L'edizione dell'opera del più noto umanista pugliese, e tra i più prestigiosi dell'Umanesimo meridionale, è per la prima volta fondata sul testo criticamente allestito dal curatore, che sarà, a breve, pubblicato nell'Edizione nazionale dei testi della Storiografia umanistica e che recupera il 'De situ Iapygiae' alla sua veste genuina, liberandola dalle molteplici e indebite interpolazioni ricorrenti già nell''editio princeps' del 1558 e nelle stampe successive. La presente edizione è preceduta da un'ampia introduzione, in cui, sulla base di nuovi documenti e testimonianze, sono discusse alcune nodali questioni relative alla datazione e alle modalità di composizione dell'opuscolo; è inoltre corredata di nota al testo e di un ricco apparato di note esegetiche, oltre che di traduzione italiana a fronte. Il 'Liber de situ Iapygiae' (1509) è il primo lavoro di corografia, a livello regionale, elaborato seguendo gli innovativi schemi compositivi introdotti nel genere da Biondo Flavio, con l' 'Italia illustrata', e da Enea Silvio Piccolomini, con la 'Cosmographia', ma il suo autore, Antonio De Ferrariis Galateo, anticipando un atteggiamento che sarà tipico di metà '500, come dimostra la 'Descrittione di tutta Italia' di Leandro Alberti, allarga il ventaglio degli interessi e delle tematiche affrontate fornendo una puntuale analisi della situazione del Mezzogiorno, nell'età delle guerre d'Italia e dell'avvento del Viceregno, indagato sul versante socio-politico, economico e culturale, attraverso l'impiego dell'inedito 'medium' della 'descriptio locorum'.

A. De Ferrariis Galateo, La Iapigia (Liber de situ Iapygiae)

DEFILIPPIS, DOMENICO
2005-01-01

Abstract

L'edizione dell'opera del più noto umanista pugliese, e tra i più prestigiosi dell'Umanesimo meridionale, è per la prima volta fondata sul testo criticamente allestito dal curatore, che sarà, a breve, pubblicato nell'Edizione nazionale dei testi della Storiografia umanistica e che recupera il 'De situ Iapygiae' alla sua veste genuina, liberandola dalle molteplici e indebite interpolazioni ricorrenti già nell''editio princeps' del 1558 e nelle stampe successive. La presente edizione è preceduta da un'ampia introduzione, in cui, sulla base di nuovi documenti e testimonianze, sono discusse alcune nodali questioni relative alla datazione e alle modalità di composizione dell'opuscolo; è inoltre corredata di nota al testo e di un ricco apparato di note esegetiche, oltre che di traduzione italiana a fronte. Il 'Liber de situ Iapygiae' (1509) è il primo lavoro di corografia, a livello regionale, elaborato seguendo gli innovativi schemi compositivi introdotti nel genere da Biondo Flavio, con l' 'Italia illustrata', e da Enea Silvio Piccolomini, con la 'Cosmographia', ma il suo autore, Antonio De Ferrariis Galateo, anticipando un atteggiamento che sarà tipico di metà '500, come dimostra la 'Descrittione di tutta Italia' di Leandro Alberti, allarga il ventaglio degli interessi e delle tematiche affrontate fornendo una puntuale analisi della situazione del Mezzogiorno, nell'età delle guerre d'Italia e dell'avvento del Viceregno, indagato sul versante socio-politico, economico e culturale, attraverso l'impiego dell'inedito 'medium' della 'descriptio locorum'.
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