L’obiettivo di questo capitolo è di approfondire i canali di trasmissione attraverso i quali i rischi ESG trovano la loro concreta materializzazione sui rischi “tradizionali” dell’attività bancaria, finanziaria e assicurativa e, di conseguenza, sulle specifiche poste di bilancio da essi influenzate. In premessa è necessario ricordare che la finanza sostenibile, nonostante sia da diversi anni sperimentata dai principali player a livello mondiale, può ancora essere considerata in Italia una materia nuova la cui l’applicazione a livello di risk management deve tenere conto di alcune rilevanti difficoltà: nell’acquisire una serie di dati storici granulari. Gli intermediari, di norma, non dispongono di una serie di dati necessari a misurare l’esposizione al rischio delle controparti (ad esempio: l’ubicazione geografica degli stabilimenti produttivi di un’impresa, che ne determina l’esposizione al rischio fisico); nell’integrare analisi statistiche con analisi probabilistiche. Al risk management tradizionale, fondato su base statistica, occorre associare proiezioni future che siano modulari rispetto all’esposizione al rischio delle controparti. Le riflessioni che seguono, pertanto, vanno sviluppate con la consapevolezza che la prima, grande sfida degli intermediari sarà l’accurata selezione e gestione dei dati a supporto delle analisi e dei modelli sviluppati, anche in ottica di supporto alle fasi di concessione e monitoraggio del credito. Rinviando al capitolo 1 per la definizione di rischio climatico e l’approfondimento dei riferimenti normativi, in questa sede ci limitiamo, con riferimento al rischio transizione, a sottolineare che gli elementi che possono influenzare la velocità del processo di adeguamento ad un’economia sostenibile fanno riferimento a: politiche di conversione ambientale; tecnologia per riconversione ecologica; preferenze dei consumatori su tematiche ambientali. Per quanto riguarda il primo aspetto, la rapidità e la gradualità nell’introduzione delle politiche funzionali alla conversione ambientale dei settori più impattati dalla transizione ecologica determinerà in maniera più rilevante il grado con il quale lo shock economico traslerà sull’economia reale e di conseguenza sul bilancio bancario. Il secondo fattore è rappresentato dall’introduzione di nuove tecnologie pulite in grado di abbattere le emissioni delle aziende, che renderanno obsoleti gli attuali impianti di produzione e richiederanno, di conseguenza, importanti investimenti per l’adeguamento degli impianti. L’eventuale indisponibilità, per contro, di tecnologie innovative che consentano di riconvertire verso un’economia low carbon determinate attività produttive, determinerebbe per alcuni settoriuna sostanziale insostenibilità, nel lungo termine, del business in essere. Il terzo fattore di rischio è rappresentato dalla spinta sulla scelta di prodotti e aziende sostenibili a causa del cambio di sensibilità su tematiche ambientali da parte dei consumatori. Stante le definizioni e i fattori di rischio che impattano sul rischio di transizione e sul rischio fisico, è fondamentale per gli intermediari comprendere i canali di trasmissione attraverso i quali questi nuovi fattori di rischio trovano concretizzazione sui rischi tradizionali e di conseguenza sui parametri di rischio dello specifico business model adottato. Il presente capitolo è così strutturato. Il primo paragrafo ripercorre i meccanismi di trasmissione degli eventi climatici sui rischi cd. “tradizionali” che caratterizzano l’attività di una banca/ gruppo bancario, focalizzandosi poi sull’impatto sui processi creditizi (paragrafo 2.2) e sull’area finanza in senso lato, ricomprendendo in questa accezione anche il portafoglio di trading e l’asset management (par. 2.3). Il quarto paragrafo si concentra sugli operatori specializzati (challenger banks, leasing). Infine, il quinto paragrafo dà voce agli intermediari assicurativi e alla esposizione al rischio climatico del loro specifico business.

