Che cosa significa, oggi, essere un insegnante che lascia il segno? Da questa domanda nasce una riflessione intensa e polifonica che intreccia teoria, esperienza e sguardi diversi sul senso profondo dell’educare. La prima parte, firmata da Alfonso Filippone, esplora la figura dell’insegnante autentico attraverso un percorso di ricerca e di ascolto delle voci degli studenti, restituendo l’immagine di un docente capace di abitare la relazione con presenza, coerenza e intenzionalità. È l’insegnante che accompagna senza imporsi, che suscita fiducia e significato, che trasforma ogni incontro in possibilità di crescita reciproca. La seconda parte scritta da Maria Ermelinda De Carlo, attraversa il terreno delle narrazioni aumentate e delle intelligenze generative, indagando su come le parole di docenti e studenti, analizzate attraverso metodi qualitativi e strumenti di AI riflessiva, diventino “ecologie di senso” capaci di restituire all’educazione la sua dimensione corporea, affettiva e trasformativa. L’educazione si fa così dialogo tra umano e tecnologico, tra memoria e futuro, tra parola e presenza. Due voci, un unico respiro: quello di una scuola che non trasmette soltanto saperi, ma genera un’impronta dinamica che continua a generare futuri. Una scuola in cui ogni atto educativo autentico è un segno che si rinnova, un’eco che continua a generare futuro.
Generare il segno. L’insegnante tra presenza, ricerca, narrazioni umane e intelligenza artificiale.
Filippone A.
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2025-01-01
Abstract
Che cosa significa, oggi, essere un insegnante che lascia il segno? Da questa domanda nasce una riflessione intensa e polifonica che intreccia teoria, esperienza e sguardi diversi sul senso profondo dell’educare. La prima parte, firmata da Alfonso Filippone, esplora la figura dell’insegnante autentico attraverso un percorso di ricerca e di ascolto delle voci degli studenti, restituendo l’immagine di un docente capace di abitare la relazione con presenza, coerenza e intenzionalità. È l’insegnante che accompagna senza imporsi, che suscita fiducia e significato, che trasforma ogni incontro in possibilità di crescita reciproca. La seconda parte scritta da Maria Ermelinda De Carlo, attraversa il terreno delle narrazioni aumentate e delle intelligenze generative, indagando su come le parole di docenti e studenti, analizzate attraverso metodi qualitativi e strumenti di AI riflessiva, diventino “ecologie di senso” capaci di restituire all’educazione la sua dimensione corporea, affettiva e trasformativa. L’educazione si fa così dialogo tra umano e tecnologico, tra memoria e futuro, tra parola e presenza. Due voci, un unico respiro: quello di una scuola che non trasmette soltanto saperi, ma genera un’impronta dinamica che continua a generare futuri. Una scuola in cui ogni atto educativo autentico è un segno che si rinnova, un’eco che continua a generare futuro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


