In the XXXVIII book of his History, Cassius Dio describes in great detail the events that forced Cicero into exile and supports the story with a dialogue between a certain Philiscus, presented as an old acquaintance, perhaps a companion of his youth at the time of the journey to Greece, and the orator, now exiled in Macedonia. Compared to other similar compositions (the περὶ φυγῆς of Teletes, Musonius, Plutarch) Philiscus’ consolatio, like the one of Seneca to his mother and the treatise of Favorinus, presents a well-balanced structure, and the use of the consolatory τόποι is well thought out. With this subject matter, Dio interweaves the Ciceronian tradition, borrowing from the philosophical work of the orator and thus respecting Thucydides’ precepts on the truthfulness of speeches, also in order to better focus on the figure of Cicero and express a judgement on his work. Tt is possible to identify other literary reminiscences. In this contribution we examine the presence, especially in Cicero’s opening lines, of a work that was well suited to the consolatory theme, Euripides’ Alcestis.

Nel XXXVIII libro della sua Storia, Cassio Dione descrive con dovizia di dettagli gli eventi che costrinsero Cicerone all’esilio e correda il racconto con un dialogo tra un certo Filisco, presentato come un vecchio conoscente, forse un compagno di gioventù all’epoca del viaggio in Grecia, e l’oratore, ormai esule in Macedonia. Rispetto ad altre composizioni analoghe (i περὶ φυγῆς di Telete, Musonio, Plutarco) la consolatio di Filisco, come quella di Seneca alla madre e il trattato di Favorino, presenta una struttura ben equilibrata, ed è ben ponderato l’impiego dei τόποι consolatori. Con questa materia Dione intreccia la tradizione ciceroniana, attingendo all’opera filosofica dell’oratore e rispettando così i precetti tucididei sulla verosimiglianza dei discorsi, anche al fine di mettere meglio a fuoco la figura di Cicerone ed esprimere un giudizio sul suo operato. E' possibile individuare altre reminiscenze letterarie. In questo contributo si prende in esame la presenza, specie nelle battute iniziali di cicerone, di un’opera che ben si adattava alla tematica consolatoria, l’Alcesti di Euripide.

Echi dell'Alcesti nella consolatio di Filisco (Cassio Dione XXXVIII, 18-30)

Maria Stefania Montecalvo
2022-01-01

Abstract

In the XXXVIII book of his History, Cassius Dio describes in great detail the events that forced Cicero into exile and supports the story with a dialogue between a certain Philiscus, presented as an old acquaintance, perhaps a companion of his youth at the time of the journey to Greece, and the orator, now exiled in Macedonia. Compared to other similar compositions (the περὶ φυγῆς of Teletes, Musonius, Plutarch) Philiscus’ consolatio, like the one of Seneca to his mother and the treatise of Favorinus, presents a well-balanced structure, and the use of the consolatory τόποι is well thought out. With this subject matter, Dio interweaves the Ciceronian tradition, borrowing from the philosophical work of the orator and thus respecting Thucydides’ precepts on the truthfulness of speeches, also in order to better focus on the figure of Cicero and express a judgement on his work. Tt is possible to identify other literary reminiscences. In this contribution we examine the presence, especially in Cicero’s opening lines, of a work that was well suited to the consolatory theme, Euripides’ Alcestis.
2022
9788867609390
Nel XXXVIII libro della sua Storia, Cassio Dione descrive con dovizia di dettagli gli eventi che costrinsero Cicerone all’esilio e correda il racconto con un dialogo tra un certo Filisco, presentato come un vecchio conoscente, forse un compagno di gioventù all’epoca del viaggio in Grecia, e l’oratore, ormai esule in Macedonia. Rispetto ad altre composizioni analoghe (i περὶ φυγῆς di Telete, Musonio, Plutarco) la consolatio di Filisco, come quella di Seneca alla madre e il trattato di Favorino, presenta una struttura ben equilibrata, ed è ben ponderato l’impiego dei τόποι consolatori. Con questa materia Dione intreccia la tradizione ciceroniana, attingendo all’opera filosofica dell’oratore e rispettando così i precetti tucididei sulla verosimiglianza dei discorsi, anche al fine di mettere meglio a fuoco la figura di Cicerone ed esprimere un giudizio sul suo operato. E' possibile individuare altre reminiscenze letterarie. In questo contributo si prende in esame la presenza, specie nelle battute iniziali di cicerone, di un’opera che ben si adattava alla tematica consolatoria, l’Alcesti di Euripide.
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