Nell’Introduzione si mettono in evidenza i molteplici temi che sono oggetto delle ricerche pubblicate n volume, a partire dall’analisi del contesto che portò alla nascita dei musei provinciali e civici nel periodo postunitario, delle nuove leggi e norme amministrative e del complesso e articolato dibattito critico che ne accompagnò la loro istituzione. Il Museo Civico di Barletta fu uno dei primi della regione, che già contava sulle consolidate presenze dei Musei Provinciali a Lecce e Bari e del Museo Nazionale a Taranto. Da spazio di rappresentazione della storia della città, luogo di elaborazione della cultura locale e espressione della nuova identità civica con l’arrivo dell’importante lascito di Leontine Gruvelle, avvenuto nel 1914, il Museo divenne in seguito a tutti gli effetti una sorta di ‘galleria di Belle Arti’, una pinacoteca che traghettava improvvisamente e inaspettatamente la città in una dimensione internazionale, e che aprì la strada ad una serie di ulteriori donazioni da parte di artisti e collezionisti, trasformando di fatto il museo barlettano in uno dei più ricchi musei pugliesi soprattutto per quanto riguarda la pittura. Una prassi proseguita fino a tempi recenti con le importanti donazioni di arte contemporanea. Il volume, frutto di un ampio progetto di ricerca di cui l’autrice è stata responsabile, narra di tutti questi temi, ricostruendo storie di personaggi e contesti, spazi e monumenti, indagando sulle opere e sulle loro vicende collezionistiche (restituendo anche nuove attribuzioni come come una splendida veduta di Camille Corot e un ‘dimenticato’ dipinto di Massimo d’Azeglio) cercando, in modo coerente con lo spirito con cui il Museo era nato, di recuperare la memoria su una vicenda fino ad oggi ancora poco conosciuta, se non per qualche rara eccezione, prima fra tutte la collezione De Nittis.
Introduzionne
Luisa Derosa
;Russo Saverio
;Victor Rivera Magos
2022-01-01
Abstract
Nell’Introduzione si mettono in evidenza i molteplici temi che sono oggetto delle ricerche pubblicate n volume, a partire dall’analisi del contesto che portò alla nascita dei musei provinciali e civici nel periodo postunitario, delle nuove leggi e norme amministrative e del complesso e articolato dibattito critico che ne accompagnò la loro istituzione. Il Museo Civico di Barletta fu uno dei primi della regione, che già contava sulle consolidate presenze dei Musei Provinciali a Lecce e Bari e del Museo Nazionale a Taranto. Da spazio di rappresentazione della storia della città, luogo di elaborazione della cultura locale e espressione della nuova identità civica con l’arrivo dell’importante lascito di Leontine Gruvelle, avvenuto nel 1914, il Museo divenne in seguito a tutti gli effetti una sorta di ‘galleria di Belle Arti’, una pinacoteca che traghettava improvvisamente e inaspettatamente la città in una dimensione internazionale, e che aprì la strada ad una serie di ulteriori donazioni da parte di artisti e collezionisti, trasformando di fatto il museo barlettano in uno dei più ricchi musei pugliesi soprattutto per quanto riguarda la pittura. Una prassi proseguita fino a tempi recenti con le importanti donazioni di arte contemporanea. Il volume, frutto di un ampio progetto di ricerca di cui l’autrice è stata responsabile, narra di tutti questi temi, ricostruendo storie di personaggi e contesti, spazi e monumenti, indagando sulle opere e sulle loro vicende collezionistiche (restituendo anche nuove attribuzioni come come una splendida veduta di Camille Corot e un ‘dimenticato’ dipinto di Massimo d’Azeglio) cercando, in modo coerente con lo spirito con cui il Museo era nato, di recuperare la memoria su una vicenda fino ad oggi ancora poco conosciuta, se non per qualche rara eccezione, prima fra tutte la collezione De Nittis.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.