Il lavoro, al fine di contribuire al dibattito sui processi di governance del territorio, ha l’obiettivo di proporne una visione ‘situazionista’ alternativa alla visione prevalente, qualificata come ‘unitaria’ o ‘sistemica’. Il lavoro, di taglio teorico-concettuale, pone a confronto due paradigmi, entrambi pienamente riconducibili alle discipline manageriali, che forniscono una differente chiave di lettura interpretativa di cosa sia il territorio e, conseguentemente, di quali siano i processi attraverso i quali si delinea la governance di un territorio. Lo spunto è la rivisitazione del concetto di ‘vocazione territoriale’ che, da elemento pseudo-oggettivo e ‘naturalmente’ osservabile e condivisibile da tutti gli attori di un certo territorio e in un certo momento storico, diviene “mito razionalizzante”, ovvero un costrutto intersoggettivo privo dell’aura di oggettività e di funzionalità agli interessi del territorio e frutto, seppure solo in parte intenzionale, dell’azione strategica di una coalizione pro-tempore dominante. Originalità e limiti della ricerca. L’opzione situazionista, elemento di originalità del lavoro, invita a prendere le distanze da modelli predittivi ex ante. Il deficit predittivo, tuttavia, pur palesandone un limite operativo, non ne qualifica un limite epistemologico in quanto, parafrasando Hayek, esprime una consapevole e caratterizzante rinuncia alle “pretese di conoscenza” tipiche degli approcci neo-positivisti. Implicazioni pratiche. La rilettura dei processi di governance di un territorio proposta ridimensiona la portata dei modelli di management strategico e di marketing territoriale e propone la tortuosa strada dell’esplorazione delle strategie – cooperative e conflittuali - messe in atto da attori e/o coalizioni locali per perseguire propri interessi.

La vocazione territoriale come mito razionalizzante

MASTROBERARDINO, PIERO;CALABRESE, GIUSEPPE;
2012-01-01

Abstract

Il lavoro, al fine di contribuire al dibattito sui processi di governance del territorio, ha l’obiettivo di proporne una visione ‘situazionista’ alternativa alla visione prevalente, qualificata come ‘unitaria’ o ‘sistemica’. Il lavoro, di taglio teorico-concettuale, pone a confronto due paradigmi, entrambi pienamente riconducibili alle discipline manageriali, che forniscono una differente chiave di lettura interpretativa di cosa sia il territorio e, conseguentemente, di quali siano i processi attraverso i quali si delinea la governance di un territorio. Lo spunto è la rivisitazione del concetto di ‘vocazione territoriale’ che, da elemento pseudo-oggettivo e ‘naturalmente’ osservabile e condivisibile da tutti gli attori di un certo territorio e in un certo momento storico, diviene “mito razionalizzante”, ovvero un costrutto intersoggettivo privo dell’aura di oggettività e di funzionalità agli interessi del territorio e frutto, seppure solo in parte intenzionale, dell’azione strategica di una coalizione pro-tempore dominante. Originalità e limiti della ricerca. L’opzione situazionista, elemento di originalità del lavoro, invita a prendere le distanze da modelli predittivi ex ante. Il deficit predittivo, tuttavia, pur palesandone un limite operativo, non ne qualifica un limite epistemologico in quanto, parafrasando Hayek, esprime una consapevole e caratterizzante rinuncia alle “pretese di conoscenza” tipiche degli approcci neo-positivisti. Implicazioni pratiche. La rilettura dei processi di governance di un territorio proposta ridimensiona la portata dei modelli di management strategico e di marketing territoriale e propone la tortuosa strada dell’esplorazione delle strategie – cooperative e conflittuali - messe in atto da attori e/o coalizioni locali per perseguire propri interessi.
2012
9788890739408
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