Le quattro Lettere in proverbi di Blasco de Garay rappresentano una perla della letteratura epistolare sentimentale spagnola del XVI secolo. La prima, la terza e la quarta sono lettere d’amore, in cui il discorso è «intriso si proverbi», «costruito a base di proverbi». Le paremie non sono solo una «citazione inserita nel tessuto del discorso»: la parola del personaggio coincide e si esaurisce nel refrán, in una successione di proverbi, «in una catena tanto lunga quanto oscura che costituisce il messaggio stesso della comunicazione». L’obiettivo: riconquistare un galán (prima lettera); convincere una dama a accettare la fine di un amore (terza lettera); raccontare le tristi vicissitudini di una avventura amorosa (quarta lettera). In genere si legge una non troppo velata condanna dell’amore carnale e un’esortazione a convertirsi a Dio. L’artificio dei proverbi diventa un mero esperimento letterario funzionale al proposito più elevato di addottrinamento (Ravasini, 2008: 66-67). La finalità moralizzante è più evidente nella seconda lettera di contenuto religioso: si abbandona l’espediente del «parlare per proverbi» per concentrarsi su pentimento, preghiera, espiazione.
LETTERE IN PROVERBI
MARIA SARDELLI
2023-01-01
Abstract
Le quattro Lettere in proverbi di Blasco de Garay rappresentano una perla della letteratura epistolare sentimentale spagnola del XVI secolo. La prima, la terza e la quarta sono lettere d’amore, in cui il discorso è «intriso si proverbi», «costruito a base di proverbi». Le paremie non sono solo una «citazione inserita nel tessuto del discorso»: la parola del personaggio coincide e si esaurisce nel refrán, in una successione di proverbi, «in una catena tanto lunga quanto oscura che costituisce il messaggio stesso della comunicazione». L’obiettivo: riconquistare un galán (prima lettera); convincere una dama a accettare la fine di un amore (terza lettera); raccontare le tristi vicissitudini di una avventura amorosa (quarta lettera). In genere si legge una non troppo velata condanna dell’amore carnale e un’esortazione a convertirsi a Dio. L’artificio dei proverbi diventa un mero esperimento letterario funzionale al proposito più elevato di addottrinamento (Ravasini, 2008: 66-67). La finalità moralizzante è più evidente nella seconda lettera di contenuto religioso: si abbandona l’espediente del «parlare per proverbi» per concentrarsi su pentimento, preghiera, espiazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.