Il testo si articola in due sezioni: una dedicata ad alcuni approcci teorici caratterizzati da una particolare postura critica e da un richiamo alla necessità di un certo posizionamento intellettuale; una dedicata invece ad alcune prospettive metodologiche che, in connessione con i frame teorici descritti, possano essere congeniali a prospettive di ricerca finalizzate a generare specifici posizionamenti sociologici. La sezione delle teorie si apre con un contributo di Fabio de Nardis che, nel suo saggio su Materialismo storico e sociologia trasformativa, tenta di tracciare i fondamenti teorici di una nuova sociologia di posizione a partire da un confronto organico con il pensiero di Marx, con particolare riferimento all’approccio teorico e metodologico rintracciabile nella tradizione storico-materialistica. Tentativo arduo se si pensa che il rapporto tra marxismo e sociologia è sempre stato controverso, spesso inquinato dalle incrostazioni ideologiche che hanno caratterizzato la storia del socialismo nel ventesimo secolo. Da un lato, vi è infatti chi ha riletto Marx in chiave dialettico-hegeliana, contrapponendosi alle scienze logico-empiriche; dall’altro, chi ha ravvisato nelle sue opere gli elementi fondativi di una scienza sociale unificata, compatibile con la tradizione scientifica moderna. L’autore si colloca all’interno di quest’ultimo filone interpretativo, a partire da una lettura del materialismo storico come elemento fondativo di una sociologia storico-critica trasformazionale. Lo sforzo è dunque quello di disincrostare il materialismo storico da alcune interpretazioni ideologiche del Novecento, individuando le sue reali connessioni con una scienza sociale critica, mai idealistica e sempre immessa nei processi storico-sociali. Federico Chicchi, nel tentativo di precisare le coordinate fondative della sociologia di posizione fa invece riferimento e si confronta con la storia e la postura operaista. In particolare, cerca di approfondire e comprendere l’importanza del rapporto tra sociologia e operaismo (e post-operaismo) facendo riferimento a quella pratica di ricerca che ha segnato in profondità la storia dell’operaismo italiano a partire dagli anni Sessanta: l’inchiesta operaia. Metodo di lavoro irrinunciabile per portare nel giusto modo l’attenzione della disciplina verso i marginali, gli sfruttati e gli esclusi della società capitalistica. Antonello Petrillo, nel suo saggio, esplora in una prospettiva foucaultiana la relazione tra sapere e potere nelle scienze sociali come pratica di costruzione delle domande di ricerca e dei dispositivi di rilevazione del dato, ossia in termini di “posizione” rispetto alla concreta articolazione dei rapporti sociali e di “posture” di campo rispetto ai soggetti studiati. Le matrici profonde della violenza simbolica implicita entro tale pratica vengono rintracciate nella fase costitutiva della disciplina, espressione teorica del Positivismo e insieme riflesso storico-politico dell’affermazione della borghesia industriale. Da questo punto di vista, secondo l’autore, la via di fuga non può che passare da un necessario “tradimento delle origini”: riformulare con Castel la domanda sociale e disporsi con Bourdieu a una democratizzazione della postura ermeneutica. Anna Simone, nel suo saggoIl capitolo sui posizionamenti femministi parte da un chiarimento originario su cosa è sesso, cosa è genere e cosa è orientamento sessuale attribuendo un valore centrale al corpo nelle teorie e nelle pratiche giuridiche e politiche. Al di là di ogni retorica discorsiva e al di là dei dibattiti contemporanei legati al "gender mainstreaming" si ricostruisce un quadro storico-genealogico che va dalle prime forme di rivendicazione dei diritti politici nella seconda metà dell'Ottocento alle retoriche contemporanee basate sull'inclusione differenziale, passando per la rivoluzione sessuale, il pensiero della differenza, l'approccio intersezionale sino alla valorizzazione delle singolarità in comune. La tesi di fondo è quella secondo cui i processi di "accademizzazione" del gender o i processi, talvolta paradossali, di "identitarizzazione" dei corpi mirano ad azzerare il portato conflittuale e fortemente orientato al mutamento sociale dei movimenti femministi nella storia e nella pratica politica.
