Il nodale tema della 'riscrittura', con cui di necessità si misura la produzione letteraria nel suo farsi, è indagato attraverso una serie di saggi esplorativi che focalizzano l'attenzione sull'età umanistico-rinascimentale, in cui centrale e particolarmente acceso è il dibattito sulle forme e i modelli della prassi imitativa, per approdare successivamente alla meditazione leopardiana e giungere infine a esaminare alcune riviste letterarie e di varia umanità novecentesche con l'intento di sondare la lunga durata e la fortuna di figure e momenti del Rinascimento italiano. La complessa funzione di divulgazione dei saperi svolta a metà Cinquecento dai volgarizzamenti dei classici e delle opere latine degli umanisti costituisce il banco di prova per valutare lo scarto esistente tra originale e traduzione in alcune opere di particolare successo e in cui forte era la tentazione del volgarizzatore di intervenire sul testo per renderlo maggiormente appetibile al nuovo pubblico di riferimento per cui era confezionato nella moderna veste linguistica. I prodotti afferenti al genere corografico si prestano più di altri ad essere interpolati, sicché la loro analisi riveste un interesse particolare sia per indagare a fondo le modalità di ricezione, di accumulo e di utilizzo dei materiali di riporto, in cui la riscrittura trova il suo 'humus' naturale, sia per evidenziare gli 'escamotages' cui ricorrono traduttori ed editori per attualizzare il prodotto editoriale. I 'casi' dell’'Italia illustrata' di Biondo Flavio e della leggendaria figura di Giorgio Scanderberg, sulla quale nasce e si consolida una esemplare mitopoiesi, risultano a tal fine significativi, non meno dell'altro di cui è protagonista l'autore dell'accorto 'plagio' latino del 'Principe' machiavelliano: Agostino Nifo. L'intervento sul 'Consalvo' di Leopardi denota la fortuna di un protagonista della vicenda storica primo-rinascimentale riletta attraverso il poetico e demistificante filtro della singolare sensibilità umana e affettiva del Recanatese. L'appassionata rievocazione di eventi e personaggi anche minori del Quattro e del Cinquecento negli articoli apparsi sulle pagine di alcune importanti riviste pugliesi del primo Novecento ben illustra le diverse angolazioni da cui muoveva certa storiografia erudita locale, non scevra da chiari intenti di sostegno a precise progettualità di politica nazionale.

Riscritture del Rinascimento

2005-01-01

Abstract

Il nodale tema della 'riscrittura', con cui di necessità si misura la produzione letteraria nel suo farsi, è indagato attraverso una serie di saggi esplorativi che focalizzano l'attenzione sull'età umanistico-rinascimentale, in cui centrale e particolarmente acceso è il dibattito sulle forme e i modelli della prassi imitativa, per approdare successivamente alla meditazione leopardiana e giungere infine a esaminare alcune riviste letterarie e di varia umanità novecentesche con l'intento di sondare la lunga durata e la fortuna di figure e momenti del Rinascimento italiano. La complessa funzione di divulgazione dei saperi svolta a metà Cinquecento dai volgarizzamenti dei classici e delle opere latine degli umanisti costituisce il banco di prova per valutare lo scarto esistente tra originale e traduzione in alcune opere di particolare successo e in cui forte era la tentazione del volgarizzatore di intervenire sul testo per renderlo maggiormente appetibile al nuovo pubblico di riferimento per cui era confezionato nella moderna veste linguistica. I prodotti afferenti al genere corografico si prestano più di altri ad essere interpolati, sicché la loro analisi riveste un interesse particolare sia per indagare a fondo le modalità di ricezione, di accumulo e di utilizzo dei materiali di riporto, in cui la riscrittura trova il suo 'humus' naturale, sia per evidenziare gli 'escamotages' cui ricorrono traduttori ed editori per attualizzare il prodotto editoriale. I 'casi' dell’'Italia illustrata' di Biondo Flavio e della leggendaria figura di Giorgio Scanderberg, sulla quale nasce e si consolida una esemplare mitopoiesi, risultano a tal fine significativi, non meno dell'altro di cui è protagonista l'autore dell'accorto 'plagio' latino del 'Principe' machiavelliano: Agostino Nifo. L'intervento sul 'Consalvo' di Leopardi denota la fortuna di un protagonista della vicenda storica primo-rinascimentale riletta attraverso il poetico e demistificante filtro della singolare sensibilità umana e affettiva del Recanatese. L'appassionata rievocazione di eventi e personaggi anche minori del Quattro e del Cinquecento negli articoli apparsi sulle pagine di alcune importanti riviste pugliesi del primo Novecento ben illustra le diverse angolazioni da cui muoveva certa storiografia erudita locale, non scevra da chiari intenti di sostegno a precise progettualità di politica nazionale.
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