risultati di un’indagine su un campione di consumatori in provincia di Foggia

CAPPELLETTI, GIULIO MARIO;
2007-01-01

Abstract

Il presente saggio è parte del volume “L’agro-alimentare tra economia della qualità ed economia dei servizi”, a cura di Michele Distaso. I principali segni della qualità nel settore agroalimentare presentano alcuni punti critici legati alla loro numerosità, alla loro frammentazione ed alla loro continua evoluzione normativa. Tali criticità, come messo in evidenza anche dall’elaborazione dei questionari somministrati ai consumatori della provincia di Foggia, creano spesso confusione nei confronti sia dei produttori sia dei consumatori, controbilanciata da una rivendicazione di maggiori informazioni. Nonostante questa limitata conoscenza, una parte consistente di consumatori si dichiara disponibile a pagare un prezzo maggiore per un prodotto contraddistinto da un segno di qualità. Appare chiaro, nell’ottica dei produttori, che l’interesse alla certificazione nasce in virtù della possibilità di conseguire un maggior valore aggiunto, ma se il consumatore finale non è in grado di valutare i vantaggi della certificazione, viene meno il presupposto sul quale si fonda il meccanismo stesso. Tale principio è reso più importante dal fatto che i consumatori, nonostante l’importanza che affidano al prezzo, dimostrano un certo interesse anche verso altri elementi che partecipano alla qualità di un alimento: la composizione degli ingredienti, i valori nutrizionali, la data di scadenza, le caratteristiche igienico-sanitarie. Una significativa percentuale di essi, tuttavia, non ritiene influente a caratterizzare la qualità di un prodotto altri elementi importanti come l’origine geografica, la produzione biologica ecc. Da uno scenario così evidenziato, in cui emergono chiaramente i punti di forza e di debolezza per le produzioni agro-alimentari di qualità, si evince che il superamento, negli ultimi tempi, della pesante crisi che il settore primario si trova ad affrontare dipenderà necessariamente dalla capacità di migliorare la qualità, di caratterizzare meglio i prodotti e di contribuire ad una maggiore consapevolezza dei consumatori finali nei confronti di tali produzioni. Bisogna, prima di tutto, liberarsi dalla convinzione che le produzioni tipiche possono essere valorizzate soltanto con la sola istituzione di una costellazione di strumenti di certificazione. Questi, infatti, possono esprimere la loro massima efficacia solo se accompagnati da campagne informative sui vantaggi che prospettano. Tale contesto divulgativo potrebbe, così, convincere i consumatori che non è possibile un miglioramento della qualità senza un corrispondente aumento di prezzo e potrebbe fornire informazioni utili a riconoscere la qualità e la tipicità di un alimento. In questo modo sarà possibile persuadere una parte di coloro che ancora mostrano una certa diffidenza verso prodotti contraddistinti da segni ed aiutare il consumatore ad uscire da uno stato di generale confusione e disinformazione, atteggiamenti emersi anche in questo studio. Questo dovrebbe avvenire se non si vuole che il consumatore durante i propri acquisti, specie nella grande distribuzione, si rivolga frettolosamente verso un prodotto lasciandosi suggestionare dalla pressante pubblicità o dalla confezione accattivante, senza effettuare un’attenta lettura della sua carta d’identità e dei segni a questo correlati.
2007
9788849515411
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/19138
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