Sociologia di Posizione. Prospettive teoriche e metodologiche
Fabio de Nardis
2023-01-01
Abstract
Il testo si articola in due sezioni: una dedicata ad alcuni approcci teorici caratterizzati da una particolare postura critica e da un richiamo alla necessità di un certo posizionamento intellettuale; una dedicata invece ad alcune prospettive metodologiche che, in connessione con i frame teorici descritti, possano essere congeniali a prospettive di ricerca finalizzate a generare specifici posizionamenti sociologici. La sezione delle teorie si apre con un contributo di Fabio de Nardis che, nel suo saggio su Materialismo storico e sociologia trasformativa, tenta di tracciare i fondamenti teorici di una nuova sociologia di posizione a partire da un confronto organico con il pensiero di Marx, con particolare riferimento all’approccio teorico e metodologico rintracciabile nella tradizione storico-materialistica. Tentativo arduo se si pensa che il rapporto tra marxismo e sociologia è sempre stato controverso, spesso inquinato dalle incrostazioni ideologiche che hanno caratterizzato la storia del socialismo nel ventesimo secolo. Da un lato, vi è infatti chi ha riletto Marx in chiave dialettico-hegeliana, contrapponendosi alle scienze logico-empiriche; dall’altro, chi ha ravvisato nelle sue opere gli elementi fondativi di una scienza sociale unificata, compatibile con la tradizione scientifica moderna. L’autore si colloca all’interno di quest’ultimo filone interpretativo, a partire da una lettura del materialismo storico come elemento fondativo di una sociologia storico-critica trasformazionale. Lo sforzo è dunque quello di disincrostare il materialismo storico da alcune interpretazioni ideologiche del Novecento, individuando le sue reali connessioni con una scienza sociale critica, mai idealistica e sempre immessa nei processi storico-sociali. Federico Chicchi, nel tentativo di precisare le coordinate fondative della sociologia di posizione fa invece riferimento e si confronta con la storia e la postura operaista. In particolare, cerca di approfondire e comprendere l’importanza del rapporto tra sociologia e operaismo (e post-operaismo) facendo riferimento a quella pratica di ricerca che ha segnato in profondità la storia dell’operaismo italiano a partire dagli anni Sessanta: l’inchiesta operaia. Metodo di lavoro irrinunciabile per portare nel giusto modo l’attenzione della disciplina verso i marginali, gli sfruttati e gli esclusi della società capitalistica. Antonello Petrillo, nel suo saggio, esplora in una prospettiva foucaultiana la relazione tra sapere e potere nelle scienze sociali come pratica di costruzione delle domande di ricerca e dei dispositivi di rilevazione del dato, ossia in termini di “posizione” rispetto alla concreta articolazione dei rapporti sociali e di “posture” di campo rispetto ai soggetti studiati. Le matrici profonde della violenza simbolica implicita entro tale pratica vengono rintracciate nella fase costitutiva della disciplina, espressione teorica del Positivismo e insieme riflesso storico-politico dell’affermazione della borghesia industriale. Da questo punto di vista, secondo l’autore, la via di fuga non può che passare da un necessario “tradimento delle origini”: riformulare con Castel la domanda sociale e disporsi con Bourdieu a una democratizzazione della postura ermeneutica. Anna Simone, nel suo saggoIl capitolo sui posizionamenti femministi parte da un chiarimento originario su cosa è sesso, cosa è genere e cosa è orientamento sessuale attribuendo un valore centrale al corpo nelle teorie e nelle pratiche giuridiche e politiche. Al di là di ogni retorica discorsiva e al di là dei dibattiti contemporanei legati al "gender mainstreaming" si ricostruisce un quadro storico-genealogico che va dalle prime forme di rivendicazione dei diritti politici nella seconda metà dell'Ottocento alle retoriche contemporanee basate sull'inclusione differenziale, passando per la rivoluzione sessuale, il pensiero della differenza, l'approccio intersezionale sino alla valorizzazione delle singolarità in comune. La tesi di fondo è quella secondo cui i processi di "accademizzazione" del gender o i processi, talvolta paradossali, di "identitarizzazione" dei corpi mirano ad azzerare il portato conflittuale e fortemente orientato al mutamento sociale dei movimenti femministi nella storia e nella pratica politica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.