In questo saggio si riconsidera criticamente la teoria delle Optimal Currency Areas e si sostiene, utilizzando un modello IS-LM-BP, che l'Unione Monetaria Europea è stata costruita con regole che la mettono in grado di fronteggiare soltanto shock di domanda monetari rendendola completamente inefficiente di fronte a shock reali (come quello che fece seguito alla crisi innescata dal fallimento di Lehman Brothers nel primo decennio del XXI secolo o quello associato alla diffusione del Covid e al rallentamento del ritmo di crescita del commercio internazionale all'inizio di questo decennio). In presenza di shock reali, le regole previste dal trattato di Maastricht portano all'emergere di divergenze cumulative tra i paesi membri dell'Unione Europea e spingono gli attori economici a privilegiare investimenti finanziari a scapito degli investimenti reali, con conseguenze negative sulla crescita della produttività e della competitività europea. Nella parte finale del lavoro, si prende in considerazione il recente rapporto di Mario Draghi sulla competitività, in cui si enfatizza la necessità per l’UE di un suo cambio di passo radicale nell’affrontare la sfida dell’innovazione nel campo delle tecnologie verdi e digitali e colmare il divario rispetto a competitor globali come USA e Cina. Se da un lato, sul piano globale, la trasformazione dell’Unione Europea da attore neutrale a soggetto geopolitico che punta all’autonomia strategica è auspicabile dopo decenni di politiche industriali orizzontali (politiche della concorrenza, di fatto), dall’altro lato, all’interno dell’Unione, è necessario un ribilanciamento tra i paesi membri delle loro capacità produttive, che non trascuri, nel contempo, un “ribilanciamento distributivo”, attento a ripristinare gli elementi del cosiddetto “modello sociale europeo”, da tempo messo in crisi dalle politiche deflazionistiche e dalle politiche di flessibilizzazione del mercato del lavoro.
L’Unione Monetaria Europea di fronte agli shock reali. Come uscire dal labirinto della crisi?*
Giuseppe Celi
;
2025-01-01
Abstract
In questo saggio si riconsidera criticamente la teoria delle Optimal Currency Areas e si sostiene, utilizzando un modello IS-LM-BP, che l'Unione Monetaria Europea è stata costruita con regole che la mettono in grado di fronteggiare soltanto shock di domanda monetari rendendola completamente inefficiente di fronte a shock reali (come quello che fece seguito alla crisi innescata dal fallimento di Lehman Brothers nel primo decennio del XXI secolo o quello associato alla diffusione del Covid e al rallentamento del ritmo di crescita del commercio internazionale all'inizio di questo decennio). In presenza di shock reali, le regole previste dal trattato di Maastricht portano all'emergere di divergenze cumulative tra i paesi membri dell'Unione Europea e spingono gli attori economici a privilegiare investimenti finanziari a scapito degli investimenti reali, con conseguenze negative sulla crescita della produttività e della competitività europea. Nella parte finale del lavoro, si prende in considerazione il recente rapporto di Mario Draghi sulla competitività, in cui si enfatizza la necessità per l’UE di un suo cambio di passo radicale nell’affrontare la sfida dell’innovazione nel campo delle tecnologie verdi e digitali e colmare il divario rispetto a competitor globali come USA e Cina. Se da un lato, sul piano globale, la trasformazione dell’Unione Europea da attore neutrale a soggetto geopolitico che punta all’autonomia strategica è auspicabile dopo decenni di politiche industriali orizzontali (politiche della concorrenza, di fatto), dall’altro lato, all’interno dell’Unione, è necessario un ribilanciamento tra i paesi membri delle loro capacità produttive, che non trascuri, nel contempo, un “ribilanciamento distributivo”, attento a ripristinare gli elementi del cosiddetto “modello sociale europeo”, da tempo messo in crisi dalle politiche deflazionistiche e dalle politiche di flessibilizzazione del mercato del lavoro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.