L’epifania della bellezza: declinazioni del desiderio nel Medioevo

"The epiphany of beauty: nuances of desire in the Middle Ages" To quote Andrea Cappellano ("De Amore" I, 1), love is an inborn passion which develops from the vision (visio) and unceasing thinking (immoderata cogitatio) of the (physical) beauty of a person of opposite gender. Sight is the primary root of love, which in turn materialises and grows with and through the persistency of thoughts feeding it. In light of such an assumption, this essay examines a number of literary testimonies in which the connection between sight and physical beauty plays a key role in sparking, nourishing and making love desire burst. It is certainly only intended as a limited sampling of the numerous passages available on this topic across a wide range of literary genres, from Dante’s "Divine Comedy" to historiography, theatre plays, epistolography and ars dictaminis treaties, as well as lyric poetry and escapist fiction. Such a variety can’t but confirm that in the Christian Medieval culture and collective imagination, not only the exchange of looks and thoughts but also the words used to describe a lover’s beauty and gestures played a fundamental role in the seduction process, contributing to shaping and volumising their passion. In the grip of feelings such as love and embarrassment, amazement and fear, lovers’ sight may yet be affected by their mind, even conditioning their reality, sometimes by revealing it completely and occasionally changing it into its exact opposite. Traditionally in the Christian Medieval age, in fact, the woman’s body is considered as a waywardness vehicle, wielded through the seduction and attraction of beauty. Therefore, the lover’s error of sight and mind can interfere with their reality to the extent of modifying it and falsify its perception.

L’amore - ricorda Andrea Cappellano ("De Amore" I, 1) - è una passione innata, che procede dalla visione (visio) e dall’incessante pensiero (immoderata cogitatio) della bellezza (forma) di una persona dell’altro sesso. Lo sguardo è la radice primaria dell’amore, che a sua volta si sostanzia e cresce insieme e grazie al pensiero, che con durevole pervicacia lo alimenta. Sull’abbrivio di questo assunto, il contributo passa in rassegna una serie di testimonianze letterarie, in cui il nesso tra sguardo e bellezza della corporeità assume il ruolo-chiave di ‘scintilla’ capace di far divampare e alimentare il fuoco del desiderio amoroso. Si tratta, certo, di una limitata campionatura dei numerosi passi reperibili sull’argomento, riconducibili alle più disparate forme letterarie, dalla "Commedia" dantesca alla storiografia, dall’epistolografia al ‘teatro’ e ai trattati di ars dictaminis, dalla poesia lirica alla ‘letteratura di evasione’: a conferma che nella civiltà e nell’immaginario dell’età cristiana e medievale, oltre all’intreccio di sguardi e pensieri, nel processo di seduzione un ruolo fondamentale giocano anche le parole per descrivere la bellezza e i gesti degli amanti, che contribuiscono a ‘dare forma e volume’ alla passione. In preda a sentimenti come l’amore e la vergogna, lo stupore e la paura, può accadere tuttavia che la mente suggestioni gli occhi di chi guarda fino a condizionare anche la realtà, talvolta mettendola completamente a nudo, talaltra mutandola nel suo esatto contrario. Tradizionalmente, infatti, nel Medioevo cristiano il corpo della donna è considerato un veicolo di traviamento, esercitato attraverso la seduzione e l’attrazione della bellezza: l’errore dello sguardo e del giudizio, pertanto, può intervenire al punto da modificare la realtà, falsandone la percezione.