CLIMATE RISK: DECLINAZIONI RISPETTO AL BUSINESS MODEL

Onorato G
2022-01-01

Abstract

L’obiettivo di questo capitolo è di approfondire i canali di trasmissione attraverso i quali i rischi ESG trovano la loro concreta materializzazione sui rischi “tradizionali” dell’attività bancaria, finanziaria e assicurativa e, di conseguenza, sulle specifiche poste di bilancio da essi influenzate. In premessa è necessario ricordare che la finanza sostenibile, nonostante sia da diversi anni sperimentata dai principali player a livello mondiale, può ancora essere considerata in Italia una materia nuova la cui l’applicazione a livello di risk management deve tenere conto di alcune rilevanti difficoltà: nell’acquisire una serie di dati storici granulari. Gli intermediari, di norma, non dispongono di una serie di dati necessari a misurare l’esposizione al rischio delle controparti (ad esempio: l’ubicazione geografica degli stabilimenti produttivi di un’impresa, che ne determina l’esposizione al rischio fisico); nell’integrare analisi statistiche con analisi probabilistiche. Al risk management tradizionale, fondato su base statistica, occorre associare proiezioni future che siano modulari rispetto all’esposizione al rischio delle controparti. Le riflessioni che seguono, pertanto, vanno sviluppate con la consapevolezza che la prima, grande sfida degli intermediari sarà l’accurata selezione e gestione dei dati a supporto delle analisi e dei modelli sviluppati, anche in ottica di supporto alle fasi di concessione e monitoraggio del credito. Rinviando al capitolo 1 per la definizione di rischio climatico e l’approfondimento dei riferimenti normativi, in questa sede ci limitiamo, con riferimento al rischio transizione, a sottolineare che gli elementi che possono influenzare la velocità del processo di adeguamento ad un’economia sostenibile fanno riferimento a: politiche di conversione ambientale; tecnologia per riconversione ecologica; preferenze dei consumatori su tematiche ambientali. Per quanto riguarda il primo aspetto, la rapidità e la gradualità nell’introduzione delle politiche funzionali alla conversione ambientale dei settori più impattati dalla transizione ecologica determinerà in maniera più rilevante il grado con il quale lo shock economico traslerà sull’economia reale e di conseguenza sul bilancio bancario. Il secondo fattore è rappresentato dall’introduzione di nuove tecnologie pulite in grado di abbattere le emissioni delle aziende, che renderanno obsoleti gli attuali impianti di produzione e richiederanno, di conseguenza, importanti investimenti per l’adeguamento degli impianti. L’eventuale indisponibilità, per contro, di tecnologie innovative che consentano di riconvertire verso un’economia low carbon determinate attività produttive, determinerebbe per alcuni settoriuna sostanziale insostenibilità, nel lungo termine, del business in essere. Il terzo fattore di rischio è rappresentato dalla spinta sulla scelta di prodotti e aziende sostenibili a causa del cambio di sensibilità su tematiche ambientali da parte dei consumatori. Stante le definizioni e i fattori di rischio che impattano sul rischio di transizione e sul rischio fisico, è fondamentale per gli intermediari comprendere i canali di trasmissione attraverso i quali questi nuovi fattori di rischio trovano concretizzazione sui rischi tradizionali e di conseguenza sui parametri di rischio dello specifico business model adottato. Il presente capitolo è così strutturato. Il primo paragrafo ripercorre i meccanismi di trasmissione degli eventi climatici sui rischi cd. “tradizionali” che caratterizzano l’attività di una banca/ gruppo bancario, focalizzandosi poi sull’impatto sui processi creditizi (paragrafo 2.2) e sull’area finanza in senso lato, ricomprendendo in questa accezione anche il portafoglio di trading e l’asset management (par. 2.3). Il quarto paragrafo si concentra sugli operatori specializzati (challenger banks, leasing). Infine, il quinto paragrafo dà voce agli intermediari assicurativi e alla esposizione al rischio climatico del loro specifico business.
2022
979-12-80245-18-2
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/472154
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact