Il volume è una monografia etnografica che, posizionandosi nel campo dell’antropologia giuridica, affronta l’analisi di una dinamica di faida che da oltre cinquant’anni, contrapponendo famiglie di allevatori, coinvolge alcuni comuni del Promontorio Garganico Pugliese. Il volume indaga un fenomeno che per certi aspetti, richiamando elementi del paradigma mafioso, rientra nella sfera dei comportamenti anomici tipici della criminalità organizzata. Al contempo, però, indaga le matrici economiche e culturali che consentono ai gruppi di costruire, attraverso la rifunzionalizzazione del codice normativo valoriale, una strategia comunicativa dell’agire violento che lo àncora al comune immaginario culturale. In quest’ottica la tesi avanzata nel volume sostiene che quella attiva sul Gargano non sia una vendetta che sopravvive come faida avendo perso il suo carattere sostanziale di idea sulla morale, ma una faida che recupera il linguaggio della vendetta allo scopo di fornire un quadro di senso dell’agire conflittuale. Così la vendetta, paradigma morale che l’antropologia giuridica intende come diritto/dovere espresso da un gruppo parentale che, in difesa del sangue e dell’onore, ammette la ritorsione violenta, nel contesto garganico si esprime e afferma come strategia d’impresa dei gruppi di faida che massimizzano i profitti attraverso e in funzione del conflitto. Per questo i Capitalisti di faida, riecheggiando una definizione cara alla letteratura antropologica, si affannano a difendere, incrementare e compensare il capitale economico derivante dall’accumulo della ricchezza, celandolo dietro la rassicurante simbolica coltre del sangue versato che non può rimanere invendicato.
Capitalisti di faida. La vendetta da paradigma morale a strategia d'impresa
SCIONTI, FRANCESCA
2011-01-01
Abstract
Il volume è una monografia etnografica che, posizionandosi nel campo dell’antropologia giuridica, affronta l’analisi di una dinamica di faida che da oltre cinquant’anni, contrapponendo famiglie di allevatori, coinvolge alcuni comuni del Promontorio Garganico Pugliese. Il volume indaga un fenomeno che per certi aspetti, richiamando elementi del paradigma mafioso, rientra nella sfera dei comportamenti anomici tipici della criminalità organizzata. Al contempo, però, indaga le matrici economiche e culturali che consentono ai gruppi di costruire, attraverso la rifunzionalizzazione del codice normativo valoriale, una strategia comunicativa dell’agire violento che lo àncora al comune immaginario culturale. In quest’ottica la tesi avanzata nel volume sostiene che quella attiva sul Gargano non sia una vendetta che sopravvive come faida avendo perso il suo carattere sostanziale di idea sulla morale, ma una faida che recupera il linguaggio della vendetta allo scopo di fornire un quadro di senso dell’agire conflittuale. Così la vendetta, paradigma morale che l’antropologia giuridica intende come diritto/dovere espresso da un gruppo parentale che, in difesa del sangue e dell’onore, ammette la ritorsione violenta, nel contesto garganico si esprime e afferma come strategia d’impresa dei gruppi di faida che massimizzano i profitti attraverso e in funzione del conflitto. Per questo i Capitalisti di faida, riecheggiando una definizione cara alla letteratura antropologica, si affannano a difendere, incrementare e compensare il capitale economico derivante dall’accumulo della ricchezza, celandolo dietro la rassicurante simbolica coltre del sangue versato che non può rimanere invendicato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.